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Occupiamoci dei fini che la Provvidenza ha assegnato al matrimonio e che gli sposi debbono quindi realizzare nella loro vita.
Dio ha voluto assicurare la procreazione e la educazione dei figli attraverso l'unione dell'uomo e della donna, che ha dotati di corpi biologicamente adatti, di ricca vita interna dell'anima, e particolarmente dell'istinto materno e paterno.
Questa è una verità tanto lampante che nessun uomo di buon senso può dubitarne. [...] Questo è il fine primario del matrimonio.
Un altro scopo che Dio Creatore ha perseguito attraverso l'unione dell'uomo e della donna, e che nel matrimonio è più o meno consapevolmente cercato dagli sposi, è il vicendevole completamento.
Senza dubbio alcuni egoisti sono portati al matrimonio da interessi particolari che sperano così di conseguire. Se tuttavia non si sono ridotti ad un egoismo integrale, ma conserveranno un po' di vero amore, anch'essi cercheranno la felicità e il perfezionamento del coniuge.
Lo sposo e la sposa hanno eguale valore umano, come persone della stessa natura; perciò soltanto il bene armonico della coppia può essere il giusto fine del matrimonio e non il bene dell'uno con danno dell'altro.
Il tendere al bene vicendevole è una legge naturale e fondamentale del matrimonio, e a quel fine lo sposo e la sposa debbono dedicarsi volonterosamente e risolutamente.
L'uomo e la donna sono persone autonome, e tuttavia bisognose di completamento. Questa asserzione non è vera solo per la procreazione, ma vale, sino ad un certo punto, anche nel campo dello spirito.
Esiste un modo di sentire, di pensare, di agire tipicamente maschile, come vi è pure un modo tipicamente femminile di pensare, sentire e agire. Uno in parte coincide con l'altro e in parte lo completa.
DIFFERENZE CHE ARRICCHISCONO
Il modo di vedere la vita ed i suoi avvenimenti è generalmente più sintetico nell'uomo; egli afferra meglio l'essenziale e le linee generali. È inoltre più freddo e costante poiché la ragione gli consente giudizi meno influenzati dal sentimento. All'uomo è dato di creare, di formare e costruire "il mondo". Non gli rimane quindi molto tempo per le "persone"; è meno sensibile, meno portato alla compassione e alla pietà.
La visione della vita nella donna è più analitica, più ricca di sfumature; essa vede e si occupa più dei particolari. Essendo dotata di maggior sentimento e sensibilità, il suo modo di vedere la vita è più caldo e più propenso verso gli esseri umani, in special modo i deboli e i sofferenti. Ha maggiore intuizione e comprensione, ed è perciò più facilmente commossa ma, nel contempo, è più volubile.
Tali tratti della psicologia normale maschile e femminile, a cui se ne potrebbero aggiungere tanti altri, mostrano chiaramente che questi due esseri umani possono completarsi vicendevolmente.
Un uomo può arricchire una donna con la larghezza di vedute, caratteristica della sua personalità, come nessun'altra donna potrebbe mai fare, e viceversa.
Tale differenza e tale possibilità di arricchirsi nei reciproci rapporti stanno alla base della forza universale di attrazione che agisce sui giovani d'ambo i sessi appena inizia per loro la primavera della vita, e che li spinge a cercare la reciproca compagnia e a gustarne il profumo delicato e misterioso.
Ora su queste basi nasce anche l'amore propriamente detto, cioè quel sentimento straordinario e intenso che conduce il giovane e la fanciulla a scegliersi tra mille altri, a legarsi l'un l'altro in modo che ogni altra persona viene quasi completamente dimenticata e solo sussiste la gioia e la inesprimibile felicità della reciproca attrazione.
"Entrambi sono esseri viventi, incompleti, inesplorati, straordinari" (Chardonne); e lo sono in misura tanto maggiore quanto più grande è la loro istruzione, l'educazione e la ricchezza d'animo; potrà così rinnovarsi continuamente il reciproco completamento.
UNA VITA GIOIOSA E SEMPRE NUOVA
Gli avvenimenti della loro vita, come la paternità e la maternità, i problemi costanti sollevati dall'educazione dei figli, le numerose prove che rivelano reazioni fino allora sconosciute, conducono a scoprire nuovi aspetti nell'anima dell'amato, offrono la possibilità di confrontare idee, di osservare lati sconosciuti di concezioni, sentimenti ed inclinazioni.
Nelle mutevoli condizioni di vita attuali, marito e moglie possono mettere continuamente in comune le proprie possibilità, arricchirsi comunicandosi i diversi modi di vedere, sostenersi e rinforzarsi con l'amore e la tenerezza, e aiutarsi così a sopperire alle loro necessità e ad adempiere coraggiosamente la loro missione. [...]
Il matrimonio può elargire tutto questo ai coniugi. Dio stesso, che gli ha dato tali possibilità, vuole che siano realizzate, e impone perciò agli sposi l'impegno necessario come un dovere di stato.
Se la donna vuole attenersi ai piani della Provvidenza, deve considerare il matrimonio come una "missione" da compiere: quella di ottenere un reale arricchimento benefico dello sposo.
È necessario che ella compia uno sforzo cosciente e deliberato perché questo arricchimento si realizzi, superando le difficoltà inevitabili e vincendo il proprio egoismo.
L'amore l'aiuterà nel suo compito; sappia tuttavia diffidare dell'amore basato sul sentimento spontaneo, che può diventare tiepido per l'abitudine e le delusioni. È perciò necessario che, sin dall'inizio, attinga la sua forza da una chiara visione di quella che è la sua missione nel matrimonio e l'accresca sempre più nel corso della vita coniugale.
Così, la risoluta volontà di adempire la sua missione trionferà su tutte le difficoltà. Essa deve "volere" il perfezionamento del coniuge. Innanzi tutto, cercherà quindi di comprenderne bene la psicologia, la concezione dell'amore, come pure quello che egli spera e si aspetta dalla sposa e dal matrimonio. Cercherà di accordare i propri desideri e le proprie speranze a quelle del marito, e lo amerà come egli desidera di esserlo. La donna che così si affatica, troverà nel marito, se ha sposato un uomo dal cuore retto, il sostegno che attendeva e, almeno in parte, la tenerezza che desiderava. [...]
Il miglior mezzo per la riuscita del matrimonio, consiste innanzi tutto nello sforzarsi per rendere felice il proprio coniuge. Questo è il segreto delle famiglie felici.
(tratto da: Pierre Dufoyer, La donna nel matrimonio, Edizioni Paoline, 1958)
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