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I sondaggi ci dicono che i Democratici negli Usa non stanno andando bene in vista del voto di medio termine per le elezioni del Congresso di questo autunno. Il loro leader Joe Biden forse sta andando ancora peggio. Quale la strategia per recuperare consensi? Puntare sull'aborto, su quel sedicente diritto negato dalla Corte Suprema a giugno di quest'anno.
Planned Parenthood, il più grande abortificio al mondo, ha annunciato che investirà 50 milioni di dollari per sostenere le candidature di politici pro-choice. La campagna pubblicitaria inizierà nei seguenti stati: Arizona, Georgia, Michigan, Minnesota, Nevada, New Hampshire, Carolina del Nord, Pennsylvania e Wisconsin. Ma quanto incide il tema "aborto" nelle prossime elezioni?
Il Pew Reserch Center ha pubblicato un sondaggio in cui si scopre che per il 56% degli elettori l'aborto è tematica "molto importante". Ad incrementare questa percentuale ci hanno pensato soprattutto gli elettori democratici che sono passati dal 46% di marzo al 71% di oggi nel ritenere che l'aborto sia un aspetto importante in vista del voto. Per gli elettori repubblicani la variazione è stata assai meno marcata: dal 40 al 41%. In modo analogo la testata Kaiser Health News ha reso noto i dati di un altro sondaggio: a luglio di quest'anno il 73% delle donne in età fertile considera il tema aborto "molto importante" in vista delle elezioni e per l'88% degli intervistati sarà un aspetto dirimente per il voto.
Ma ecco la sorpresa (almeno per i democratici): l'aborto è sì argomento importante, ma vi sono altre tematiche ben più importanti per gli elettori. Infatti, sia Pew che Kaiser Health sottolineano che gli intervistati sono molto più preoccupati dall'economia, dall'inflazione, dal prezzo del gas, dai costi dell'assistenza sanitaria, dalla criminalità e dalla violenza con uso di armi. E su queste materie i Democratici sono all'angolo.
Dunque, puntare molto sul tema "aborto" da parte dei Democratici potrebbe rivelarsi una strategia fallimentare, buona solo per occultare mediaticamente i disastri di questa amministrazione su aspetti della vita quotidiana che toccano l'elettorato molto più da vicino che l'aborto.
Veniamo ora alle nostre di elezioni. Quanto inciderà il tema aborto nel voto? Zero. Allarghiamo i criteri: quanto incideranno i cosiddetti principi non negoziabili in merito alla scelta del partito da votare? Pressoché zero. I mala in se come aborto, eutanasia, fecondazione artificiale, divorzio, uso di sostanze non certo per fini terapeutici, unioni omosessuali e le relative leggi e disegni di legge non spostano l'ago della bilancia in modo significativo in occasione del voto. Non lo spostano non solo perché non sono argomenti centrali nei vari programmi politici, essendo tematiche troppo divisive dal punto di vista politico, ma non lo spostano soprattutto perché sostanzialmente tali argomenti non interessano all'elettore medio (ci ha pensato solo Chiara Ferragni in uno suo recente post a far polemica sull'aborto contro la Meloni) e dunque nemmeno i partiti. Altre tematiche, come negli Usa, sono percepite come di capitale importanza, ben più rilevanti che le prime.
Ma - e qui sta la differenza saliente - negli Usa le tematiche legate alla vita e alla famiglia sono comunque ritenute importanti dai cittadini e da decenni sono entrate, per questo motivo, nelle agende dei politici. Da noi il signor Rossi le considera poco rilevanti e, se proprio qualcuno gli chiede un parere, il più delle volte si dichiara a favore di aborto, eutanasia, etc. Ecco perché, tramite silenzio assenso, accetta leggi come quella su eutanasia e unioni civili. Non avrebbe dato un'unghia per averle (i consensi on line ai referendum dei radicali comprovano l'inerzia del sig. Rossi), ma, se ora ci sono, bene così.
Quindi accade che, su un primo fronte, aborto, eutanasia, etc. sono accettate acriticamente dalla società e quest'ultima giudica tali tematiche eticamente sensibili sostanzialmente non scriminanti per il voto: dunque è quasi inutile richiamarle con insistenza in campagna elettorale.
Su altro fronte, però, queste stesse tematiche sono fortemente politicizzate (pensiamo solo al Ddl Zan e al disegno di legge sull'aiuto al suicidio) tanto da arrivare in Parlamento e diventare leggi o disegni di legge. Proposte normative che quindi vengono calate dall'alto da gruppi di tecnocrati. Il vento può cambiare se i pro-life e i pro-family facessero rete e quindi diventassero lobby, ossia gruppi di sano potere capaci di far pressione sui politici allettandoli con il voto di un bacino di elettori assai significativo. In questo senso l'aborto et similia potranno tornare ad essere incidenti anche nelle urne.
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