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« Torna agli articoli di Leone Grotti
Walter Palmer, dentista del Minnesota, è in questi giorni al centro di una bufera mediatica senza precedenti. L'uomo è accusato di aver ucciso illegalmente in Zimbabwe un leone di 13 anni, chiamato Cecil, icona del parco nazionale Hwange e famoso per la sua criniera nera.
Secondo la polizia, avrebbe dato a inizio mese fino 50 mila dollari al cacciatore professionista Theo Bronkhorst e al fattore Honest Ndlovu per aiutarlo ad attirare fuori dal parco nazionale il leone con un'esca e cacciarlo con arco e frecce. I due uomini sono stati arrestati in Zimbabwe con l'accusa di bracconaggio, mentre l'americano, cacciatore esperto, ha dichiarato che non era a conoscenza che la sua ultima battuta di caccia fosse illegale e ha aggiunto di essere a eventuale disposizione dei giudici.
LA RETE CHIEDE GIUSTIZIA: SPERO CHE TI UCCIDANO
Se Palmer ha compiuto un reato uccidendo il leone Cecil è giusto che risponda in tribunale della morte del bellissimo animale, come per qualunque altro delitto. Ma quando i giornali di tutto il mondo scrivono che «la Rete chiede giustizia», giustificano in modo inaccettabile un'orda barbarica di persone che in questi giorni hanno subissato di minacce di morte e insulti il cacciatore. La Rete infatti finora non ha chiesto giustizia, ha invocato piuttosto la ghigliottina.
Su Yelp, Facebook, Youtube, Google, Flickr, Palmer è stato massacrato, ha dovuto chiudere tutti i suoi account social e anche il suo studio dentistico. «Spero che un animalista venga ad ucciderti per vendicare la morte di tutti gli animali in via d'estinzione che tu hai ucciso», gli ha scritto ad esempio Jack. «Sei solo sperma sprecato», ha insistito Kim. «Hey, Stato islamico, attaccate questo personaggio», ha proposto Valerie. «Io per fargli provare sensazioni forti gli strapperei i denti con una tenaglia o anche con uno scalpello di pietra, poi lo lascerei nella savana», suggerisce un altro ancora.
Ma c'è chi è andato anche più in là con la violenza. La celebre associazione americana animalista Peta ha fatto questa proposta pubblicamente su Twitter: «Se, come riportato, questo dentista e le sue guide hanno attirato il leone Cecil fuori dal parco con del cibo per sparargli su una proprietà privata, perché ucciderlo nel parco sarebbe stato illegale, allora bisogna estradarlo, accusarlo e, preferibilmente, impiccarlo».
CUCCIOLI D'UOMO
Su internet l'indignazione corre libera, la gogna pubblica è ben accetta (l'indirizzo di casa dell'uomo è stato pubblicato e ora non è al sicuro nemmeno lì) e uccidere un uomo che ha ucciso un animale non appare come un'esagerazione, anzi: viene chiamata giustizia. Ma è la giustizia del Colosseo, la stessa che invoca Francesca: «Come pena, darlo in pasto ai leoni». «Magari...», risponde Pierluca.
Fa specie notare che mentre tutti si preoccupano (giustamente) anche della fine che faranno ora i cuccioli di Cecil, che rischiano di essere sbranati dagli altri leoni senza il padre, la stessa pietà negli Stati Uniti e nel mondo non viene risvegliata dalla recente scoperta che un colosso della pratica abortiva come Planned Parenthood interrompe le gravidanze smembrando i bambini e "donando" poi i pezzi alle aziende dietro cospicuo "rimborso" [leggi PLANNED PARENTHOOD E IL TRAFFICO DI RESTI DI BAMBINI ABORTITI https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3843].
I cuccioli d'uomo non valgono quanto quelli del leone?
TUTTO PER UN LEONE?
«E chi è il leone Cecil?». La risposta che il ministro dell'Informazione dello Zimbabwe, Prisca Mupfumira, ha dato ai giornalisti occidentali che gli chiedevano un commento sull'uccisione del famoso felino del parco nazionale Hwange, dice molto della frenesia eccessiva che ha travolto i media occidentali.
Mentre davanti allo studio dentistico di proprietà del cacciatore del Minnesota Walter Palmer, ora accusato di bracconaggio per aver ucciso Cecil in modo illegale, si riunivano centinaia di persone per protestare e augurargli di «marcire all'inferno» ed «essere impiccato», le ultime notizie sul caso venivano appena accennate nelle pagine interne dei giornali locali.
Nel paese dove l'80 per cento della popolazione non ha un lavoro, la morte di un felino, per quanto meraviglioso, non sembra un grande problema. «State dicendo che tutto questo casino riguarda un leone morto? I leoni in questo paese vengono uccisi tutti i giorni», spiega a Reuters Tryphina Kaseke, che vende abiti usati nella capitale Harare. «Che cos'ha di speciale questo [esemplare]?».
UOMINI DIVORATI
Nel paese africano i leoni non sono materiale da zoo. Sono considerati o una fonte di guadagno, sia per i safari che per la vendita di carne, o un pericolo. Capita spesso, infatti, che qualche abitante venga sbranato. «Perché gli americani si preoccupano più di quanto ci preoccupiamo noi?», si chiede incredulo Joseph Mabuwa. «Non li abbiamo mai sentiti far sentire la propria voce quando dei paesani venivano divorati dai leoni o uccisi dagli elefanti a Hwange».
Notizie del genere non sono così rare sui media locali. Nell'aprile del 2014, a Hwange, un leone ha divorato un bambino di sette anni, mentre si recava a casa di un suo amico. Tre mesi fa, invece, un 14enne è stato sbranato in un villaggio mentre dormiva in un campo. Del ragazzo è stata ritrovata solo la testa.
Le reazioni degli abitanti dello Zimbabwe sono comprensibili. Gli africani probabilmente sarebbero ben felici se gli occidentali si occupassero di loro. Non per protestare contro la morte di un leone però, bensì per porre fine alla dittatura di Robert Mugabe, 91enne presidente del paese fin dal 1987, criminale internazionale che ha demolito il suo paese gettando il popolo nella disperazione [leggi SACRIFICI UMANI E CRISTIANI MASSACRATI... EPPURE IL MONDO SI PREOCCUPA PER L'UCCISIONE DI UN LEONE https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3870].
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