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« Torna agli articoli di Leone Grotti
Non c'è limite all'orrore, quando si parla di Stato islamico. Ma se si affronta il problema delle violenze commesse dai jihadisti sulle donne e bambine yazide, rapite in Iraq a centinaia e centinaia l'anno scorso, è ancora peggio. Tutto è già stato detto e scritto, ogni possibile crimine è stato riportato, eppure mano a mano che le donne sfuggite ai carnefici trovano la forza di raccontare le proprie storie, emergono nuovi terribili dettagli.
MERCATO DELLE SCHIAVE
Bushra, 21 anni, come tante altre è stata rapita dall'Isis nell'agosto del 2014, durante l'occupazione della provincia di Sinjar. Come tante altre, è stata portata in catene al ''mercato delle schiave'', dove jihadisti e religiosi di paesi arabi vengono a scegliere e comprare le loro concubine.
La ragazza racconta però che, prima di essere vendute, tutte venivano controllate da due ginecologi: dovevano verificare se erano in stato interessante e se erano vergini. «Una delle mie amiche era incinta di tre mesi», racconta alla Cnn. «L'hanno presa e portata in un'altra stanza. C'erano due dottori e l'hanno fatta abortire. Poi l'hanno riportata indietro. Le ho chiesto cos'era successo ma mi ha detto che i dottori le avevano ordinato di non parlare. L'hanno lasciata sanguinare e soffrire così tanto che non poteva più né parlare né camminare».
Bushra è riuscita a scappare e ora vive nel campo profughi iracheno di Dohuk, insieme a tante altre yazide. Tra loro c'è anche Noor, 22 anni: «Non avevamo scelta. Un uomo mi ha presa. Era vecchio, grasso e brutto. Ero molto spaventata. C'erano altri combattenti dell'Isis là, così ho pregato uno di loro di prendermi e sposarmi, pur di essere liberata da quell'uomo. Mi ha accontentata».
Se da principio il jihadista non l'ha obbligata ad avere rapporti sessuali con lui, dopo due giorni ha cambiato atteggiamento: «È venuto da me, mi ha mostrato una lettera e mi ha detto: ''Qui si legge che ogni donna catturata diventerà musulmana se 10 combattenti dell'Isis la stuprano''. Allora mi ha stuprato e poi mi ha passato ai suoi amici. Mi hanno stuprata 11 persone diverse».
SCHIAVITÙ E CORANO
Non ci si può stupire se centinaia di ragazze, come dichiarato dalla deputata irachena Ameena Saeed Hasan, hanno cercato di suicidarsi pur di non essere umiliate a questo modo. Ma neanche uccidersi è facile. «Una volta, 14 ragazze che erano con me hanno cercato la morte bevendo veleno per topi. Ma i miliziani le hanno portate subito in ospedale per fare loro la lavanda gastrica. Non sono morte e si sono sentite dire: ''Non vi lasceremo morire così facilmente''», spiega Bushra. «Anch'io ho provato a uccidermi, ma non ci sono riuscita».
Nel 2014, sul quarto numero di Dabiq, l'Isis ha giustificato così la riduzione a schiavitù delle donne yazide: «Bisogna ricordare che rendere schiave le famiglie degli infedeli e prendere le loro donne come concubine è un aspetto stabilito in modo chiaro dalla sharia. E se qualcuno la negasse o la prendesse in giro, negherebbe e prenderebbe in giro i versi del Corano e le narrazioni del Profeta, e di conseguenza diventerebbe un apostata».
Nota di BastaBugie: qualcuno pensa che esista un islam moderato, ma il seguente episodio narrato da Rino Cammilleri (Antidoti, 02/09/2015) dovrebbe togliere ogni dubbio. Il musulmano "moderato" perde automaticamente ogni moderazione appena arriva il vero musulmano.
Su «Spunti», mensile dell'associazione «Luci sull'Est», leggo (agosto 2015) un'intervista di Marco Maisano a una suora di Mosul, costretta a scappare con le consorelle («avevamo con noi solo i vestiti addosso») dall'Isis perché avvertite solo tre quarti d'ora prima che i jihadisti arrivassero. La suora, tra l'altro, ha detto: «Ci hanno tradito i nostri vicini musulmani. Prima ancora che l'Isis entrasse in città, la gente già buttava giù le croci. Quando siamo andati via sono entrati nelle nostre case. Siamo stati saccheggiati». Eh, la paura fa novanta. Alle suore è andata bene, in fondo: i vicini, per ingraziarsi i nuovi padroni, avrebbero potuto far trovare le loro teste in grazioso omaggio.
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