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« Torna agli articoli di Luigi
Carissimo Santo Padre, Le scrivono da tutto il mondo - ci è stato detto da amici in Vaticano - riempiendo ogni giorni sacchi e sacchi postali che gli addetti alla Segreteria di Stato fanno fatica a smaltire. È un gran bel segno della Sua popolarità immensa. E del bisogno immenso che c'è tra la gente di confidare e farsi confortare da un padre vero. Da Pietro che non inganna.
Ma ecco perché anche noi, piccolo e un po' stravagante giornale di educazione cattolica, veniamo a importunarLa? La ragione è questa. Leggendo il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, al quale Lei ha amabilmente concesso due conversazioni poi traslate "a memoria" e, forse, traslate con qualche intrusione di idee dello stesso Scalfari, ci ha sorpreso il modo con cui stanno accompagnando questa vigilia di delicato e importante sinodo straordinario per la famiglia.
Non è infatti sorprendente che un giornale orgogliosamente laicista e puntigliosamente avversario della realtà della Chiesa come dogma e come popolo, come autorità infallibile di Pietro e come opera storica del Risorto Nostro Signore Gesù Cristo, si stia sforzando di promuoversi come l'organo stampa più accreditato del dialogo teologico avviato alla vigilia del Sinodo di ottobre?
Più precisamente, in occasione del convegno di questi giorni organizzato dalla comunità di Bose che ha come prestigioso ospite Sua Eminenza il cardinale Walter Kasper, il teologo da Lei incaricato di stendere la relazione su cui si confronteranno i padri sinodali, abbiamo letto l'intervista rilasciata a Repubblica (9 settembre), dallo stesso Enzo Bianchi, priore della Fraternità di Bose e, appunto, organizzatore del simposio.
LA CHIESA DEL FUTURO (CHE NON VIENE MAI)
L'intervista si intitola "La Chiesa del futuro" e sembra rappresentare lo spirito e le linee guida del convegno così autorevolmente avvalorato dalla presenza del cardinale Kasper. Bene, cosa sarebbe "la Chiesa del futuro" nell'intervista di padre Bianchi a Repubblica?
Anzitutto, il priore di Bose ritiene che l'appello lanciato dal Papa all'accoglienza dei profughi rimarrà «inascoltato» dallo stesso clero e «verrà magari dissimulato dall'ipocrisia religiosa, che è la più bieca e spaventosa di tutte». Perché ci si dovrebbe aspettare tale enorme negligenza da parte della Chiesa italiana? Perché «la situazione italiana è una vergogna - esordisce Bianchi - soprattutto nelle regioni tradizionalmente più cattoliche, il Veneto e la Lombardia». E chi è colpevole di questa "vergogna"? Bianchi non ha dubbi: «La chiesa italiana». Perbacco, e il priore Bianchi di cosa fa parte? A quale confessione appartiene e da chi gli deriva l'investitura, la legittimazione, l'autorità di priore per cui non è il capo di una comunità dei figli dei fiori o della chiesa del Gesù che mi pare e piace? Dalla Chiesa cattolica italiana, ovviamente. Dall'autorità dei suoi vescovi in comunione col Papa, ovviamente.
Purtroppo, prosegue l'umile priore Bianchi, anche grazie a uomini di Chiesa come il cardinale Biffi e il vescovo Maggiolini (che sfortunatamente non possono replicare alle accuse perché sono morti) «la chiesa italiana ha assecondato», è stata «una chiesa complice». Di cosa? Ma certo, della Lega di Bossi e Salvini. «Il grande silenzio di una chiesa complice li ha aiutati a iniettare nel tessuto sociale del territorio il veleno della xenofobia». Naturalmente tutta la Chiesa, ma proprio tutta, «prima di Francesco», per il cuore addolorato di Bianchi è «una chiesa colpevole». E così, dimentico che non si possono certo mettere in paragone la cultura e la mentalità attuale, il contesto storico e la coscienza umana sviluppatasi col tempo e quella degli uomini protagonisti di eventi di duemila anni fa (perché se si fa questa operazione da chierico con lo scolapasta in testa bisognerebbe portare in tribunale tutta la storia e, si capisce, verrebbe impedita ogni razionale e sensata conoscenza e comprensione della storia), Bianchi paragona le atrocità dell'Isis di oggi con il caso dei monaci che sotto l'imperatore Teodosio distrussero i templi pagani. «Guardando i secoli mi permetto di dire, pur con tutte le differenze: vediamo che altri rifanno a noi quello che abbiamo fatto». Già, guardando i secoli - si potrebbe replicare - siccome la schiavitù era un valore nobile nell'antichità e i figli erano proprietà dei padri con potestà di vita e di morte su di essi, chi oggi schiavizza un immigrato o vende i propri figli non fa altro che quello che «facevamo noi». Ma che ragionamento è?
L'ISLAM NON È FORSE LA RELIGIONE DELLA VIOLENZA?
Ma su questo registro il nostro priore va avanti parecchio, fino a dichiarare che «la dottrina cattolica del Vaticano II ribadisce con chiarezza che la coscienza prevale su qualsiasi autorità, anche su quella papale». Così interpretata la "coscienza" a noi pare una visione protestante piuttosto che cattolica. Ma insomma, sarebbe stupendo sapere cosa ne pensa il Papa in persona. O non è forse comprensibile che la "coscienza" dei fedeli resti smarrita davanti a queste parole? Comunque sia, per il priore Bianchi peggio della Chiesa cattolica «prima di Francesco», parrebbe che non ci sia stato nulla. Lo stesso islam va completamente rivalutato.
«Se nel Corano ci sono testi di violenza, non sono molto diversi da quelli che troviamo nella Bibbia e che ci fanno inorridire». E ancora: «Non è vero che l'islam è una religione della violenza e della jihad, affermarlo serve solo a giustificare la nostra nei suoi confronti». Affermare che ci sia violenza nell'islam «serve solo a giustificare la nostra nei suoi confronti»? Quale violenza priore? Dove sono le orde cristiane che seminano morte, distruzione, paura nei confronti dell'islam? Cretini e falsari i dossier di tutte le organizzazione laiche del mondo e forse pure Francesco ha sbagliato nel denunciare che «ci sono più martiri nella Chiesa che nei primi secoli»? Ma certo, come dice padre Bianchi, «gli integralisti islamici, anche abbattendo una chiesa, non mirano tanto a offendere la fede cristiana quanto a colpire l'occidente».
Manca ancora qualche pregiudizio laicista nel priore "cattolico"? Ecco, infine, come da Bose ci si scaraventa contro la Chiesa. «Si dice sbrigativamente che certi musulmani siano ancora nel medioevo. Ma il velo completo per le suore di clausura è stato abolito solo nel 1982. È molto recente la presa di coscienza della pari dignità della donna e dell'uomo nel cristianesimo, che non ha ancora nemmeno il linguaggio per esprimerla. La soggezione delle donne agli uomini è un retaggio scritturale nell'islam, ma è presente anche nelle nostre scritture: san Paolo afferma che le donne non devono assolutamente parlare nell'assemblea della chiesa e devono stare a capo coperto».
Apoteosi finale. «Nella chiesa c'è buona volontà ma poi della donna si hanno immagini irreali: il modello di Maria, vergine e madre, che non può essere il riferimento per una promozione della donna nella chiesa; l'idea, insinuata per moda, che la Madonna sia più importante di San Pietro, idea insipiente come dire che la ruota in un carro è più importante del volano..».
Perdoni Santo Padre, ma questo priore è cattolico? E l'illustrissimo cardinale Kasper che avrà una parte da protagonista nel prossimo Sinodo, si sente a suo agio nel legittimare un convegno che ha come suo organizzatore e ideologo il signor Enzo Bianchi?
DOSSIER "ENZO BIANCHI"
L'eretico priore di Bose
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