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« Torna agli articoli di Luisella Scrosati
Il timore, la pusillanimità, è una debolezza toccata in sorte, di fronte alla quale nulla si può fare, come le lentiggini o il naso storto o a patata? Ed è possibile vivere da uomini, e da uomini di fede, allorché le nostre scelte vengono determinate da questa passione?
Per i Padri, la questione è chiara e semplice: il timore è una malattia, dunque una condizione patologica non naturale dell'uomo. Certamente esistono fattori educativi che possono rendere una persona particolarmente vulnerabile a riguardo: l'idolatria della sicurezza e della salute, cui molti genitori ed educatori hanno offerto il loro incenso, si scontra frontalmente con un'educazione che invece ha sempre riconosciuto nel rischio, nella difficoltà, nella malattia, nella sconfitta, dei grandi alleati per formare degli uomini e non degli eterni bambini. Torniamo al grande insegnamento dei Maestri. Il timore paralizza l'uomo; esso s'insinua come una corrente persistente di pensieri, che presentano in modo ossessivo scenari futuri drammatici, che vengono emotivamente vissuti come se fossero reali. Da qui l'ansia, l'angoscia, il panico, quegli stati d'animo che paralizzano l'uomo, lo deprimono e lo spingono a evitare di prendere posizione, di lottare. La parola d'ordine è fare di tutto per conservare la posizione ed evitare guai, non esporsi, non correre rischi. La verità, il bene, la fedeltà a Dio e al prossimo, la Sua gloria vengono o totalmente rimossi oppure, in modo più rappacificante per la coscienza, "accomodati".
La mediocrità diventa allora la cifra del timoroso e del pusillanime; e sappiamo come il mediocre, il tiepido, venga giudicato da Dio. Occorre perciò reagire a questa passione esiziale dell'anima. E i Padri, questi grandi conoscitori dell'animo umano, forniscono delle indicazioni molto precise e alla portata di tutti: «Chi si sforza nella preghiera pura sentirà rumori e fracassi, voci e insulti; ma egli non crollerà, né perderà il suo sangue freddo, dicendo a Dio: "Non temerò alcun male, perché tu sei con me" e altre parole simili» (Evagrio, La preghiera, 97). Il cristiano deve avere sempre sulle labbra le parole di confidenza presenti nelle Scritture, perché scendano nel cuore e lo risanino in profondità da questa passione. Evagrio richiama di fatto il Salmo 23 [22], al quale si può affiancare anche il Salmo 27 [26]: «Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore? [...] Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme; se contro di me divampa la battaglia, anche allora ho fiducia». E che dire del Salmo 91 [90], che san Benedetto aveva affidato alla preghiera quotidiana del monaco - nell'ora di Compieta -, affinché dal suo cuore, giorno dopo giorno, venisse allontanata ogni forma di paura?
La parola di Dio sulle labbra e il pensiero di Dio nella mente, come insegna questo apoftegma: «Un anziano diceva: "Che tu sia addormentato o sveglio, qualunque cosa tu faccia, se Dio è davanti ai tuoi occhi, anche la forza di Dio rimane in te"». I demoni fanno di tutto per portare il nostro pensiero ad arrabattarsi dietro a mille cose, a cercare sofisticate soluzioni, a sprofondare nelle preoccupazioni, pur di impedirgli di rimanere in Dio; essi sanno molto bene che quando l'attenzione dell'uomo vaga lontano da Dio, diventa molto semplice farlo precipitare nella paura. È per questo che per i Padri il timor di Dio, ossia questa costante consapevolezza di vivere sotto il suo sguardo, è la soluzione radicale alla paura. Mentre l'oblio di Dio è l'ambiente ideale dove scorrazzano i fantasmi notturni e diurni.
Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 3 minuti) dal titolo "La paura è una malattia" si può vedere una delle scene iniziali di Apocalypto, il film capolavoro di Mel Gibson del 2006. Nel bel mezzo di una battuta di caccia la tribù di Zampa di Giaguaro, il protagonista del film, incontra un'altra tribù. Si cominciano a intravedere le conseguenze drammatiche (per le tribù oppresse) della ricerca incessante di vittime per i sacrifici umani tipici delle grandi civiltà precolombiane. Tra l'altro è per questo che l'annuncio dei missionari cristiani ebbe un così rapido successo: era finita l'epoca della paura ed era iniziata quella della speranza. Gli spagnoli liberarono in questo modo interi popoli dall'incubo delle razzie ''sacre''. Le civiltà dei Maya, degli Incas e degli Atzechi non crollarono a causa di fattori esterni poiché, come spiega il manifesto del film Apocalypto, una civiltà viene distrutta dall'esterno solo quando si è già corrotta al suo interno.
Per approfondimenti sul film Apocalypto, clicca sul seguente link:
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=17
https://www.youtube.com/watch?v=cJZ0PrkejVE
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