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« Torna agli articoli di Marco Guerra
1000 euro la mese alle famiglie che ospitano un richiedente asilo. È la nuova ricetta annunciata dall'amministrazione capitolina a guida Cinque Stelle per far fronte un'emergenza immigrazione che, malgrado i proclami del governo, non conosce fine. L'annuncio è stato dato martedì mendiate un'intervista al Messaggero dall'assessore alla Politiche sociali Laura Baldassarre che ha parlato di "accoglienza diffusa" e di "modello" già sperimentato in "Nord Europa".
La cifra corrisposta alle famiglie equivale ai 35 euro al giorno che vengono elargiti ai centri di accoglienza che partecipano ai bandi Sprar delle prefetture, messi a punto per dare vitto e alloggio ai migranti che fanno richiesta dello status di rifugiato. "Il traffico di droga rende meno", disse il ras delle cooperative rosse Salvatore Buzzi parlando di questo business legato ai posti letto che ora il Comune di Roma vuole allargare a tutta la popolazione della città eterna.
STRUTTURE AL COLLASSO E PROBLEMI CON LA POPOLAZIONE LOCALE
L'iniziativa rientra nel progetto più ampio di ricollocazione di 1655 persone già presenti nelle gradi strutture al collasso che hanno creato diversi problemi di coesistenza con la popolazione locale, come quelle del Tiburtino III e di Tor Sapienza; poi secondo la Baldassarre ci sarà un altro bando per "altri 780 posti". Sempre dalle pagine del Messaggero, l'assessore della giunta Raggi spiega che le famiglie che accoglieranno i migranti non saranno lasciate sole. Associazioni e università cureranno progetti di inserimento lavorativo che, fra le altre cose, prevedono protocolli con la Croce Rossa e con le Biblioteche comunali. "In generale, saranno censite le competenze professionali di tutti gli ospiti dei centri, ci sono molti informatici", fa sapere ancora la Baldassarre.
L'obiettivo del piano è evidente, si cerca di parcellizzare la presenza sul territorio dei migranti per evitare il carico su alcuni quartieri. Peccato che sperimentazioni del genere si siano già dimostrate un flop in numerosi comuni che hanno provato ad incentivare l'accoglienza nelle famiglie. Tuttavia, quest'ultime, anche se ridotte alla canna del gas dalla crisi economica, non sembrano intenzionate ad aprire la porta a sconosciuti la cui domanda di asilo, ricordiamo, viene respinta in oltre in 90% dei casi.
UN PROCLAMA SCELLERATO CHE ATTIRA NUOVI IMMIGRATI
La misura pensata dal Campidoglio appare poi come un beffa poiché arriva all'indomani della pubblicazione della classifica sulla qualità della vita nei capoluoghi di provincia italiani stilata dal Sole 24 Ore. Secondo i parametri analizzati dal quotidiano, Roma scende al 24° posto e arranca proprio sugli indicatori dell'occupazione, con un giovane su tre sotto i trent'anni senza lavoro. Di questi giorni anche i dati Istat che confermano il crollo della natalità, con oltre 100mila bambini in meno in otto anni, e un numero crescente di ragazzi che vanno all'estero per farsi una vita. Insomma, senza fare una lettura forzata, si può dire che le culle vuote e le camere lasciate libere dai giovani, che intanto hanno preso la strada di Londra e Berlino, saranno riempite da ragazzi dell'Africa sub sahariana che saranno formati dai nostri centri per l'impiego.
Un vero lavoro per i sedicenti profughi spesso però non arriva e resta solo un proclama scellerato che attira nuovi immigrati interessati ad ottenere una regolarizzazione. I Cinque Stelle si rivelano così in linea sia con il governo sia con la tradizione della Sinistra romana che ha gonfiato la capitale di emergenze sociali. Alla controversa questione dei nuovi arrivi nella capitale si sommano anche le oltre 6000 presenze nelle grandi occupazioni di stabili pubblici, animate da rifugiati e irregolari. Nessun nuovo sgombero senza una soluzione alternativa, aveva detto il ministro dell'Interno Marco Minniti dopo gli scontri di via Curtatone dello scorso agosto. Scaricare sulle famiglie la gestione dell'accoglienza ha quindi il sapore di un fallimento annunciato.
Nota di BastaBugie: Marco Tosatti nell'articolo sottostante dal titolo "Conquista islamica in atto: i dati che confermano Wojtyla" parla di un'inchiesta che svela i drammatici dati tedeschi mostrando che la conquista è già in atto: la fede cattolica è evaporata, sostituita dalla massiccia costruzione di moschee.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 22 novembre 2017:
La visione di Giovanni Paolo II relativa alla conquista islamica dell'Europa è realistica? Un dibattito sembra aprirsi su questo tema fra chi vede la concreta possibilità dell'avverarsi di questo messaggio e chi invece sembra più preoccupato delle ricadute - sul breve termine - di carattere politico, in Italia e altrove; e probabilmente non può non percepire l'incongruenza fra questo messaggio, e questo rischio, con la politica di immigrazione ossessiva praticata, e predicata da alcun settori della Chiesa contemporanea.
E mentre si discute, il sito spagnolo Actuall entra, involontariamente, nella discussione pubblicando un'interessante inchiesta sullo stato della Chiesa cattolica tedesca, e sulla sua progressiva sostituzione da parte dell'islam.
"I dati dell'indebolimento cattolico pubblicati dalla Conferenza episcopale tedesca mostrano che 'la fede si è svaporata', come ha detto il cardinale Friedrich Wetter", scrive Actuall. I dati sono drammatici: centinaia di migliaia di fedeli abbandonano la Chiesa cattolica, mentre solo qualche migliaio chiede di entrare a farne parte. Non dimentichiamo che in Germania la dichiarazione di appartenenza a una fede si paga nella cartella delle tasse, e quindi certamente anche questo elemento ha un suo ruolo; però... Le vocazioni sacerdotali stanno scomparendo (e questo spiega l'interesse dei vescovi tedeschi per la questione dei Viri Probati). A Monaco di Baviera, una volta la sorgente del cattolicesimo tedesco, ci sono 37 seminaristi a fronte di un milione e settecentomila cattolici. Negli Stati Uniti, per fare un paragone, la proporzione è di 49 seminaristi ogni 96 mila cattolici.
I dati resi noti si riferiscono all'anno scorso, al 2016. E in quei dodici mesi 162.093 persone hanno abbandonato. Sono state chiuse 537 parrocchie. È un'emorragia che non sembra volersi fermare: dal 1996 ad oggi un quarto delle comunità cattoliche hanno chiuso i battenti. Ci sono esempi drammatici. Nella diocesi di Trier, culla della comunità cattolica più antica, e città in cui ha avuto i suoi natali Karl Marx (non il cardinale, il filosofo), nel giro di tre anni le parrocchie passeranno da 903 a 35. A Essen su 259 parrocchie ne sono rimaste aperte 43.
Del fenomeno si è occupato anche Die Welt, e le previsioni del giornale sono queste: nei prossimi venti anni i cristiani - cattolici e di altre confessioni - si trasformeranno in una minoranza. Attualmente il 60 per cento della popolazione è nominalmente cristiano; ma questa cifra diminuisce in maniera rapida. I 24 milioni di cattolici e i 23 milioni di protestanti perdono, per varie ragioni, ogni anno circa 500 mila unità. Die Zeit ha reso noto che nel 2016 sono venuti a mancare 340mila protestanti, e ci sono stati solo 180mila battesimi. Le uscite volontarie dalle confessioni protestanti tradizionali sono arrivate a 190mila, in quel periodo, contro 25mila nuovi adepti.
Il panorama religioso tedesco vedrà dunque nell'immediato futuro una maggioranza di atei o agnostici, e due religioni minoritarie, cristianesimo e islam, di cui la seconda però, a differenza della prima è in rapida espansione, ed è determinata a far sentire la sua voce e a cercare di stabilire, per le sue caratteristiche, qualche forma di supremazia. La demografia c'entra, e non poco. Secondo Conrad Hackett, che ha guidato per il PEW Forum un'inchiesta qualche mese fa, "Il cristianesimo sta letteralmente morendo in Europa". Dal 2010 al 2015 i cristiani morti hanno superato di sei milioni le nuove nascite. Un milione e 400 mila solo in Germania.
Un architetto tedesco, Joaquim Renig, ha detto al giornale cattolico Tagespost che per integrare la comunità islamica bisognerebbe demolire le chiese e sostituirle con "moschee più visibili". Negli anni '80 moschee e sale di orazione erano circa 700; adesso sono più di 2500. La Turchia finanziato la costruzione di una mega-moschea a Colonia, capace di ospitare milleduecento fedeli; e ha il minareto più alto d'Europa. Che ormai gareggia nel panorama con le torri campanarie della famosissima cattedrale. La Turchia controlla 900 moschee nel Paese. Ma tutto questo sta creando una reazione: secondo il Gatestone Institute, il 57 per cento dei tedeschi teme la crescita dell'islam. Secondo quanto ha dichiarato Erdogan, "I nostri minareti sono le nostre baionette, le nostre cupole sono i nostri caschi, le nostre moschee sono le nostre caserme". E anche l'Arabia Saudita si è fatta avanti, proponendo di costruire 200 nuove moschee. Però ci sono nella Chiesa quelli che accusano di essere i nuovi crociati coloro che segnalano il problema...
D'altronde anche nel campo progressista della Chiesa di tanto in tanto si leva quale voce preoccupata. Non più tardi dell'11 settembre scorso il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, e uno dei porporati più ammirati dal Pontefice regnante, ha ammonito l'Europa perché rischia di perdere la sua "eredità cristiana" e ha ipotizzato il pericolo che nel suo futuro ci possa essere "una conquista islamica".
Il cardinale, che certamente non può essere definito un jihadista cattolico, parlava nella cattedrale di Vienna, in occasione della festa che commemora la vittoria decisiva della coalizione cristiana sull'esercito dell'Impero ottomano nell'assedio della città nel 1683.
"In questo giorno, 333 anni fa, Vienna fu salvata", ha detto. "Ci sarà adesso un terzo tentativo di una conquista islamica dell'Europa? Molti musulmani pensano così, e lo desiderano, e dicono: questa Europa è alla fine".
Christoph Schönborn ha poi continuato: "Credo che dobbiamo chiedere per l'Europa quello che Mosè ha fatto, nella lettura di oggi, per il suo figlio più giovane: Signore, dacci un'altra possibilità! Non dimenticare che siamo il tuo popolo, come Mosè Gli ricorda: Essi sono il tuo popolo, li hai guidati tu fuori, li hai santificati, sono il tuo popolo".
Ha poi concluso la sua omelia con parole certamente commoventi: "...abbi pietà dei tuoi eredi, abbi pietà del tuo popolo, dell'Europa che è sul punto di abbandonare la sua eredità cristiana! Abbi pietà di noi e innalzaci di nuovo, per la gloria del tuo nome e come una benedizione per il mondo".
L'11 settembre 1683 il re polacco Giovanni Sobieski III, comandante supremo della coalizione, guidò una carica famosa di diciottomila uomini, gli "ussari alati" contro le linee turche, in quella che è considerata da alcuni la più grande carica di cavalleria della storia. La vittoria della coalizione sugli assedianti turchi da parte di polacchi, austriaci, bavaresi, sassoni veneziani e altri segnò la fine dell'espansione dell'Impero ottomano verso occidente. Sobieski, prima della battaglia, affidò il suo regno alla Madonna di Czestochowa.
E ci sono voci pessimiste anche in Francia. Nell'arco di quaranta anni, in base alle tendenze demografiche attuali, la popolazione originaria in Francia e in altri Paesi d'Europa diminuirà in maniera così consistente che si avrà una maggioranza musulmana. È la conclusione - naturalmente passibile di dibattito e di dissenso, come sempre in questi casi di proiezioni a lungo termine - di uno studioso ed economista francese, Charles Gave, che l'ha pubblicata sul sito del suo think tank, Libertés. Gave parla di una graduale "sparizione delle popolazioni europee", a fronte di un robusto tasso di nascite dei musulmani. Secondo lo studioso "La grande, immensa notizia dei prossimi trenta o quaranta anni sarà così la sparizione delle popolazioni europee, i cui antenati hanno creato il mondo moderno. E con queste popolazioni spariranno le diverse e complementari nazioni europee che hanno permesso l'immenso successo del vecchio continente per almeno cinque secoli".
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