
I PIÙ LETTI DEL MESE
-
Il 1° libro di BastaBugie
CI HANNO PRESO PER IL COVID
Per non dimenticare tre anni di abusi di potere
Anno 2023 pag. 514 € 16
-
Audio registrati
-
La censura di YouTube
YouTube ha censurato in passato circa il 20% dei video che abbiamo pubblicato e oggi ci impedisce di pubblicare video con temi contrari al politicamente corretto (islam, gay, covid, ecc.)

SCEGLI UN ARGOMENTO
Aborto
America
Animalisti e vegetariani
Attualità
Cinema
Comunismo
Cristianesimo
Ecologia
Economia
Eutanasia
Evoluzionismo
Famiglia e matrimonio
Fecondazione artificiale
Immigrazione
Islam
Libri
Liturgia e sacramenti
Morale
Omelie
Omosessualità
Pedofilia
Pillole
Politica
Santi e beati
Scienza
Scuola
Storia
Televisione
« Torna agli articoli di Massimo Introvigne

La notizia che arriva da Strasburgo, dove la Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha deciso in sede di ricorso e con sentenza definitiva che l'esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche italiane non viola la libertà religiosa dei non cristiani e degli atei, fa del 18 marzo 2011 una bella giornata per la libertà religiosa.
È la prima volta che una sentenza di primo grado resa all'unanimità (sette giudici a zero) è rovesciata dalla Grande Camera della Corte Europea in sede di ricorso, il che mostra come la Corte abbia compreso il rischio insito nella precedente decisione del 3 novembre 2009, che rovesciava la precedente giurisprudenza dello stesso tribunale europeo con argomenti ideologici e fumosi. Si deve essere grati all'attuale governo italiano – pubblicamente ringraziato dal Papa in diverse occasioni, tra cui quella dell'importante discorso del 10 gennaio 2011 al Corpo diplomatico – per avere perseguito con ostinazione il ricorso, e ai governi di Armenia, Bulgaria, Cipro, Russia, Grecia, Lituania, Malta, Monaco, Romania e Repubblica di San Marino per avere voluto aggiungere i loro nomi a quello dell'Italia nella procedura di ricorso.
Per converso, brillano naturalmente per la loro assenza tutti gli altri Stati europei: non stupisce la Spagna di Zapatero, un po' di più la Germania e la Francia, pure su altre questioni più sensibili ai diritti dei cristiani. La storia giudiziaria della causa include anche il fatto che alla decisione di primo grado abbia partecipato il giudice italiano Vladimiro Zagrebelsky – noto campione del laicismo più ideologico – il cui mandato alla Corte Europea è terminato, felicemente per i sostenitori del crocefisso, nel gennaio 2010.
Lo studio delle motivazioni della sentenza, già disponibili in lingua inglese ovvero in lingua francese, è molto istruttivo. È vero che la sentenza della Grande Camera è stata raggiunta ad ampia maggioranza - quindici giudici contro due - ma all'interno della maggioranza si sono manifestate opinioni diverse. Vale la pena di leggere anche le motivazioni di chi ha votato contro: il giudice svizzero Giorgio Malinverni e quella bulgara Zdravka Kalaydjieva. Il loro testo, redatto da Malinverni, ribadisce l'argomento laicista secondo cui il crocefisso nelle scuole ha un effetto «incomparabile» sugli studenti e impone con una sorta di violenza la religione a giovani «spiriti che mancano ancora di capacità critica» grazie alla «forza coercitiva dello Stato». Questo laicismo estremo, per fortuna, è rimasto del tutto minoritario nella Grande Camera.
La maggioranza dei giudici ha assunto un atteggiamento di buon senso, ma che per altri versi si potrebbe definire minimalista. Dopo avere ricordato che nell'Europa allargata della Corte di Giustizia - che, va ricordato, non è collegata all'Unione Europea ed è emanazione di tutti i Paesi situati geograficamente in Europa e non solo di quelli UE - solo tre Stati vietano la presenza del crocefisso nelle scuole pubbliche - la Macedonia, la Georgia e la Francia (con l'eccezione dell'Alsazia e della Mosella, cui dopo la Prima guerra mondiale è rimasto uno statuto speciale) -, la Grande Camera non ha coltivato l'argomento «culturale» né, forse giustamente, ha seguito chi affermava che il crocefisso andava mantenuto nelle scuole perché è un simbolo culturale e nazionale piuttosto che religioso.
La Grande Camera ha ritenuto il crocefisso un simbolo anzitutto religioso - pure ammettendo che in Italia possa avere assunto anche significati secondari di carattere culturale - ma lo ha definito un «simbolo passivo». Non essendo accompagnato nelle aule scolastiche italiane da un indottrinamento religioso obbligatorio - la Corte ha più volte ritenuto in passato che un insegnamento della religione non obbligatorio non viola la libertà delle minoranze - né da preghiere ugualmente obbligatorie in classe, il crocefisso non ha quegli effetti proselitistici rispetto ai non cattolici denunciati dalla ricorrente nella causa originaria, la signora Soile Lautsi, e dai due giudici della Grande Camera dissenzienti.
La sentenza nota anche che il crocefisso è esposto in un contesto come quello italiano dove la libertà religiosa delle minoranze è garantita, e dove - l'esempio è esplicitamente sottolineato - nessuno vieta alle alunne musulmane di presentarsi a scuola con il velo (che copre solo il capo ed è, naturalmente, cosa diversa dal burqa). Nella sostanza si tratta secondo la Grande Camera di materia su cui spetta ai singoli Stati regolarsi come credono.
Probabilmente solo su un'argomentazione come questa - giuridicamente ineccepibile, ma culturalmente debole - si poteva ottenere l'ampia maggioranza che ha portato alla storica vittoria. Tre giudici hanno però voluto aggiungere alla sentenza le loro opinioni personali, favorevoli al dispositivo ma integrative nelle motivazioni. La giudice irlandese Ann Power e quello greco Christos Rozakis hanno introdotto l'elemento culturale del significato identitario del crocefisso nella storia dell'Italia e dell'Europa, sia pure con molta cautela.
Esemplare è la motivazione del giudice maltese Giovanni Bonello, il quale definisce l'avversione al crocefisso «una forma di Alzheimer storico», attacca l'«intolleranza degli agnostici e dei laicisti» e scrive senza infingimenti che «una Corte europea non può mandare alla rovina secoli di tradizione europea». Bonello ha anche sottolineato come la stessa Corte che aveva vietato il crocefisso aveva non solo consentita, ma dichiarata obbligatoria contro un divieto che il governo turco aveva cercato d'imporre, la diffusione presso i giovani e nelle scuole del romanzo Le undicimila vergini di Guillaume Apollinaire (1880-1918), opera certo di un letterato noto ma che inneggia «al sadismo e alla pedofilia». «Sarebbe stato molto strano, secondo me – conclude Bonello – che la Corte avesse difeso e protetto questo ammasso abbastanza mediocre di oscenità nauseanti, che a lungo ha circolato clandestinamente, fondandosi su una sua vaga appartenenza al 'patrimonio europeo' e nello stesso tempo avesse negato il valore di patrimonio europeo a un emblema che milioni di Europei hanno riconosciuto lungo tanti secoli come un simbolo senza tempo di redenzione attraverso l'amore universale».
-
Pubblicato 10 anni fa...
NON CREDEVA AGLI STREGONI
Linciato dalla folla
di Rino Cammilleri
Articolo dell'8 aprile 2015
-
Libro della settimana
QUALCOSA DI ME
Dialogo con un'amica
di Claudia Koll
Anno 2025 / pag. 160 / € 15
-
Video della settimana
ARMIAMOCI E PAGATE
Video ironico
di Silver Nervuti
Durata: 10' (27/03/2025)
-
Da FilmGarantiti.it
BALLOON
Una mongolfiera per la libertà (storia vera)
Giudizio: stupendo (***)
Genere: storico (2018)
-
I dossier di BastaBugie
ROBERTO SAVIANO
Il messia della sinistra
Dossier: 7 articoli
-
Santo della settimana
FRANCESCO DI FATIMA
Il bambino veggente
di Maria Bigazzi
Festa: 4 aprile
-
Video per la formazione
DAZI AMARI
I venerdì della Bussola
Intervista a Maurizio Milano
Durata: 40m (28/03/2025)
-
Personaggi del passato
CARLO MARIA MARTINI
Cardinale
Famigerato biblista e vescovo di Milano
1927 - 2012 (85 anni)