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« Torna agli articoli di Paolo Ferrario
Ha scelto la vita senza esitare, felice di diventare madre ancora una volta. Nemmeno per un istante ha pensato di sacrificare la nuova creatura che le stava crescendo in grembo per salvare se stessa. Così, nel giorno del Venerdì Santo, è morta Stefania Dal Cer, 36 anni di Saronno, uccisa da un melanoma maligno scoperto tre giorni dopo aver saputo di essere incinta di Misael, nato l’8 febbraio. Per suo amore ha rifiutato le cure che i medici le avevano consigliato, ma che avrebbero irrimediabilmente compromesso la vita del bambino.
«Ha affrontato tutto con determinazione e coraggio, sempre con il sorriso sulle labbra», ricorda la sorella Simona, che con la famiglia ha accompagnato gli ultimi sei mesi di Stefania, educatrice di scuola materna e già mamma di Gloria, una bimba di tre anni. Dopo la morte della madre, sarà proprio Simona a prendersi cura della piccola, mentre Misael starà col padre e con la nonna. «Naturalmente – aggiunge – la speranza di Stefania e di noi tutti era che, alla fine, le cose andassero bene, che tutto si risolvesse positivamente. Ed è stata proprio questa speranza, questa voglia di vedere che cosa sarebbe successo dopo, che l’ha sostenuta, dandole forza e coraggio, aiutandola anche quando il dolore fisico sembrava avere il sopravvento».
Quando, a poco a poco, le forze l’hanno abbandonata e la stanchezza era sempre più grande, Stefania si è affidata con ancora più convinzione alla preghiera, continuando a combattere così la propria battaglia con la malattia. «Gli ultimi giorni accanto a lei – dice ancora la sorella – sono stati una vera esperienza spirituale. Stefania sperava e pregava, senza un lamento, senza una parola di rimpianto, ma, anzi, felice della scelta compiuta. Fin dal primo istante sapeva che cosa rischiava e ha affrontato anche questa prova da vera combattente qual era».
Un esempio che ha lasciato il segno nella comunità della Sacra Famiglia di Saronno, che sabato mattina ha gremito la parrocchiale per l’ultimo saluto a Stefania. Nell’omelia, il parroco don Alberto Corti ha parlato del «sepolcro che si apre alla Resurrezione», sottolineando così l’approdo definitivo che attende questa giovane madre coraggiosa. «Come la santa Gianna Beretta Molla – aggiunge il vicario episcopale di Zona, monsignor Angelo Brizzolari – anche questa giovane madre, illuminata dalla Grazia di Dio, ha messo al primo posto il rispetto assoluto per la vita. È un altro esempio di testimonianza di fede, silenziosa e discreta, senza clamore ma molto convinta e convincente, dalla quale la comunità può trarre insegnamento».
Anche gli amici dell’associazione “Pe ’no chao”, che si occupa di bambini di strada a Recife, in Brasile, di cui Stefania era volontaria molto attiva, hanno voluto leggere una lettera per testimoniare a tutti il suo grande impegno accanto ai deboli, agli ultimi della Terra. «Ho conosciuto Stefania durante il suo soggiorno a Recife – dice Paolo Cremonesi, che in Brasile ha trascorso quattro anni – e ricordo una persona molto aperta e desiderosa di mettere al servizio degli altri le proprie capacità. Era felice di stare coi ragazzi e di poter conoscere, da vicino, i progetti che, con gli altri volontari del gruppo, aveva contribuito a sostenere attraverso le iniziative che solitamente promuoviamo sul territorio durante l’anno».
Stefania Dal Cer, 36 anni, ha scoperto di essere affetta da un melanoma maligno tre giorni dopo avere saputo di attendere il suo secondo figlio.
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