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« Torna agli articoli di Riccardo Cascioli
C'è un vecchio modo di dire – "la toppa è peggiore del buco" – che si adatta perfettamente al settimanale Famiglia Cristiana. Alcuni giorni fa, in relazione allo scandaloso rapporto tra l'UNICEF e il "filosofo" animalista Peter Singer, avevamo rilevato, tra l'altro, che Famiglia Cristiana aveva pubblicizzato con enfasi il seminario svoltosi a Roma in cui Singer veniva presentato come un testimonial della filantropia. Ovviamente senza neanche porsi il problema di chi fosse Singer e, men che meno, delle attività dell'UNICEF.
La vicenda non deve essere passata inosservata a molte persone, perché in data 27 giugno sul sito di Famiglia Cristiana è apparsa la risposta a una "serie" di mail di protesta in cui si accusa non si sa bene chi di campagne strumentali volte a screditare Famiglia Cristiana. E già questo, professionalmente, è un gran brutto segno. Se il settimanale dei Paolini ha la certezza di campagne organizzate ai suoi danni, dica chiaramente chi è che le organizza e a quale scopo, sennò si limiti ai contenuti senza patetici vittimismi. Il diritto di critica vale anche nei confronti degli articoli di Famiglia Cristiana.
Ma passiamo ai contenuti, appunto. E qui la cosa si fa molto più seria, per non dire sconcertante:
"Veniamo accusati – lamenta l'articolo – di aver esaltato come filantropo il filosofo australiano Peter Singer, favorevole all'aborto". Bugia pietosa. Nessuno se l'è presa con Singer perché favorevole all'aborto, ma perché è il teorico dell'infanticidio, è colui che ritiene persona umana solo gli esseri umani con certe caratteristiche, ovviamente decise da lui; perché tutte le altre categorie – malati, handicappati, neonati – possono essere uccisi, anzi sarebbe meglio ucciderli. Questo è Singer, non semplicemente un filosofo che incidentalmente è favorevole all'aborto. Perché fare i furbi in questo modo?
Così come quando si sostiene che Famiglia Cristiana non ha esaltato Singer come filantropo, ma ha semplicemente detto che è "filosofo ed esperto di bioetica, docente a Princeton, autore di saggi tradotti in trenta lingue in tutto il mondo". "Una riga e mezza di pura cronaca – aggiunge il settimanale dei paolini -. Nessuna esaltazione di Singer, né come filantropo né in altra veste, ma il minimo dei dati personali e professionali". Peccato che quella "riga e mezzo di pura cronaca" era preceduta e seguita da una serie di affermazioni – riprese dall'UNICEF – che ne esaltavano l'attività filantropica che doveva servire da esempio anche agli italiani (non a caso il titolo dell'articolo di Famiglia Cristiana era "L'UNICEF a caccia di filantropi").
Non solo: nascondere informazioni importanti riguardo al soggetto che si presenta è pura disinformazione. Non si pretende il gossip, ma Singer non è famoso nel mondo per la sua attività filantropica e basterebbe mettere il suo nome su un motore di ricerca per esserne informati. Se Famiglia Cristiana fosse coerente, dal prossimo numero ci dovremmo aspettare che presenti Silvio Berlusconi semplicemente come "un cittadino italiano residente ad Arcore, appassionato di televisione e tifoso del Milan": una riga e mezzo di pura cronaca.
Il capolavoro poi è la difesa dell'iniziativa UNICEF, affidata a una nota dello stesso presidente UNICEF Italia, Vincenzo Spadafora, organizzatore dell'evento romano: "L'UNICEF Italia, insieme a Luiss e Unindustria, ha invitato Peter Singer per il suo noto impegno filantropico, riconosciuto a livello internazionale e praticato in prima persona. L'iniziativa non va in alcun modo ritenuta una condivisione, da parte nostra, di affermazioni fatte da Singer in contesti differenti da quello della filantropia, in particolare sul concetto di persona umana e sull'universalità dei diritti del bambino. Su questi temi l'UNICEF fa riferimento esclusivamente alla Convenzione sui diritti dell'infanzia e agli altri documenti sui diritti umani sanciti dall'Onu".
Se si seguisse questo ragionamento, ci si potrebbe dunque aspettare – ad esempio - anche un invito a Erich Priebke, qualora l'ex capitano delle SS, criminale di guerra, invitasse a versare contributi all'UNICEF. Il che non significherebbe, ovviamente, condividere le idee dell'ex criminale nazista su razza e trattamento dei nemici. Un ragionamento davvero curioso: l'UNICEF dovrebbe proteggere i bambini, Singer vuole eliminare fisicamente i bambini malati, ma siccome invita a dare i soldi all'UNICEF allora va bene.
E sì, perché bisogna sapere che Singer ha messo a servizio dell'UNICEF il suo spirito filantropico, che pure dovrebbe sollevare qualche dubbio morale, visto che il filosofo australiano teorizza che non offrire soldi alle agenzie umanitarie equivale moralmente all'omicidio. Ma all'UNICEF, evidentemente non si va tanto per il sottile: devono essere rimasti ammaliati da quell'articolo scritto da Singer nel 1999 sul New York Times Magazine in cui sostiene appassionatamente la causa dell'UNICEF al punto da affermare che non dare soldi a questa agenzia che lavora per i bambini equivale, ad esempio, a rapire un bambino per venderlo ai trafficanti di organi pur di avere i soldi per comprare un televisore. Pensiamo un po' cosa significherebbe se un tale principio fosse fatto proprio da uno stato.
E forse a Famiglia Cristiana, dovrebbero meditare sul fatto che allo scopo di salvare la vita dei bambini poveri, Singer sostiene anche che non bisognerebbe mettere al mondo altri bambini: questi infatti costano e distolgono fondi per salvare quelli che già ci sono e soffrono la fame. Hanno un'idea a Famiglia Cristiana di come si faccia ad evitare di mettere al mondo altri bambini? Lo diciamo perché nell'articolo in questione Famiglia Cristiana rivendica una lunga tradizione a difesa della vita.
Ma soprattutto ci piacerebbe capire perché ogni volta che si mette in discussione l'UNICEF, il settimanale dei paolini rinuncia a dare spiegazioni lasciando la parola all'UNICEF stessa. L'ultima volta era successo lo scorso dicembre (no. 52/2010): un lettore scrive scandalizzato perché Famiglia Cristiana ospita la pubblicità dell'UNICEF visto che l'agenzia dell'Onu ha da tempo cambiato indirizzo e sostiene campagne per contraccezione e aborto. Non solo, il lettore sa che la Santa Sede da tempo non versa più il contributo all'UNICEF proprio per protesta contro questa deriva dell'agenzia, e chiede ragione al direttore di Famiglia Cristiana. Il quale però preferisce lasciare la risposta al solito presidente di UNICEF Italia, il quale dice che no, figurarsi, non promuove né contraccezione né aborto e, ovviamente, con la Chiesa tutto bene.
Allora, ci chiediamo: visto che il ritiro del contributo della Santa Sede all'UNICEF fin dal 1996 è cronaca (anche meno di una riga e mezzo) e che le proteste dei lettori di Famiglia Cristiana per questo rapporto con l'agenzia dell'Onu sono ricorrenti, a Famiglia Cristiana non hanno un giornalista che faccia il suo mestiere e vada ad indagare su cosa c'è di vero riguardo alle attività dell'UNICEF e sul perché della posizione della Santa Sede? E si prenda poi la responsabilità di dirlo ai lettori?
Oppure i soldi in pubblicità che entrano dall'UNICEF sono così fondamentali da passare sopra a tanti dettagli?
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