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ELEZIONE DEI PRESIDENTI DI CAMERA E SENATO: SI AFFERMA IL MITO DEL BUON CITTADINO
Dopo il mito (screditato) del buon selvaggio, adesso c'è il mito di una società civile virtuosa che risolve ogni problema
di Riccardo Cascioli
 

Uno spettro si aggira per l'Italia: è la società civile. Un'entità astratta improvvisamente materializzatasi con l'elezione dei presidenti delle due Camere, Laura Boldrini per i deputati, Piero Grasso per i senatori. Ora, galvanizzato dal successo, il leader del Pd Pierluigi Bersani potrebbe tentare la stessa operazione per la formazione del governo: lasciar fuori la nomenclatura del partito e puntare su personaggi, appunto, della società civile.
La manovra diventa possibile perché già da tempo s'è affermato un mito, ovvero l'esistenza di una società civile virtuosa, corretta, capace di risolvere efficacemente i problemi contrapposta a una "casta" politica corrotta, incapace, da condannare in toto. Uno schema che ieri ha confermato il neo-presidente della Camera, Laura Boldrini, che dopo l'incontro con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con i giornalisti ha rivendicato la sua presunta superiorità morale che gli viene dal non fare parte della casta. Ora, che in generale la classe politica italiana da anni non dia un bello spettacolo di sé è fuor di dubbio ma non solo non è corretto generalizzare, è che guardando ai nuovi arrivati che hanno "occupato" il Parlamento c'è da rabbrividire.
Aldilà delle singole capacità, infatti, ciò che è davvero pericoloso è pensare a una società civile (ma cos'è esattamente?) buona per definizione, come se le scelte politiche e sociali che si compiono – così come quelle private – non dipendessero da una concezione della realtà e dell'uomo che ognuno ha.
Il caso Boldrini è al proposito esemplare: a pesare nella sua elezione è stato sicuramente il suo curriculum nelle agenzie delle Nazioni Unite, uffici stampa di Fao e Pam (Programma alimentare mondiale) prima, Alto Commissariato per i rifugiati (Acnur) dopo. E qui c'è l'altra nota di merito che le viene attribuita: l'impegno in organizzazioni umanitarie, per non dire della sua polemica – in quanto Acnur – contro il governo Berlusconi al tempo della politica dei respingimenti: quotazioni alle stelle e riconoscimento di "Italiana dell'anno" da parte del settimanale Famiglia Cristiana.
Ebbene nel suo discorso d'insediamento alla presidenza della Camera, la Boldrini ha toccato soprattutto due punti: l'impegno per combattere la violenza contro le donne e l'accoglienza agli immigrati, per evitare altre morti nel Mediterraneo.
Prendiamo il primo, lotta alla violenza contro le donne. Obiettivo lodevole, ma la Boldrini era la portavoce di un'agenzia dell'Onu (l'Acnur) che fin dagli anni '90 partecipa a un programma (insieme a Fondo per la Popolazione, Unfpa, e Programma per lo sviluppo, Undp) per garantire la cosiddetta salute riproduttiva nei campi profughi. Il che vuol dire, in soldoni, aborto procurato (con dei discussi kit per l'aborto) e contraccezione. Si sa che purtroppo tra i profughi e anche nei campi le donne sono particolarmente esposte alle violenze sessuali, ma le agenzie dell'Onu – Acnur in testa – si preoccupano soprattutto di evitare le conseguenze, ovvero eventuali bambini, e su questo si concentrano i loro sforzi. Con il risultato che la violenza sulle donne passa sotto silenzio e anzi alla fine – volente o nolente – ne viene favorita.
Il discorso non è molto diverso per lo scandalo delle morti nel Mediterraneo. La causa di tali morti sta nelle partenze, non nella politica dei respingimenti, che non ha mai significato ributtare profughi in mare. Proprio questa politica, scoraggiando le partenze dalle coste nordafricane ha ridotto la possibilità di tragedie in mare. L'Acnur ha una lunga esperienza di crisi di questo genere – vedi tragedia dei boat people vietnamiti alla fine degli anni '70 – e sa benissimo che per evitare tragedie si deve cercare di frenare le partenze. Anzi, ha già partecipato a programmi che andavano in questa direzione. Nel caso del Mediterraneo si sarebbe potuto trovare un accordo con la Libia – oltre che con l'Italia - per organizzare in loco dei processi di screening, ovvero di verifica delle situazioni personali: così chi aveva diritto all'asilo poteva essere portato in sicurezza in Italia o altri paesi europei, mentre chi non aveva diritto non si sarebbe comunque avventurato in mare. Anche in questo, l'Acnur ha esperienza perché programmi simili li ha sostenuti nel Sud Est asiatico. Ma in Italia no: grazie alla Boldrini, l'unica strada seguita dall'Acnur è stato invocare la totale apertura delle frontiere con il risultato di incentivare ulteriori partenze e, quindi, aumentare i rischi di tragedie in mare. Perché la cosa più importante per l'allora portavoce dell'Acnur era attaccare il governo in carica, non preoccuparsi della vita dei migranti, e dei paesi di origine e di accoglienza.
Tale esempio dovrebbe essere sufficiente anzitutto per diffidare di quelle che vengono chiamate agenzie umanitarie, perché nei fatti dimostrano ciò che Benedetto XVI ha detto più volte, ovvero che "un umanesimo senza Dio è disumano". In nome di una umanità astratta negano l'uomo concreto. Ma anche deve aiutare a sfatare il mito della società civile, prima che per rispondere alla crisi della politica ci si butti in mano ad avventurieri ben peggiori.

 
Fonte: La nuova Bussola Quotidiana, 21/03/2013