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« Torna agli articoli di Riccardo Cascioli
Uscito di scena il cardinale Tarcisio Bertone – che ha lasciato la segreteria di Stato il 15 ottobre) – ecco che cominciano ad affiorare verità finora tenute nascoste. E' il caso dello Ior (Istituto Opere di Religione), e in particolare delle circostanze che hanno portato al siluramento nel maggio 2012 dell'allora presidente Ettore Gotti Tedeschi. Si tratta di una vicenda rimasta sempre oscura, con accuse di inefficienza mosse a Gotti Tedeschi dai quattro consiglieri dello Ior, e un durissimo comunicato della Segreteria di Stato che nell'annunciare la messa alla porta di Gotti Tedeschi, usava nei confronti del banchiere toni senza precedenti per la diplomazia vaticana.
Ora è addirittura il segretario di Benedetto XVI a lanciare il sasso. Monsignor Georg Ganswein, attuale prefetto della Casa Pontificia, in un'intervista pubblicata il 22 ottobre da "Il Messaggero" e dedicata al suo rapporto con i due Papi, afferma che Benedetto XVI fu colto di sorpresa dalla notizia e che la stima nei confronti di Gotti Tedeschi non è mai venuta meno. Ma ecco il passaggio integrale dell'intervista:
"E' vero che Papa Ratzinger fu tenuto all'oscuro della cacciata di Gotti Tedeschi dallo Ior?
«Ricordo bene quel momento. Era il 24 maggio. Quel giorno vi fu anche l'arresto del nostro Aiutante di Camera, Paolo Gabriele. Contrariamente a quello che si pensa non vi è nessun nesso tra i due eventi, semmai solo una coincidenza sfortunata, persino diabolica. Benedetto XVI che aveva chiamato Gotti allo Ior per portare avanti la politica della trasparenza, restò sorpreso, molto sorpreso per l'atto di sfiducia al professore. Il Papa lo stimava e gli voleva bene, ma per rispetto delle competenze di chi aveva responsabilità scelse di non intervenire in quel momento. Successivamente alla sfiducia il Papa per motivi di opportunità anche se non ha mai ricevuto Gotti Tedeschi, ha mantenuto i contatti con lui in modo adatto e discreto»".
Sono poche parole ma molto significative, tali da poter provocare un terremoto dalle parti dello Ior. Monsignor Ganswein, infatti, come prima cosa smentisce molto chiaramente la versione sempre raccontata dal cardinale Bertone, secondo cui Papa Benedetto XVI era al corrente di tutto e approvava la "sfiducia" a Gotti Tedeschi. Non solo non la approvava ma - si capisce dalle parole di mons. Ganswein – non era affatto d'accordo. Inoltre afferma di aver sempre mantenuto i rapporti con Gotti Tedeschi, anche dopo la sfiducia, seppure attraverso terze persone.
La sensazione leggendo l'intervista è che con la risposta a quella domanda, monsignor Ganswein – per conto di Benedetto XVI – abbia inteso mandare un messaggio chiaro sulla questione dello Ior, provando a smuovere le acque.
Che non sia una risposta casuale lo si evince dal contesto. Il tema centrale dell'intervista è il rapporto unico di monsignor Ganswein con due Papi, poi – improvvisa e fuori tema – la domanda del giornalista sullo Ior e l'articolata risposta di Ganswein. Ma perché il potente segretario di Benedetto XVI ha deciso questa mossa? In realtà già da tempo si parla di una revisione della posizione di Gotti Tedeschi, che però non è mai avvenuta. Addirittura indiscrezioni vaticane parlano di "riabilitazione" decisa già da Benedetto XVI a fine 2012, ma ostacolata dal cardinale Bertone che avrebbe così disobbedito al Papa. Neanche l'istituzione della Commissione referente sullo Ior da parte di papa Francesco ha cambiato la situazione, tanto che in questi mesi di indagine sulla situazione dell'istituto mai è stato ascoltato Gotti Tedeschi.
Ora, dopo l'uscita di monsignor Ganswein sarà molto difficile fare finta di nulla, anche perché in gioco non c'è solo la reputazione dell'ex presidente dello Ior ma la comprensione di cosa ci sia dietro ai traffici poco puliti che hanno caratterizzato lo Ior, e per cui papa Francesco ha nominato una Commissione referente: non bisogna infatti dimenticare che – come dice monsignor Ganswein – il Papa aveva voluto Gotti Tedeschi alla presidenza dello Ior per portare avanti la politica della trasparenza. E gli stessi giudici italiani che hanno indagato sullo Ior hanno confermato che il banchiere piacentino svolgeva nel massimo della correttezza il suo mandato secondo le istruzioni del Papa. Per cui il suo siluramento ha necessariamente a che fare con gli interessi di qualcuno che non voleva la trasparenza.
La questione è di attualità anche perché i quattro consiglieri che hanno sfiduciato all'unanimità Gotti Tedeschi - Ronaldo Hermann Schmitz, Carl Albert Anderson, Antonio Maria Marocco e Manuel Soto Serrano – sono ancora al loro posto. Le parole di monsignor Ganswein gettano un'ombra sul loro comportamento: la sfiducia a Gotti Tedeschi fu una loro iniziativa autonoma – come ha sempre sostenuto il cardinale Bertone – o hanno obbedito a qualcuno? E se fosse vero questo secondo caso, a chi hanno obbedito? E perché?
Giunti a questo punto, sono tutte domande a cui non è possibile sottrarsi se davvero si vuole sapere la verità sullo Ior.
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