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« Torna agli articoli di Riccardo Cascioli
Un piccolo retroscena spiega la grande menzogna dietro al farneticante documento pubblicato il 5 febbraio dal Comitato Onu per i diritti dell'infanzia contro la Santa Sede. Quando lo scorso 16 gennaio terminò l'audizione della Santa Sede nel Comitato (tutti i paesi firmatari della Convenzione del Fanciullo a turno presentano un rapporto poi oggetto di discussione), diversi delegati sono andati a ringraziare personalmente e a congratularsi con monsignor Silvano Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede all'Onu di Ginevra, per le esaurienti e circostanziate risposte date alle domande della Commissione. Nessuna sensazione perciò di un "processo" andato male.
Chi segue La Nuova BQ ricorderà però che proprio in quell'occasione una organizzazione non governativa britannica, CRIN (acronimo inglese che sta per Rete internazionale per i diritti dei bambini), presente nel Comitato, aveva cercato di imbastire per l'occasione un "caso Vaticano" precedendo l'audizione con la pubblicazione di un rapporto contro la Chiesa cattolica, e dando le "dritte" ai giornalisti presenti (clicca qui per l'articolo). Ed ecco ora il documento-denuncia della Chiesa che fa il giro del mondo; poco importa che sia pieno di menzogne e di richieste gravissime e inammissibili (vedi articolo di Introvigne in proposito), ha già raggiunto l'obiettivo: screditare la Chiesa cattolica.
A questi signori, infatti, dei bambini non importa nulla, delle vittime dei pedofili men che meno, tutto è pretesto per attaccare la Chiesa. L'audizione della Santa Sede, alla fine, è stata soltanto l'occasione di una messa in scena per giustificare il colpo di ieri, chiaramente preparato con cura. Con tutta evidenza il documento era pronto già da tempo, e infatti non tiene conto delle risposte già date dalla Santa Sede il 16 gennaio, se non per qualche breve citazione, così tanto per salvare le apparenze.
Per comprendere la strumentalità delle accuse basta dare anche un'occhiata ai numeri: fatto salvo ciò che abbiamo ripetutamente detto (ovvero, che gli abusi sui minori sono una colpa gravissima e che anche fosse uno solo sarebbe un caso di troppo), dobbiamo chiederci l'effettiva dimensione del fenomeno. Se giudicassimo da ciò che leggiamo sui giornali o guardiamo alla tv saremmo portati a pensare che la pedofilia sia un problema legato soprattutto alla Chiesa. Ma non è così: quello della pedofilia è un problema internazionale di vaste dimensioni, di cui la vicenda della Chiesa è una minima parte. I casi di abusi sui minori in cui sono coinvolti sacerdoti e religiosi è nell'ordine delle migliaia, ma il "Rapporto Onu sulla violenza sui bambini" (2006) ci dice che «secondo stime dell'Oms (Organizzazione Mondiale della sanità) sono state 150 milioni le ragazze e 73 milioni i ragazzi minori di 18 anni che nel 2002 sono stati costretti ad avere rapporti sessuali o che hanno subito una qualche forma di violenza sessuale. Di questi ben 2 milioni sono in un vero e proprio stato di schiavitù sessuale. Inoltre si calcola che ci siano circa 30mila siti internet pedofili, con un coinvolgimento di 12 milioni di minori. Il tutto genera un enorme giro di affari, inferiore soltanto al traffico di droga e delle armi.
Cifre spaventose: se a questi signori interessasse davvero la difesa dei bambini, farebbero molto più clamore nei confronti di altri paesi che non contro la Santa Sede che, tra l'altro, è l'unica entità internazionale ad aver agito con decisione per contrastare il fenomeno, con evidenti successi che andrebbero presi ad esempio.
Se poi leggessero attentamente le ricerche svolte sui casi che riguardano i sacerdoti cattolici, non potrebbero non notare che i casi di pedofilia sono una minima parte degli abusi sui minori. La pedofilia propriamente detta, infatti, ha per oggetto del desiderio bambini in età pre-puberale; circa l'80% dei casi che hanno per responsabili i preti, invece, riguarda minori sì ma adolescenti e maschi. Vale a dire che si tratta di una forma di omosessualità chiamata efebofilia. Il problema nella Chiesa, come abbiamo più volte detto, è dunque l'omosessualità molto più che la pedofilia.
Ma questi sono dati che non fa comodo mettere in evidenza perché a muovere le fila di queste campagne contro la Chiesa sono proprio le associazioni gay, oltre a quelle abortiste. E lo si capisce bene dai contenuti del documento anti-Santa Sede: la pedofilia è solo un pretesto per attaccare la posizione della Chiesa su omosessualità, aborto e contraccezione. Sono i veri temi che stanno a cuore ai potenti di questo mondo, i temi su cui l'unica vera resistenza è fatta dalla Chiesa cattolica in tutte le sedi internazionali, perché la Chiesa ha da difendere soltanto la dignità e l'irriducibilità dell'uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio.
Per questo viene attaccata così duramente e non si bada alle falsità per arrivare allo scopo. Il documento di ieri indica anche un pericoloso innalzamento del livello di attacchi: mai si era arrivati fino a questo punto, mai un organismo dell'Onu era arrivato così esplicitamente alla richiesta pressante di cambiamento della dottrina e del Codice di Diritto canonico, proprio in materia di omosessualità, aborto, contraccezione. Si tratta di una violazione palese della libertà religiosa, senza precedenti. E probabilmente prelude a una stagione durissima per la Chiesa.
A questo proposito è necessaria un'ultima notazione: non bisogna sottovalutare il fatto che le richieste da parte dell'Onu di cambiare la dottrina cattolica in materia di aborto, contraccezione, omosessualità, si combinano perfettamente con le istanze provenienti da alcune Chiese locali ed episcopati che, in vista del prossimo Sinodo sulla Famiglia, stanno venendo allo scoperto, come il caso della Chiesa tedesca dimostra.
Forse è una coincidenza, forse no, fatto sta che questa saldatura ci dice che nei prossimi mesi possiamo attenderci un vero e proprio bombardamento contro la Chiesa. Dall'esterno e dall'interno.
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