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« Torna agli articoli di Riccardo Cascioli
E meno male che il Papa lo scorso 6 ottobre aveva invitato a «evitare l'ermeneutica cospirativa» riguardo al Sinodo. Da due giorni tg e giornaloni italiani – cattolici e laici - sono pieni di teorie della cospirazione, ovviamente ordita da elementi conservatori per delegittimare il Papa. Non è la prima volta che accade durante questo Sinodo, ma il can can di questi giorni lascia a dir poco perplessi. Tutto nasce dal presunto scoop di due giorni fa del Quotidiano Nazionale circa il presunto tumore (benigno) al cervello di papa Francesco. Immediata la smentita del portavoce vaticano padre Lombardi (addirittura a mezzanotte e mezzo: visto che quando vogliono in Vaticano sono tempestivi?), ripetuta nelle ore successive e molto dura nei contenuti. Tutto sommato poteva anche finire lì. Speculazioni e falsi scoop sulla salute dei Papi non sono certo una novità: Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ne hanno subiti diversi. Si è sempre smentito, magari qualche nota di rimprovero per un certo modo di fare giornalismo, e chiusa lì.
Stavolta no: certo, la notizia di un tumore al cervello è pesante, se è priva di fondamento ancora di più. Né si può escludere moventi particolari dietro alla diffusione della notizia. Ma quello che certamente è l'ennesimo episodio che andrebbe inquadrato casomai in un certo malcostume giornalistico è diventato il pretesto per un'altra aggressione contro i padri sinodali che si oppongono - diciamo per semplificare - alle tesi del cardinale Kasper.
Una qualche giustificazione forse ce l'ha l'Osservatore Romano, che per primo ha affermato che «il momento scelto rivela l'intento manipolatorio del polverone sollevato». Accusa dura, ma molto generica. Ieri però era davvero sorprendente leggere tutti i principali giornali che dedicavano paginate al "complotto" riportando la stessa identica tesi cospirativa, senza alcuna prova al riguardo, come se fosse passata per le redazioni una velina.
In sintesi - sostengono in coro Corriere, Stampa, Repubblica, Avvenire - chi resiste ai cambiamenti voluti da papa Francesco avrebbe ordito questa faccenda della malattia per dare a intendere che certe idee del Papa vengono da un cervello malato, e così delegittimarlo. Si chiede infatti un acuto vaticanista: dovendo inventarsi una malattia, perché un tumore al cervello e non una leucemia? Ragionamenti degni della Signora in Giallo, ma il peggio deve ancora venire. Perché tutti mettono in fila il coming out di monsignor Charamsa alla vigilia del Sinodo, la lettera dei 13 cardinali e infine la notizia della malattia del Papa per concludere che tutto è parte di un grande disegno teso ad attaccare l'autorità del Papa e il dibattito al Sinodo.
Tre episodi che evidentemente non hanno nulla in comune - e anzi, in almeno due casi sono anche di segno opposto a quello descritto - se non il fatto che sono tutti serviti come pretesto per scatenare vere e proprie aggressioni verbali contro i padri sinodali che vedono in certe proposte sul matrimonio il tentativo di cambiare la dottrina della Chiesa pur affermando il contrario.
Incredibile, in particolar modo, che si continui a parlare di cospirazione a proposito della lettera dei cardinali, visto che era una missiva privata firmata e consegnata direttamente al Papa e alla quale il Papa ha risposto pubblicamente il 6 ottobre. Nessuna manovra segreta, nessuna trappola alle spalle del Papa, eppure le grandi firme della stampa laicista e cattolica continuano con questa menzogna. Aggravata dal fatto che, nel caso della presunta malattia del Papa, si insinua che la mente sia da cercarsi appunto nel giro di quei 13 cardinali.
Questa sì è una manovra sporca, perché si calunnia dei cardinali che hanno sempre espresso apertamente il loro pensiero, evocando "forze oscure", "sottili trame" e via di questo passo senza mai portare un solo fatto a sostegno della propria tesi. Provo allora a fare un'ipotesi sul perché di queste teorie della cospirazione: ho infatti l'impressione che, non avendo nel Sinodo la maggioranza per i cambiamenti voluti, i "kasperiani" abbiano messo in atto una vera e propria opera di intimidazione nei confronti dei padri sinodali e di mistificazione così che alla fine si potrà sempre dire che dal Sinodo sarebbero usciti risultati diversi se non fosse stato per le indebiti pressioni e oscure manovre dei "conservatori". E rilanciare in questo modo lo Spirito del Sinodo che - come lo Spirito del Concilio - servirà a dare una indicazione diversa, a volte opposta, rispetto ai documenti scritti. Forse non a caso il cardinale tedesco Marx ha già detto che «il Sinodo non finisce qui».
Peraltro c'è anche da notare che per pura coincidenza il can can mediatico creato a seguito della notizia sulla presunta malattia del Papa, è servita a coprire una dichiarazione importante del cardinale sudafricano Wilfrid Fox Napier, uno dei 13 firmatari la lettera al Papa. Nella conferenza stampa di mercoledì 21 ottobre, rispondendo a una domanda proprio sulla lettera, Napier ha spiegato che nasceva dalla preoccupazione che si ripetesse quanto accaduto nel Sinodo dell'anno scorso, quando fu evidente la manipolazione a uso del pubblico messa in atto dalla segreteria del Sinodo. Vale la pena riprendere un passaggio della sua risposta, laddove con molta chiarezza spiega cosa è accaduto allora. E si noterà che i manipolatori di allora sono ancora alla guida del Sinodo e che fanno parte della compagnia che oggi grida al complotto:
«Penso che la prima cosa da dire è che nel precedente sinodo c'erano alcuni singoli elementi che erano motivo di preoccupazione. E uno in particolare è stato il presentare la relazione intermedia come se fosse venuta dal sinodo, come se facesse parte della deliberazione del sinodo. E questo non era vero, perché noi abbiamo ricevuto il documento circa un'ora dopo che voi dei media l'avevate ricevuto. E solo allora abbiamo cominciato a leggerlo. E quel documento già diceva delle cose che io sapevo erano state dette nell'aula da due o tre persone al massimo. Ma era presentato come se quelle fossero la riflessione del sinodo. Ora questo certamente dava l'impressione che il sinodo fosse spinto in una certa direzione. Ho anche fatto parte della commissione che ha redatto il documento finale. E ci sono state anche lì alcune materie che ancora una volta venivano spinte in una certa direzione. Quindi, in questo senso una particolare ideologia, o agenda, o come la si vuole chiamare, sembrava essere all'opera»
Nota di BastaBugie: ricordate il sacerdote polacco omosessuale che alla vigilia del Sinodo aveva dichiarato al propria omosessualità? [IL COMING OUT DI MONSIGNOR CHARAMSA https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3934]
Nell'articolo di Marek Lehnert pubblicato sul sito del Timone si trova la notizia relativa alla sua pronta sospensione a divinis da parte del suo vescovo. Ecco l'articolo completo:
Monsignor Krzysztof Charamsa, il teologo e officiale della Congregazione per la Dottrina della Fede che alla vigilia del Sinodo dichiarò la sua omosessualità, è stato sospeso dal sacerdozio dal vescovo della diocesi polacca di Pelplin, mons. Ryszard Kasyna.
Nel comunicato diffuso in data 21 ottobre il portavoce del vescovo Ryszard Kasyna ricorda che il prete gay, subito dopo il suo coming out, era stato da lui ammonito ed invitato "alla conversione e al ritorno all' autentico insegnamento della Chiesa e al sacerdozio di Cristo". Di fronte alla mancanza di qualsiasi segnale di volontà di ravvedimento da parte di mons. Charamsa e di fronte alle sue pubbliche dichiarazioni sul fatto di voler continuare la vita non conforme alle norme di condotta consone a un prete cattolico, "il vescovo di Pelplin, conformemente alle norme del Codice di diritto canonico, il 17 ottobre scorso gli ha inflitto la pena della sospensione, proibendogli nello stesso tempo di esercitare l'autorità derivante dalla ordinazione, come pure di indossare la veste sacerdotale".
Il comunicato sottolinea come tale pena abbia principalmente lo scopo di ricondurre Charamsa alla ragione e potrebbe essere revocata in qualsiasi momento. "Ciò dipende dalla futura condotta del suddetto sacerdote", scrive il portavoce episcopale, aggiungendo che il vescovo di Pelplin "non perde la speranza del completo ritorno di Krzysztof Charamsa al sacerdozio di Cristo", chiedendo ai sacerdoti e ai fedeli della diocesi di pregare secondo questa intenzione.
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