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« Torna agli articoli di Riccardo Cascioli
Il Family Day del 30 gennaio è un'iniziativa «a difesa della famiglia, del sostegno pieno alla famiglia che non può essere uguagliata da nessun'altra istituzione o situazione. L'obiettivo è decisamente buono» e «assolutamente necessario perché le politiche familiari sono piccolissime»: «la famiglia è il fondamento di tutta la società». Le dichiarazioni fatte ieri dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), a margine della messa celebrata in Duomo a Genova, segnano una svolta radicale nell'atteggiamento ufficiale della CEI nei confronti di movimenti e associazioni che sono mobilitati a difesa della famiglia naturale, contro il ddl Cirinnà che vuole il riconoscimento delle unioni civili. «La promozione della famiglia - ha detto Bagnasco - e l'invocazione di sostegni reali, che fino ad adesso sembra che non ci siano, dovrebbe essere una voce unitaria di tutto il Paese, di tutte le famiglie italiane, anche in modo diversificati».
Richiesto di un giudizio sul disegno di legge in questione, il cardinale Bagnasco ha detto che «ci sono diverse considerazioni da fare ma la più importante è che mi sembra una grande distrazione da parte del Parlamento rispetto ai veri problemi dell'Italia: creare posti di lavoro, dare sicurezza sociale, ristabilire il welfare». «Noi vediamo nelle nostre parrocchie - ha proseguito - una grandissima coda di disoccupati, inoccupati, di gente disperata che non sa come portare avanti giorno per giorno la propria famiglia. Di fronte a questa situazione - ha aggiunto Bagnasco - tanto accanimento su determinati punti che impegnano il governo e lo mettono in continua fibrillazione mi pare che sia una distrazione grave e irresponsabile».
ANCHE AVVENIRE CAMBIA LINEA
Il presidente dei vescovi italiani, pur ricordando che la manifestazione del 30 gennaio «è una iniziativa dei laici con la loro responsabilità, come il Concilio Vaticano II ricorda», ha con queste dichiarazioni definitivamente rovesciato l'atteggiamento di una CEI che finora appariva come "commissariata" dal segretario, monsignor Nunzio Galantino, in una posizione attenta alla mediazione politica con il governo e ostile alle famiglie che scendono in piazza per far sentire la loro voce.
Basti ricordare non solo tutti i tentativi fatti all'epoca per impedire la manifestazione del 20 giugno 2015, ma anche le prese di posizione dei giorni scorsi, ancora nel segno del compromesso politico. Fino al punto che Avvenire (il quotidiano della CEI) solo pochi giorni fa, nel mentre dava grande risalto ai movimenti dei "cattolici" del Partito democratico, aveva censurato una dichiarazione del cardinale Bagnasco decisamente più negativa nei confronti del ddl Cirinnà rispetto a quelle di Galantino.
Può essere stata anche questa la goccia che ha fatto traboccare un vaso già pieno degli insuccessi "politici" di Galantino e di un distacco progressivo dei vertici della Chiesa italiana dal popolo, come la manifestazione del 20 giugno aveva già messo in evidenza. Così nei giorni scorsi, dopo l'ennesima discutibile intervista di monsignor Galantino al Corriere della Sera e il sempre più rumoroso malcontento anche da parte di una importante fetta dell'episcopato, qualcosa è improvvisamente cambiato e il cardinale Bagnasco - dopo mesi di silenzio e, immaginiamo, di sopportazione - ha ripreso in mano l'iniziativa facendo pesare il suo ruolo di presidente della CEI. A cominciare da Avvenire che da sabato ha decisamente cambiato linea, dedicando un ampio spazio in prima pagina alla convocazione della manifestazione del 30 gennaio.
CONTRORDINE
Una sorpresa per gli osservatori, che ben ricordano l'imbarazzato silenzio lo scorso 20 giugno; e quindi è stato letto come il segnale del "contrordine". Contemporaneamente il cardinale Bagnasco ha telefonato a Kiko Arguello, fondatore del Cammino Neocatecumenale e vera anima della manifestazione del 20 giugno, incoraggiandolo anche per la manifestazione del 30 gennaio. Lo ha riferito lo stesso Arguello in una intervista pubblicata ieri da Zenit: «Ieri mi ha chiamato il cardinale Bagnasco - ha detto Arguello -, che voleva parlare al telefono con me per dirmi che lui sarebbe molto contento se potessimo assistere e sostenere questo incontro del 30 gennaio. Io naturalmente gli ho detto di sì, che mi sembra ottimo e che saremo lì con tutte le nostre forze, come possiamo». Sapendo la grande capacità di mobilitazione del Cammino, questa telefonata è rivelatrice di quanto il cardinale Bagnasco tenga al successo della manifestazione.
L'intervento di ieri è dunque l'esplicitazione di una posizione che già era operativa e che probabilmente troverà una conferma solenne nella prolusione che lo stesso cardinale Bagnasco farà al Consiglio Permanente della CEI il prossimo 25 gennaio. Intanto possiamo aspettarci che il vento cambiato in CEI faccia uscire allo scoperto altri vescovi, finora timorosi di esporsi. Ieri già si è registrato un intervento deciso del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, che durante la messa celebrata nel duomo del capoluogo umbro, ha espresso pieno sostegno al Comitato Difendiamo i Nostri Figli e alla manifestazione del 30 gennaio. In realtà Bassetti aveva già sostenuto il Family Day del 20 giugno, ma nei giorni scorsi aveva dato una intervista al Corriere della Sera che risultava fortemente ambigua, e che di fatto ieri è stata smentita.
A metà del guado rischia invece di trovarsi il Forum delle Famiglie che finora, seguendo le indicazioni di monsignor Galantino, ha preso le distanze dal Family Day. Ma un direttivo svoltosi nei giorni scorsi è stato piuttosto burrascoso, e alla fine ne è risultato un compromesso pilatesco: no alla partecipazione, ma solidarietà a quanti lo faranno nella consapevolezza di condividere lo stesso obiettivo. Ora è da vedere se la discesa in campo del presidente della CEI non provochi qualche brusco ripensamento nel Forum, così come è avvenuto ad Avvenire.
Nota di BastaBugie: a proposito del ddl Cirinnà e della manifestazione del 30 gennaio riportiamo qui sotto l'Angelus pronunciato da Giovanni Paolo II il 19 giugno 1994. In quell'anno il Papa, in previsione della Conferenza ONU su popolazione e sviluppo che si sarebbe svolta in settembre al Cairo, che si prefigurava come un mortale attacco alla famiglia, dedicò molti Angelus all'approfondimento di alcuni aspetti riguardanti la centralità e il senso della famiglia naturale.
Quello che riportiamo qui sotto va al cuore delle discussioni, delle polemiche e delle obiezioni che tengono banco in questi giorni:
La famiglia è la cellula primaria della società. Essa poggia sulla solida base di quel diritto naturale che accomuna tutti gli uomini e tutte le culture. È urgente prendere coscienza di questo aspetto. [...]
Non di rado, infatti, l'insistenza della Chiesa sull'etica del matrimonio e della famiglia viene equivocata, come se la comunità cristiana volesse imporre a tutta la società una prospettiva di fede valida solo per i credenti. Lo si è visto, ad esempio, in alcune reazioni al dissenso che ho apertamente manifestato, quando il Parlamento europeo ha inteso legittimare un tipo nuovo di famiglia, caratterizzata dall'unione di persone omosessuali.
In realtà il matrimonio, quale unione stabile di un uomo e una donna che si impegnano al dono reciproco di sé e si aprono alla generazione della vita, non è soltanto un valore cristiano, ma un valore originario della creazione. Smarrire tale verità non è un problema per i soli credenti, ma un pericolo per l'intera umanità.
Oggi purtroppo serpeggia un relativismo, che spinge a dubitare dell'esistenza stessa di una verità oggettiva. Riecheggia la ben nota domanda posta da Pilato a Gesù: "Che cosa è la verità?" (Gv 18, 38). A partire da tale scetticismo, si giunge a una falsa concezione della libertà, che pretende di sottrarsi ad ogni limite etico e di riformulare a proprio arbitrio i dati più evidenti della natura.
Certo, l'uomo scopre la verità sempre in modo limitato, e può dirsi un pellegrino della verità. Ma ciò è ben diverso dal relativismo e dallo scetticismo. L'esperienza attesta infatti che la nostra mente, pur offuscata o indebolita da molteplici condizionamenti, è in grado di cogliere la verità delle cose, almeno quando si tratta di quei valori fondamentali che rendono possibile l'esistenza dei singoli e della società. Essi si impongono alla coscienza di ciascuno e sono un patrimonio comune dell'umanità. Non è forse ad esso che s'appella la coscienza comune quando condanna i crimini contro l'umanità, anche se avallati da qualche legislatore? In realtà la legge naturale, proprio perché scolpita da Dio nel cuore, precede ogni legge fatta dagli uomini e ne misura la validità. [...]
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