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LE ULTIME RIVELAZIONI DI BENEDETTO XVI SULLO IOR INFITTISCONO IL MISTERO
Dell'ingiusta cacciata del presidente dello IOR Ettore Gotti Tedeschi il Papa si assume la responsabilità, ma il segretario Ganswein e il portavoce Lombardi evevano detto il contrario
di Riccardo Cascioli
 

Quando c'è di mezzo lo Ior - Istituto di Opere Religiose, la "banca" vaticana - chissà perché ogni tentativo di chiarimento finisce per creare ancora più dubbi e aumentare i misteri. Così è anche per la breve risposta di Benedetto XVI alla domanda sul tema contenuta nel libro intervista con il giornalista tedesco Peter Seewald "Ultime conversazioni", uscito nei giorni scorsi. Dice il Papa emerito che fin dall'inizio ha avuto in mente di riformare lo Ior, ma che ha dovuto fare le cose lentamente. Poi dice: «È stato importante aver allontanato la precedente dirigenza. Bisognava rinnovare i vertici e mi è sembrato giusto, per molte ragioni, non mettere più un italiano alla guida della banca. Posso dire che la scelta del barone Freyberg si è rivelata un'ottima soluzione». «È stata una sua idea?», chiede il giornalista. «Sì», risponde il Papa emerito, e poi aggiunge: «Si sono aggiunte poi le leggi da me promulgate per escludere il riciclaggio, promulgate sotto la mia responsabilità e apprezzate a livello internazionale. Comunque ho fatto diversi passi per riformare lo Ior».
Chi ha un minimo di conoscenza dei fatti accaduti intorno allo Ior durante il pontificato di Benedetto XVI e subito dopo, non può non riconoscere qui una ricostruzione confusa, che non corrisponde né ai dati conosciuti né a precedenti dichiarazioni ufficiali e ufficiose. Una ricostruzione incomprensibile, (forse) spiegabile in parte con la natura del libro, che è un collage di interviste fatte in momenti diversi. In ogni caso, nelle traduzioni giornalistiche il concetto è diventato subito che è stato papa Benedetto a voler cacciare (peraltro in modo ignominioso) l'allora presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi e a scegliere il barone von Freyberg come suo successore, nel tentativo di fare pulizia. Così da una parte si getta un altro po' di fango su Gotti Tedeschi, a cui solo la magistratura italiana che ha indagato sullo Ior ha ridato l'onore, dall'altra fa nascere ulteriori interrogativi intorno a una vicenda mai chiarita.

RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI
In realtà, la risposta di Benedetto XVI sembra sintetizzare in un unico fatto ciò che invece è avvenuto in diversi momenti, ad anni di distanza. È allora importante ripercorrere brevemente quanto è successo allora per tentare di dipanare la matassa. Il rinnovamento dei vertici dello Ior al fine di varare leggi anti-riciclaggio si ebbe in realtà nel settembre 2009, proprio con la nomina di Gotti Tedeschi al vertice dell'istituto. Da qui nasce un lavoro, compiuto soprattutto con il cardinale Nicora, che porta il 30 dicembre 2010 alla promulgazione della Legge 127, finalizzata proprio ad allinearsi agli standard internazionali per la lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo.
Contemporaneamente, nell'aprile 2011 entra in funzione anche il nuovo organo di controllo finanziario guidato dal cardinale Nicora. Ma gli sforzi di trasparenza compiono una brusca frenata quando pochi mesi dopo, gennaio 2012, la Legge 127 viene emendata per rendere meno severe le disposizioni contenute: un blitz compiuto alle spalle di Gotti Tedeschi e Nicora, che ne erano all'oscuro. Responsabile dell'operazione viene ritenuto il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, che è anche a capo della Commissione cardinalizia che presiede alle attività dello Ior. È solo l'inizio di un processo che nel giro di pochi mesi, maggio 2012, porta alla cacciata di Gotti Tedeschi, decisa dal Consiglio d'amministrazione ma accompagnata da un comunicato durissimo quanto inusuale della Segreteria di Stato; segue l'allontanamento di altri funzionari, persone di fiducia di Bankitalia. Il segnale dato alle autorità internazionali è chiaro e si incrina la fiducia nel cambiamento in Vaticano, dove peraltro si combatte una dura battaglia interna: tanto è vero che la Commissione cardinalizia, la sola che abbia la responsabilità di nominare e revocare i vertici dell'istituto, per nove mesi non ratifica il licenziamento di Gotti Tedeschi.
È stato davvero papa Benedetto dunque a volere la sua testa, quando è stato proprio Gotti Tedeschi a battersi per la legge anti-riciclaggio, boicottata all'interno? Un po' difficile da credere e infatti ecco cosa disse il segretario di papa Benedetto, monsignor Georg Ganswein, in una intervista al Messaggero il 22 ottobre 2013: chiede il giornalista, «È vero che Papa Ratzinger fu tenuto all'oscuro della cacciata di Gotti Tedeschi dallo Ior?». Risponde Ganswein: «Ricordo bene quel momento. Era il 24 maggio. Quel giorno vi fu anche l'arresto del nostro Aiutante di Camera, Paolo Gabriele. Contrariamente a quello che si pensa non vi è nessun nesso tra i due eventi, semmai solo una coincidenza sfortunata, persino diabolica. Benedetto XVI che aveva chiamato Gotti allo Ior per portare avanti la politica della trasparenza, restò sorpreso, molto sorpreso per l'atto di sfiducia al professore. Il Papa lo stimava e gli voleva bene, ma per rispetto delle competenze di chi aveva responsabilità scelse di non intervenire in quel momento. Successivamente alla sfiducia il Papa per motivi di opportunità anche se non ha mai ricevuto Gotti Tedeschi, ha mantenuto i contatti con lui in modo adatto e discreto».

GANSWEIN: BENEDETTO XVI FU COLTO DI SORPRESA
Come si vede, la ricostruzione di Ganswein è ben diversa da quella ora fornita dal Papa emerito: Benedetto XVI fu colto di sorpresa, non approvò, ma anziché intervenire direttamente delegittimando chi aveva la competenza del caso cercò poi di recuperare in qualche modo Gotti Tedeschi. In effetti, promesse di chiarimenti e di riabilitazione si sono susseguite discretamente nei mesi successivi, fino ad arrivare all'inizio del 2013, quando Gotti Tedeschi viene convocato dal cardinale Bertone per importanti comunicazioni. L'incontro avviene effettivamente il 7 febbraio 2013 nella residenza privata di un altro cardinale, dove Bertone comunica a Gotti Tedeschi la decisione del Papa per una sua immediata riabilitazione. Questione di pochi giorni e sarebbe stato chiamato di nuovo a Roma per l'annuncio ufficiale.
Ma l'11 febbraio arriva invece, improvviso, l'annuncio delle dimissioni del Papa e tutto va in aria. Trova invece un'accelerazione l'iter per cambiare i vertici dello Ior: dopo nove mesi di stallo, dopo l'annuncio di papa Ratzinger arriva la sostituzione nella Commissione cardinalizia di chi si opponeva alla ratifica della sfiducia a Gotti Tedeschi (il cardinale Nicora venne sostituito da monsignor Calcagno) e viene nominato il nuovo presidente dello Ior, il barone von Freyberg. Una scelta di tempi che creò non poche polemiche (perché non aspettare il nuovo Papa che avrebbe avuto comunque il potere di ricambiare tutto?) e molti sospetti sulle manovre del cardinale Bertone.
Nell'intervista a Seewald, Benedetto XVI rivendica la scelta di Freyberg come sua personale. Ma il suo portavoce padre Federico Lombardi allora la spiegò in modo ben diverso: disse che era stato il frutto di un lavoro di mesi effettuato dalla Commissione cardinalizia che aveva intervistato molti candidati. Per la ricerca del profilo giusto, ci si era affidati anche all'agenzia specializzata Spencer Stuart: «L'agenzia ha presentato quaranta candidati - disse Lombardi -, una selezione ne ha ridotto il numero prima a sei e poi ad una terna. Questi hanno avuto colloqui con la commissione cardinalizia». Risultato: il 13 febbraio la Commissione cardinalizia sceglie von Freyberg all'unanimità e il 14 pomeriggio ne viene informato il Papa, sempre secondo le parole di padre Lombardi.
Si potrà ora dire che nell'intervista Benedetto XVI voleva evidenziare brevemente quanto fatto da lui per la riforma dello Ior, senza dover ricostruire tutti i particolari della vicenda in modo esatto; oppure che, causa età, la memoria presenta qualche vuoto; o anche, che il tutto è dovuto al copia-incolla e alla superficialità del giornalista che lo ha intervistato. Tutto è possibile, fatto sta però che le dichiarazioni di Benedetto XVI contrastano chiaramente con quanto sostenuto da monsignor Ganswein e da padre Lombardi e con quanto è pubblicamente conosciuto. Il mistero Ior continua...

 
Titolo originale: Benedetto XVI e lo Ior, i conti non tornano
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17/09/2016