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« Torna agli articoli di Riccardo Cascioli
Nel 1898 fu convocata a New York una Conferenza mondiale sull'urbanistica per affrontare il tema del drammatico inquinamento delle città dovuto al letame dei cavalli e alle carcasse degli animali. A fine '800 infatti la mobilità era assicurata quasi esclusivamente dai cavalli, ottimi animali che hanno però delle esigenze fisiche incompatibili con un'aria salubre: ogni cavallo infatti garantisce ogni giorno dagli 8 ai 12 chili di sterco più qualche litro di urina. Considerando che a New York nel 1880 circolavano circa 150mila cavalli si può facilmente immaginare quale catastrofe igienico-sanitaria rappresentasse la situazione. Qualche anno prima, nel 1894, il quotidiano inglese The Times aveva predetto che nel giro di 50 anni Londra sarebbe stata sommersa da tre metri di escrementi mentre a new York, almeno sulla quinta strada, gli escrementi sarebbero arrivati al terzo piano dei palazzi.
Al confronto la previsione dell'innalzamento di un metro delle acque degli oceani fa semplicemente sorridere. Se allora una ipotetica Onu avesse imposto una agenda di sviluppo sostenibile nella prospettiva di lasciare un mondo pulito alle future generazioni - come accade oggi - avrebbe senz'altro spinto per un controllo delle nascite (ogni bambino che nasce significa più escrementi e anche una maggiore richiesta di cavalli). Poi avrebbe investito milioni di dollari nella ricerca di soluzioni tecnologiche per smaltire il letame o almeno diminuirne l'odore; avrebbe lanciato iniziative verdi come l'horse-sharing (condivisione dei cavalli) oppure studiato nuove diete ecologiche per i cavalli al fine di diminuirne la necessità di rilasciare sterco. Fortunatamente le agenzie dell'Onu erano di là da venire, altrimenti oggi saremmo ancora a discutere di come rendere carbon neutral lo sterco di cavallo, comunicandoci le scoperte attraverso il telegrafo senza fili .
In realtà la Conferenza di New York finì male, perché sembravano non esserci soluzioni. Invece accadde che qualcuno ebbe l'idea di inventare l'automobile, prima con il motore a vapore, poi a scoppio e questo - incredibile a credersi oggi - risolse il problema dell'inquinamento dei cavalli.
Ma l'invenzione dell'auto non fu frutto di una riflessione sull'inquinamento o su che mondo si sarebbe lasciato alle generazioni future se si continuava così, quanto invece della necessità di velocizzare i trasporti nel momento di espansione della rivoluzione industriale.
In realtà tutta la cultura occidentale, permeata di cristianesimo, ha sempre pensato e agito considerando che il modo migliore di pensare alle generazioni future fosse di rispondere ai bisogni presenti in una prospettiva di sviluppo. Anche perché oggi non si è neanche in grado di immaginare che cosa accadrà e cosa sarà inventato e scoperto tra venti anni e che potrebbe cambiare completamente il mondo. Come del resto è avvenuto negli ultimi trent'anni con la tecnologia informatica e l'avvento del digitale.
È veramente stupido e irrealistico fare i calcoli sulle generazioni future basandosi sulla tecnologia e sulle risorse attualmente disponibili. Eppure è quello che si sta facendo, o per meglio dire si sta imponendo, a tutto il mondo. E l'Italia, come sempre, quando c'è da seguire una follia non si tira certo indietro, al punto che stiamo per inserire i princìpi dello sviluppo sostenibile nella Costituzione. È di due giorni fa la notizia che la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha già dato il primo ok alla proposta di modificare gli articoli 9 e 41 della Costituzione aggiungendovi la tutela dell'ambiente e degli animali, con riferimento anche all'interesse per le generazioni future. La proposta ovviamente arriva dai 5Stelle ma tutti i partiti si sono accodati con entusiasmo e vista questa forte intesa si può prevedere che il provvedimento marcerà veloce fino all'approvazione definitiva.
Ovviamente nulla di male nella tutela dell'ambiente e degli animali, ma il problema è cosa si intende per tutela dell'ambiente. Il concetto di sviluppo sostenibile non riguarda - come molti credono - una generica attenzione a non inquinare e ad usare responsabilmente le risorse a disposizione. Esso invece nasce per dimostrare che è la popolazione il problema che impedisce lo sviluppo dei paesi poveri e che distrugge l'ambiente. In altre parole bisogna diminuire la popolazione e anche la sua ricchezza, controllare le nascite nei paesi poveri e frenare lo sviluppo economico nei paesi ricchi. Tutto questo è nero su bianco nel Rapporto della Commissione Brundtland (Our Common Future), pubblicato nel 1987, ed è anche ciò che ispira le politiche globali sull'ambiente a partire da quanto sottoscritto nella Conferenza Internazionale dell'Onu di Rio dei Janeiro, nel 1992. È anche ciò che in diversi modi sta avvenendo, basti vedere ad esempio il processo di deindustrializzazione in atto nel nostro paese. E dal punto di vista culturale la criminalizzazione di tutto quanto arriva dalla Rivoluzione industriale, a cominciare dall'uso dei combustibili fossili.
È preoccupante che questa ideologia - perché di questo si tratta - entri addirittura nella Costituzione. Rischiamo di tornare rapidamente indietro a studiare come gestire gli escrementi dei cavalli. Altro che cambiamenti climatici.
Nota di BastaBugie: Mauro Faverzani nell'articolo seguente dal titolo "Anche l'Italia indirizzata verso la zoodittatura" spiega che la proposta di modifica costituzionale non è solo una generica attenzione all'ambiente e agli animali, ma è l'adesione a una ideologia che considera nemici gli uomini (soprattutto i cristiani).
Ecco l'articolo completo pubblicato su Radio Roma Libera il 24 maggio 2021:
C'è un precedente: il Regno Unito è stato il primo Paese al mondo a riconoscere gli animali come «esseri senzienti», il che comporterà presto tutta una serie di leggi, per attribuire loro nuove tutele, tanto a quelli domestici quanto a quelli da allevamento. Sarà, di conseguenza, vietato esportare bestie vive, importare trofei di caccia, impiantare microchip, utilizzare collari elettronici per l'addestramento, vendere il foie gras, considerare i primati come animali domestici. Vittoria su tutta la linea, quindi, da parte degli ambientalisti inglesi, vistisi negare - per ora - solo l'abolizione dell'utilizzo di gabbie negli allevamenti di pollame e suini. Ma sarà forse solo questione di tempo.
Anche in altri Paesi c'è chi scalpita per conseguire lo stesso traguardo: del resto, l'Unione europea, all'art. 13 del Trattato di Lisbona, già nel 2007 a sua volta ha parlato di «esseri senzienti»; i codici civili di Francia e Germania fin d'ora precisano come gli animali non siano cose, lo stesso Nuova Zelanda e Svizzera. Purtroppo circa una settimana fa anche la Commissione Affari Costituzionali del Senato italiano ha approvato l'iter, finalizzato ad apportare modifiche addirittura alla nostra Costituzione, nello specifico agli articoli 9 e 117, per inserire nell'ordinamento la tutela degli «esseri senzienti», della biodiversità e dell'ambiente.
Cosa fa problema? Lo ha spiegato a chiare lettere sabato scorso, nel contesto della decima edizione della Marcia per la Vita di Roma, Virginia Coda Nunziante, presidente di questo che si è confermato come l'evento pro-life più importante in Italia ed in Europa: «Gli animali sono esseri senzienti, il bambino nel ventre materno no. È assurdo. Gli ambientalisti e gli animalisti hanno esultato per il loro successo. E noi? Penso che dobbiamo prenderlo come un impegno sempre più deciso di essere la voce e le gambe di chi non può parlare, né può difendersi», ha detto. A tutela della vita umana. L'assurdo, in effetti, sta nel fatto che gli animali vengano severamente tutelati ed i nascituri no, vittime sacrificali dell'aborto con tutti gli annessi ed i connessi propri della dilagante cultura di morte.
Non solo: sotto la coltre del solito sentimentalismo sdolcinato e mieloso, potrebbe sfuggire ad un'opinione pubblica narcotizzata da tanti buoni propositi come far passare tali proposte di riforma costituzionale abbia pesanti ricadute in ambiti, ad esempio, quali quello della sperimentazione scientifica, che paradossalmente potrebbe essere vietata sulle bestie ma non sull'uomo, invertendo la scala gerarchica dei valori e del Creato. Ma potrebbe avere pesanti ricadute anche in campi quali quelli delle libertà di opinione, di espressione e di stampa, limitandole arbitrariamente una volta di più, in un autentico clima da regime. In futuro, ad esempio, potrebbe essere vietato affermare in pubblico quanto scritto nella Bibbia: «Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra". Dio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò» (Gen 1, 26-27). Un cristiano, che affermi questo, potrebbe rischiare di ritrovarsi imputato e magari condannato, più o meno sulla falsariga di quanto, ancor più gravemente, è previsto in altri ambiti dal disegno di legge Zan.
La realtà è questa: pezzo dopo pezzo, si cerca di mettere ai cristiani il bavaglio, di censurare le loro convinzioni, di distruggere i loro valori e la loro visione del Creato, di parificarli alle bestie, in una parola di destrutturare la società tutta in una sorta di zoodittatura. Sempre più verso l'abisso.
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