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« Torna agli articoli di Roberto Manfredini
Il decadimento della cultura pop è indice di una saturazione del mercato della dissoluzione, ormai impossibilitato a uscire dal recinto della trasgressione obbligata in cui si è cacciato: le devianze sessuali e i comportamenti antisociali sdoganati dalle odierne popstar passano quasi inosservati, soppiantandosi a vicenda in una sorta di manierismo porno-soft. Il genere è condannato a ripetere compulsivamente gli stessi modelli di trasgressione, oppure ad alzare il livello fino al parossismo.
La gara alla "pornificazione" inizia con Veronica Ciccone, nota a tutti come Madonna. La "Regina del Pop" debutta negli anni '80, quando la rivoluzione sessuale ha esaurito la carica sovversiva e il consolidamento del disordine morale permette la liaison tra marketing e trasgressione. È impossibile valutare questa cantante esclusivamente sotto l'aspetto musicale: la sua influenza sui costumi è incomparabile e, nonostante abbia più volte cercato una legittimazione artistica, non è mai riuscita a emanciparsi dal cattivo gusto e dalla volgarità. Dopo un decennio in bilico tra canzonette commerciali e aspirazioni cantautoriali, nel 1992 Madonna decide di alzare il livello della provocazione con un disco (Erotica) e un album fotografico (Sex) che sanciscono la nascita del "formalismo erotizzante" di cui parlavamo. I critici interpretano questo impasto di sentimentalismo e oscenità come una reazione espressionistica al trionfo dell'Aids sulla rivoluzione sessuale. La stessa Madonna si fa redentrice del pansessualismo e, nell'introduzione a Sex, si scusa di aver immaginato «un mondo perfetto, un mondo senza Aids» e di non aver fatto propaganda all'uso del preservativo.
VERONICA CICCONE, L'ESCALATION DELL'OLTRAGGIO
Nel corso degli anni '90 la Ciccone (divenuta, nel frattempo, Queen of obscene, regina dell'osceno), tenta ancora di rifarsi un'immagine, presentandosi come madre, benefattrice e cantautrice impegnata. Nell'album Ray of Light (1998) emerge la sua "conversione" alla dottrina della Cabala, rielaborata dal rabbino hollywoodiano Philip Berg: Madonna cercherà di sacralizzare i momenti peggiori della sua carriera con le viete teorie dell'androgino primordiale e della bisessualità divina. Oltre a ciò, la star cavalca anche la moda omosessualista che in quegli anni sta conquistando il monopolio mediatico: l'amore gay, estrapolato dal coté orgiastico nel quale lo aveva relegato, ora è rappresentato dalle due coppie fisse del video di American Pie (2000).
Rassegnata all'impossibilità di inseguire le nuove tendenze musicali, nel 2003 Madonna intende confermare il suo ruolo di "patronessa" esibendosi in un intenso bacio saffico con le sue eredi Britney Spears e Christina Aguilera. Questa "prova di forza" segnerà per certi versi il suo oscuramento definitivo: Madonna tenterà ancora di suscitare scalpore inscenando una crocifissione sul palco durante il tour del 2005, ma troverà un pubblico ormai ipnotizzato dalle nuove proposte.
Tra le stelle emergenti, la prima a imporsi è Britney Spears (1981). La sua carriera inizia nel 1992 in una trasmissione della Disney. Nel 1999 arriva il successo planetario con la hit Baby One More Time. Col passare degli anni, il suo stile si fa sempre più estremo e i concerti diventano una gara di esibizionismo. Nel 2007 la Spears ha un tracollo e finisce in una clinica di riabilitazione. Un anno dopo, ritorna sulle scene con la volontà di vendicarsi della gogna mediatica. La musica passa in secondo piano rispetto alla necessità di eccitare le ossessioni dei fan: nel video di if U Seek Amy (2008), la cantante inscena la doppia vita di una casalinga anni '50 che la notte organizza orge nella sua villa. Molti critici irridono alla provocazione, descrivendo i tentativi della Spears come grossolane oscenità commerciali. L'ultimo pezzo della popstar, Work Bitch, un inno al materialismo con sfumature sadomaso, è al di sotto di ogni aspettativa: più che alle spiagge di Malibù (dove è stato girato), il video fa pensare a qualche discoteca di provincia dell'est Europa.
EROINA DI UNA GENERAZIONE DI ZOMBIE
L'altra erede di Madonna, Christina Aguilera (1980), ha una carriera simile a quella della Spears. Nel 1993 partecipa assieme a lei al Mickey Mouse Club; sei anni dopo il primo disco e il trionfo immediato. Il repertorio dell'Aguilera è sicuramente più vasto di quello delle altre popstar: spazia da generi quali rock, rap, soul e concede qualcosa alle radici latino-americane. Eppure, i rari momenti in cui la cantante esprime il proprio potenziale sono oscurati da continui riferimenti sessuali. Questa morbosità grava su tutta la sua carriera: sembra che la diva si trovi a suo agio solo quando interpreta ruoli quali la schiava del sesso o la "dominatrice". Nel video di Not Myself Tonight (2010), ad esempio, si esibisce in pratiche sadomaso estreme su un ritmo algido e oppressivo: le manette, i collari da cane, le museruole e i frustini fanno da corredo al feticismo, al bondage e al sesso di gruppo.
Nella pop music contemporanea l'estetica sadomaso è molto diffusa. La sottomissione ai soldi e al sesso viene rappresentata, a seconda del carisma dell'interprete, in maniera esplicita e pacchiana, oppure simbolica e raffinata: quest'ultimo è il caso di Lady Gaga, al secolo Angelina Germanotta (New York, 1986). Anch'essa di origini italiane, rispetto a Madonna descrive un mondo "transumanizzato", nel quale il sesso rappresenta l'apice di una esistenza inautentica e meccanizzata. Secondo la sociologa Camille Paglia, Lady Gaga è «l'eroina di una generazione di zombie», «un androide di plastica», affetto da «una inquietante tendenza alla mutilazione e alla morte». I video della popstar sono carichi di simbologie bizzarre e perturbanti, ispirate alla fantascienza, al surrealismo e all'armamentario paramassonico di Eyes Wide Shut di Kubrick.
Al di là della musica, Lady Gaga è riconosciuta soprattutto come paladina dell'orgoglio omosessuale (anche se lei predilige l'androginia asessuata). Nell'estate del 2011, dal palco del gay pride romano, si è esibita in un iperbolico proclama col benestare dell'ambasciatore americano.
L'EROTISMO COME POSSESSIONE
In contemporanea con la "mostruosa" Lady Gaga, sono apparse altre giovani "sacerdotesse" dello spettacolo. Tra di loro spiccano sicuramente Rihanna e Miley Cyrus. La prima, nata alle Barbados nel 1988, oltrepassa i tipici atteggiamenti provocanti per condurre l'ascoltatore in un tour de force para-iniziatico, affrontando con cinismo temi quali la sottomissione, il suicidio, la possessione, la prostituzione, la tossicodipendenza, lo stupro e - ovviamente - il sadomasochismo. Oltre a ciò, Rihanna associa alla sua immagine simbologie occulte (piramidi, corna, teschi, pentacoli): queste incursioni nel mondo dell'esoterismo hanno evidentemente un ritorno commerciale, se nel video S&M per celia si definisce "Principessa degli Illuminati".
La seconda, Miley Cyrus (1992), è recentemente balzata alle cronache per alcune performance trasgressive in diretta tv. Questa nuova vedette è stata plasmata dal manager Larry Rudolph (lo stesso della Spears) per riunire tutte le caratteristiche delle popstar precedenti: oltre ai continui riferimenti pornografici, all'immagine di ex bambina prodigio della Disney che si lascia andare a ogni tipo di trasgressione, alla propaganda in favore dell'omosessualità e della bisessualità, la Cyrus nutre anche velleità artpop - o almeno è quello che i suoi produttori vogliono far credere. Nel video di We Can't Stop compaiono pretenziosi riferimenti ad artisti contemporanei quali Roy Lichtenstein e Damien Hirst. Ciò dimostra che dietro al personaggio c'è un grande investimento da parte dell'industria discografica, probabilmente in attesa del momento in cui, dopo l'ennesima snervante provocazione, sarà possibile alzare il livello.
LA FABBRICA DISNEY E IL MERCATO DEGLI ADOLESCENTI
A quest'ultimo punto si collega la tendenza da parte dei media a erotizzare il mondo dei pre-adolescenti. Abbiamo visto che molte di queste cantanti provengono dalla "Fabbrica Disney", la quale negli ultimi vent'anni ha incubato gli esempi peggiori per i giovani: oltre a Spears, Aguilera e Cyrus, la lista delle bimbe precoci divenute star softcore è lunghissima (Selena Gomez, Vanessa Hudgens, Lindsay Lohan, Demi Lovato...).
Non sappiamo se questo esito sia pianificato a tavolino per ragioni commerciali, oppure se è il prodotto di una cultura dissociata come quella americana, la cui ideologia puritana permette la convivenza di certi spettacoli con telepredicatori fondamentalisti e "balli della purezza". In ogni caso, l'unica nota positiva di tutto ciò è che la rottura definitiva dell'industria musicale con i modelli tradizionali della borghesia statunitense sta favorendo la nascita di sottoculture che rifiutano l'immaginario di sangue-sesso-soldi per riscoprire forme di espressione più genuine. Negli ultimi anni accade sempre più spesso che alcuni artisti, dopo essere stati travolti da una celebrità effimera, giungano a riscoprire il valore della spiritualità, persino di quella cristiana e cattolica.
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