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«...ecco, mi apparve un cavallo verdastro. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli veniva dietro l'Inferno...», scrive san Giovanni nell'Apocalisse. Epidemia. Pandemia. Contagio. La peggiore fu chiamata Spagnola, anche se era americana. Il paziente 1, il soldato Albert Gitchell a Camp Funston in Kansas, nel 1918 si presentò in infermeria. Seguito in poche ore da un centinaio di colleghi. Da Camp Funston partivano le reclute per il fronte europeo. La censura militare ostacolò la circolazione dell'informazioni e fu peggio. Ne parlarono solo i giornali spagnoli, neutrali, da qui il nome. Era un'influenza aviaria, si seppe poi.
Impossibile conoscere il totale delle vittime: anche l'anagrafe è un'arma di guerra e ancora oggi è impossibile sapere quanta gente ci sia in certi Paesi. Visto che stiamo in casa e gli attuali bestseller sono i libri sulle pandemie, ecco un pregevole sunto di Matteo Sacchi: Contro il crudele morbo. Breve storia delle malattie che hanno plasmato il destino dell'uomo (Il Giornale, coll. Fuori dal Coro, pp. 64, €. 3,50).
Sì, perché le infezioni contagiose hanno accompagnato la storia dell'uomo fin dai primordi, e certe svolte storiche sono avvenute praticamente solo a causa di esse. L'archeologia ha permesso di riscontrare tracce di malaria anche sulle mummie egizie. Già: il Nilo era una benedizione, ma c'erano anche le zanzare, tanto che i pescatori usavano proteggersi con fini e fitte reti. Ma le febbri terzane e quartane erano endemiche, e più la civiltà evolveva e peggio era. Infatti, con i commerci e gli spostamenti viaggiavano anche i morbi. Corre al pensiero all'oggi, in cui la globalizzazione deve tutto ai voli low-cost, e i virus transitano con essi alla stessa velocità.
Zanzare, abbiamo detto? Ma tutto viene sempre e solo dagli animali. «Le specie animali son un enorme serbatoio di patogeni che non abbiamo ancora studiato». A un certo punto avviene lo spillover (lett. traboccamento) e Ebola, Aids, Covid19 passano agli umani. I quali però non hanno anticorpi contro di essi. E «non basta sempre e solo una quarantena umana, visto che c'è un serbatoio animale» sempre pronto alla zoonosi.
Uno dei luoghi eletti, si sa, è la Cina, da cui viene anche la semplice influenza annuale (ricordate l'Asiatica degli anni '50?). La famosa Peste Nera del 1348? Da Oriente, pure quella. L'anno prima i tartari assedianti la genovese Caffa (attuale Feodosia, Ucraina) con le catapulte avevano lanciato cadaveri appestati oltre le mura. I genovesi la portarono in Europa. Ma chissà i tartari (che i cinesi chiamavano mongoli) dove l'avevano presa.
Solo con la pace di Passarowitz del 1718 gli europei riuscirono a liberarsi dalla peste. Già: le vittore del principe Eugenio di Savoia sui turchi avevano riguadagnato i Balcani alla Cristianità e da allora i controlli alle frontiere furono occhiuti e inflessibili su tutto quello che arrivava dall'Oriente. Le famose coperte al vaiolo care alla letteratura western (Tex Willer ci perse la moglie indiana)? Le avevano inventate gli inglesi nella guerra dei Sette Anni contro i francesi nelle colonie americane. Meglio, contro i loro alleati pellerossa, che gli inglesi sapevano essere molto più sensibili alla malattia dei bianchi.
Avevano letto i resoconti dei gesuiti nell'America del Sud, dove morbillo e vaiolo, portati dagli inconsapevoli spagnoli, avevano sterminato gli indios privi di anticorpi. Nella patria delle libertà, gli Usa, Mary Mallon (1869-1938) morì in carcere senza reato. Era una cuoca irlandese portatrice sana di tifo. Typhoid Mary (come venne detta) fu schiaffata in isolamento perpetuo senza misericordia. Ma le malattie non fanno distinzione di ceto e condizionano la storia. Alessandro Magno e Cavour morirono di malaria. Il primo stava allargando il suo impero a Occidente, il secondo era contrario allo stato d'assedio nel Sud. Fossero vissuti un altro po' la storia sarebbe stata diversa.
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