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Niente di nuovo sotto il sole. O meglio in riva al mare, per la precisione all'Ariston di Sanremo. Sono arrivati i nomi delle co-conduttrici dell'ormai prossima settantaduesima edizione del Festival della canzone italiana che si trascina ormai stanco tra giovani artisti rastrellati tra talent e social network e vecchie glorie imbellettate da ripresentare in salsa rock. Ieri sono dunque arrivati i nomi delle quattro donne che affiancheranno Amadeus alla conduzione, o meglio tre, uno era già stato annunciato settimane fa, quello di Chiara Ferragni, imprenditrice digitale, regina delle influencer, che ha fatto parlare di sé perché ha devoluto l'intero incasso del suo compenso all'associazione Di. Re. - Donne in rete contro la violenza.
Si legge nel codice etico presente del loro sito: «D.i.Re affronta il tema della violenza maschile sulle donne assumendo i saperi e le pratiche femministe come chiavi di lettura essenziali della realtà e come fondamento delle sue pratiche antiviolenza; situa il proprio operato assumendo l'ottica della differenza di genere e collocando le radici di tale violenza patriarcale nella storica, ma ancora attuale, disparità di potere tra uomini e donne nei diversi ambiti sociali». E così era stata coperta la quota neofemminista.
Poi è giunto l'annuncio degli altri tre nomi. Paola Egonu, ventiquattrenne campionessa del volley veneta figlia di genitori di nazionalità nigeriana. Perché è stata scelta? Lo raccontano i titoli dei giornali di ieri. Il Corriere della Sera «Egonu, storia di un riscatto contro il razzismo e le discriminazioni sessuali», Il Messaggero: «Paola Egonu: gli insulti razzisti e l'amore "senza genere"». La pallavolista ha fatto parlare di sé nel 2018 grazie al suo cosiddetto coming out in cui aveva dichiarato di amare una donna, salvo poi specificare che però non era certo una cosa definitiva e quindi era improprio etichettarla come "lesbica".
Poi è stata protagonista della cronaca quando, dopo una semifinale, in un momento di frustrazione, aveva dichiarato «quando mi domandano perché sono italiana io mi chiedo perché rappresento persone del genere». Facile immaginare di cosa parlerà nel suo monologo, ovvero lo spazio che gli autori del Festival hanno creato negli ultimi anni per far vedere che la co conduttrice non è una banale valletta vittima del patriarcato sessista, parla, eccome, e ci farà omaggio del suo sermone.
Dalla quota fluidità passiamo a quella trans, non sia mai che finisca dimenticata, ed ecco che abbiamo Chiara Francini, attrice e conduttrice con al suo attivo numerose medaglie arcobaleno, tra cui la conduzione di Love me gender e Drag race Italia perché «l'arte drag è una risposta al clima d'odio che attraversa il Paese», aveva detto. Tra le sue perle da lasciare ai posteri abbiamo «I maschi eterosessuali attori sono egotici e tremendi. L'attore è un coacervo di fragilità, li trovo le persone meno affascinanti sulla terra». Così, tanto per gradire.
Infine c'è Francesca Fagnani. Amadeus è uno che impara dagli errori e si è guardato bene dal dire quello che gli era scappato nel 2020, quando presentando Francesca Sofia Novello, fidanzata di Valentino Rossi, aveva detto: «Bella, bellissima. Sa stare un passo indietro rispetto a un grande uomo» attirandosi fulmini e saette oltre che una pioggia di accuse di sessismo, con lady Mentana questo non avviene. È una giornalista naturalmente, una belva, la regina del suo seguitissimo programma e Chicco mitraglietta non è nemmeno nominato.
Il cast è completo, non manca più nessuno. Nemmeno i due liocorni. Ah, no, c'è un altro nome che salirà sull'arca. È quello del presidente ucraino Zelensky, in video collegamento. Anche lui farà il suo monologo, rigorosamente in tuta mimetica, mentre il calendario segna un anno dall'inizio della guerra. Ma perché? Erano meglio le canzonette.
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