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INDIFFERENZA E SUPERFICIALITÀ VERSO L'IMMIGRAZIONE: QUANDO LO STATO NON FA LO STATO 
di Claudio Risè
 

La menzogna dello Stato prepara la barbarie di domani. L'indifferenza e superficialità verso l'immigrazione, spacciata dallo Stato italiano per accoglienza e apertura, ha creato l'habitat ottimale per i raid anti immigrati di questi giorni a Ponticelli (Napoli), che domani potrebbero moltiplicarsi altrove.
 
 Far finta di niente e non proporre regole, da parte di chi ha per funzione l'attenzione e l'offerta di norme, come appunto lo Stato (o i genitori), tradisce la propria ragione di essere e abbandona gli altri che gli sono affidati. Nella vicenda dell'immigrazione, il non dare regole e il non applicarle ha tradito sia i cittadini dello Stato sia i migranti che vi si sono installati, al di fuori di norme, possibilità di vita e servizi adeguati alla loro sopravvivenza e convivenza con i cittadini residenti.
La giovane rom che cerca di rubare la neonata mentre la madre è impegnata nelle faccende, scatenando così la reazione devastante degli abitanti di Ponticelli che cercano di cacciare gli immigrati col fuoco, illustra certo le tenebre che avvolgono (forse per buona parte della vita) il cuore dell'uomo. Ma è proprio per ridurre questa tenebra del cuore e delle menti e per far spazio alle possibilità di vita e di convivenza il più possibile civile, che nasce quell'ingombrante e costosa entità che è lo Stato. Il quale poi muore, nella sua legittimazione e nelle sue ragioni, quando un ministro (come Giuseppe Fioroni) denuncia un Comune (come quello di Milano) per non aver dato la precedenza nelle scuole ai figli di persone che non dovevano trovarsi sul suo territorio, gli immigrati clandestini. Un episodio tra mille, ma significativo di uno stile di menzogna e di violazione del diritto (sul quale lo Stato si fonda) che, nella storia, ha poi sempre prodotto violenza e imbarbarimento. La paura, il timore di non essere liberi perché l'altro, l'“irregolare”, ti può rubare il bambino o stuprare i figli, è un sentimento ancestrale, profondissimo, che quando viene risvegliato può avere le conseguenze devastanti che stiamo vedendo.
Lo Stato viene costituito proprio per tenere sopiti quei sentimenti e quelle pulsioni, garantendo libertà e sicurezza. Certo che sugli “irregolari” vengono “proiettati” anche aspetti terrificanti della psiche di chi li attacca. Certo che il ragazzo di borgata che, volteggiando col motorino, lancia la molotov contro le baracche non è meglio dei loro abitanti. Anzi, in questo momento, è certamente peggiore, perché si sente in una posizione di forza e cerca di approfittarne, senza amore e senza pietà. Ma è proprio perché questo si sapeva già da prima che gli immigrati arrivassero, che i loro insediamenti andavano accuratamente monitorati misurandoli con la capacità di accoglimento del territorio. La demagogia, in politica, è essa stessa un atto di delinquenza, perché facendo mancare le condizioni per la libertà e la sicurezza all'interno della comunità fa uscire i lati peggiori di tutti, dei cittadini e dei migranti. Ministri e deputati che nulla rischiavano se non il posto (abbandonato poi del resto con lautissime rendite e pensioni) hanno distrutto per vanità e demagogia intere comunità. Ricordiamocelo, perché non si ripeta.
 

 
Fonte: fonte non disponibile, 22 maggio 2008