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L’annuale rapporto del ministero della Salute sul numero degli aborti in Italia dovrebbe suscitare rinnovati sentimenti di sdegno e di ribellione, soprattutto in chi è impegnato nella nobile causa della difesa della vita umana innocente. Circa 116.000 omicidi legalizzati nel 2009 ed un numero imprecisato di vittime causate dagli abortivi chimici e dalla cosiddetta contraccezione d’urgenza.
Gli aborti diminuiscono (di circa il 3%, pare, rispetto al dato dell’anno precedente) e la situazione italiana è decisamente in controtendenza rispetto agli altri Paesi europei dove vigono legislazioni simili. La relazione del ministero della Salute mette in luce alcuni interessanti aspetti: sembra emergere l’infondatezza della tesi delle difficoltà economiche come causa principale del ricorso all’aborto (ciò non è di poco conto considerato che il sostegno economico alle madri in difficoltà è la forma di intervento più utilizzata e sponsorizzata dai centri di aiuto alla vita sparsi nel territorio nonché dalla maggior parte delle forze politiche presenti in Parlamento); infatti, circa la metà degli interventi abortivi riguarda donne coniugate e con occupazione lavorativa, mentre oltre il 45% donne senza altri figli da mantenere. Curiosamente, il differente panorama della situazione italiana rispetto agli altri Paesi industrializzati viene considerato un chiaro segnale del fatto che l’aborto, almeno in Italia, non è mezzo per il controllo delle nascite.
Tale relazione di causalità è in realtà una contraddizione in termini dal momento che ogni aborto volontario è espressione diretta della volontà di impedire la nascita di un essere umano. Non si capirebbe, altrimenti, il “primum movens” di una legge che è stata promulgata proprio per consentire tale possibilità di scelta. Tuttavia, quel che ci preme denunciare è la predominanza di una mentalità “orizzontalista”, in cui il dato naturale tende a prevalere su quello soprannaturale.
Lo scandalo principale di una legge come la 194 non è la perdita di vite umane innocenti ma il pervertimento delle coscienze da essa direttamente provocato, conducendo una moltitudine di anime (soprattutto giovani) a non discernere più il bene dal male, il lecito dall’illecito. Occorre ribadire il concetto che anche qualora, per assurdo, il numero degli aborti scendesse fino ad arrivare vicino allo zero, avremmo comunque l’obbligo di combattere e di denunciare l’intrinseca iniquità di leggi civili in chiaro contrasto con l’ordine morale naturale voluto da Dio ed inscritto nel cuore di ogni uomo.
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