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Il 18 giugno 2011 a Torino, Carlo Casini ha costituito una federazione con alcuni MpV e CAV del Piemonte, nonostante esista già in Piemonte, dal 1991, una federazione regionale attiva, impegnata, culla di numerose iniziative per la vita, a livello culturale, sociale, e di collaborazione con le Istituzioni.
Un atto gravissimo, che lascia sgomenti, perché compiuto in spregio ad ogni regola di democrazia, ad ogni istanza di diritto (ancora nell'ultima assemblea regionale il direttivo in carica era stato confermato a larghissima maggioranza), e al rispetto per le persone. (...)
Tutta la vicenda vede in gioco non tanto l'appartenenza al Comitato Verità e Vita di alcuni membri del direttivo di federvita Piemonte e dei CAV e MpV piemontesi (ma è un delitto?) quanto il modo di concepire l'appartenenza al Movimento per la Vita, il modo di essere Movimento per la Vita.
E' evidente che per Carlo Casini l'unico modo possibile di far parte del Movimento per la vita è quello di uniformarsi acriticamente e in silenzio a quanto da lui deciso.
Bandita dal Movimento per la Vita la ricchezza dei carismi, della differenza di stile nell'annuncio della verità sull'uomo, del diverso angolo di visuale, della diversa opinione sulle strategie da impiegare per perseguire gli obiettivi definiti dallo statuto. Tutto ciò che nel volontariato è ricchezza, fermento per rinnovarsi e mantenere accesi impegno e volontà, in questo Movimento per la vita oggi non trova più posto.
Il Presidente Casini, in politica da decenni, ha inevitabilmente introdotto nel MpV logiche, prassi, procedure di tipo partitico: come il segretario di un qualunque partito politico, impegnato a conseguire voti e consensi elettorali, decide che occorrono uniformità e obbedienza alle linee da lui indicate.
Chi non è d'accordo può andarsene.
Che queste linee siano poi le migliori e le più efficaci a salvaguardare la vita dell'uomo, non è detto.
Dimostra anzi il contrario la vicenda della legge 40/2004 sulla fecondazione artificiale: una legge voluta, promossa dal Presidente Casini e smantellata non tanto dalle sentenze "creative" di certi giudici, quanto dalla sentenza n. 151 della Consulta che ha trovato all'interno della legge stessa la contraddizione a quel principio di tutela dell'embrione, tanto sbandierato, enunciato nell'art.1 della stessa legge.
Come puntualmente era stato previsto da chi, a proposito di questa legge, non era d'accordo con lui.
Accadrà lo stesso, purtroppo, per la legge sulle DAT.
Chi ama il Movimento per la Vita ed ha assistito in questi anni al suo progressivo inaridimento, al proliferare di iniziative irrilevanti e poco incisive nell'ostacolare la cultura della morte che avanza senza argini, chi è consapevole che ormai è solo il grande cuore dei CAV che pulsa e continua a strappare bambini all'aborto, non può non essere turbato.
La vicenda del Piemonte, per quanto gravissima e penosa per tutti i volontari che l'hanno subita, è solo in definitiva un sintomo del malessere che attraversa il Movimento per la vita al quale occorrono, per sopravvivere e per riprendere il suo ruolo di sentinella della vita, di grillo parlante, come diceva Francesco Migliori, primo e indimenticabile presidente, un severo esame sulle cause dell'affievolirsi del suo impegno nella proclamazione della verità e un rinnovamento che ridia slancio e vigore alla sua missione.
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