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CI SALVERANNO LE VECCHIE ZIE
L'ultimo libro di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro
di Fabrizio Cannone
 

Taluni associano la difesa della Chiesa, della sua dottrina e della sua divina Tradizione ad uno spirito chiuso, serioso, bacchettone e antiquato. Non v'è crediamo smentita più flagrante di tale opinione che la già ricca produzione dell'avvincente duo Gnocchi-Palmaro, entrambi valentissimi apologeti cattolici, che dopo molte opere a dir poco esilaranti, ma anche profonde, hanno appena pubblicato un ennesimo saggio di battaglia, pur farcito con ironia e sagacia (cfr. Alessandro Gnocchi – Mario Palmaro, Ci salveranno le vecchie zie. Una certa idea della Tradizione, Fede & Cultura, Verona 2012, pp. 180, € 15).
Oggi la crisi economico-sociale ha in qualche modo generalizzato e perfino banalizzato il concetto di crisi, in realtà estendibile a cose ben più importanti e serie che l'economia, la finanza e lo spread: viviamo, almeno da mezzo secolo, una crisi di fede inaudita e apparentemente insuperabile; una crisi epocale della famiglia e di tutti quei "valori non negoziabili" su cui deve necessariamente fondarsi ogni società e ogni Stato secondo giustizia.
In questo contesto, in cui perfino larga parte del clero e del mondo politico cattolico sembra prendere lucciole per lanterne, chi ci salverà?
«Ci salveranno le vecchie zie. Oppure i vecchi preti e i vecchi sindaci di Guareschi, i vecchi maestri di Peguy, il vecchio uomo comune di Chesterton, i vecchi hobbit di Tolkien... Insomma, ci salverà qualcuno che venga da un mondo immune dall'infezione propagata dalla modernità e del suo cadavere putrescente che va sotto il nome di postmodernità. Qualcuno che non ha bisogno di perdere tempo spiegando che cosa sia la Tradizione per il semplice fatto che la vive sino nelle pieghe minuziose della sua vita quotidiana» (p. 5). Insomma i due noti giornalisti lombardi mostrano e confutano, come al loro solito (cf. Catholic Pride, Io speriamo che resto cattolico, la Bella addormentata, etc.), le mille aberrazioni della fanta-teologia progressista, nominando esplicitamente le gravi deviazioni teologiche del cardinal Martini (requiescat in pace), del priore di Bose, di mons. Tonino Bello, di Vito Mancuso e degli altri pseudo profeti del nulla. «Il panorama attuale è simile a quello immediatamente successivo a una catastrofe nucleare» (p. 17). Ma tutto questo senza saccenteria o pedanteria, e collocandosi volontariamente dalla parte del cattolico comune, a volte confuso certo, ma più spesso ingannato senza sua colpa da pastori che non pascolano affatto...
In questo libretto poi, i due autori hanno qua e là delle sante bordate anche contro certi "tradizionalisti" che si auto-incensano come gli auto-nominati Custodi della verità, non senza «disprezzare coloro che hanno compiuto solo il primo passo sulla strada giusta» (p. 18). Certo non bisogna cedere in nulla nei principi, come insegnano Palmaro e Gnocchi in tutto il loro pregevole saggio, ma gli uomini non sono principi, sono uomini e come tali vanno presi: senza compiacenza per i loro errori, ma con cuore e pietà per le loro debolezze, oggi derivanti in larga parte dal caos generalizzato più che da cattiva volontà.
In fondo le "vecchie zie" a cui Gnocchi-Palmaro affidano il compito di risollevare una Chiesa desolata e quasi ferita a morte, sono le persone semplici e come tali fedeli, semplicemente, alla Tradizione e al Vangelo tutto intero. Ma già da subito, in attesa del ricambio generazionale, tutti i "giovani nipoti" quali noi siamo, dobbiamo formarci a quello spirito di lotta e di martirio che è lo spirito puro e vergine che brilla nella vita del Maestro, dei Santi e dei nostri tantissimi Padri nella fede.

 
Fonte: Corrispondenza Romana, 28/11/2012