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Agora è un film spagnolo del 2009 diretto da Alejandro Amenábar, intepretato da Rachel Weisz. Il film, in lingua inglese, è uscito il 9 Ottobre in Spagna. È stato presentato al Festival di Cannes 2009 come film fuori concorso.
LA TRAMA
Il film narra della vita e della morte della filosofa Alessandrina Ipazia (Rachel Weisz) e del suo assassinio per mano della folla Cristiana nel Marzo del 415. Mentre le rivolte e gli attacchi da parte dei gruppi religiosi imperversano ad Alessandria d'Egitto, Ipazia tenta di difendere il mondo antico, rappresentato dal sapere della famosa Biblioteca di Alessandria. I Cristiani, in rapida ascesa e guidati dal fanatico vescovo Cirillo di Alessandria, la cui ambizione è la distruzione delle altre religioni presenti ad Alessandria, minacciano la coesistenza pacifica promossa dal prefetto Oreste. Allo stesso tempo, lo schiavo Davo (Max Minghella) è diviso tra l'infatuazione per la filosofa e la speranza nella libertà che il movimento Cristiano sembra offrire.
IL COMMENTO DI CAMMILLERI
Poiché non pochi lettori mi avvisano dell’appello in circolazione circa un film su Ipazia, l’intellettuale pagana trucidata da un gruppo di cristiani verso il 415, ecco come andò la cosa (mi sono consultato, per vostra sicurezza, con Vittorio Messori). Ipazia non fu uccisa per ordine di s. Cirillo di Alessandria né per motivi religiosi bensì politici. I linciatori erano alcuni eretici «parabolani», cristiani fanatici che avevano mutuato il nome dai gladiatori che affrontavano i leoni (prima che Teodosio abolisse tali spettacoli nel circo). Disprezzavano la vita e, volendo morire al più presto per Cristo (secondo loro), si consacravano con giuramento ad assistere gli appestati e i malati di malattie infettive. Cirillo cercava di tenerli a bada ma a un certo punto scoppiò un dissidio politico tra lui e il prefetto di Alessandria, Oreste. Costui era sospettato di paganesimo e così i parabolani (cui si aggiunse qualche monaco fuori controllo) se la presero con Ipazia, che di Oreste era la favorita. Si aggiunga l’astio tutto egiziano per Bisanzio, di cui Oreste era rappresentante. Un astio che giocò il suo ruolo quando arrivarono gli arabi, i quali furono accolti in Egitto praticamente con gaudio per odio antibizantino (Costantinopoli aveva la mano pesante soprattutto con le tasse). Cirillo seppe del linciaggio a cose fatte.
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