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Che la battaglia culturale sia perduta (anzi, non è mai stata nemmeno combattuta) è dimostrato dal fatto che i temi cattolici per acquistare, non tanto rilevanza, quanto almeno visibilità, devono essere proposti da laicisti di intemerato curriculum. La rispettabilità infatti è data dalla qualifica «laico, democratico e antifascista», meglio se di lunga data. Se di qualcosa parlano Repubblica o il Corriere della sera esiste, sennò non conta. Così, anche gli argomenti strettamente religiosi vengono alla ribalta solo se accennati da Scalfari, Augias, Della Loggia e compagnia «autorevole», e pazienza se non sanno nemmeno il catechismo.
CATTOLICI, SE CI SIETE BATTETE UN COLPO
I cattolici non hanno neanche uno straccio di rappresentanza politica e dei loro voti non importa niente ad alcun politico, proprio perché sono, parafrasando il Vangelo, «come pecore senza pastore». Venuta meno la Dc, i vertici ecclesiali si sono ripiegati su una specie di «scelta religiosa» (che poi non è nemmeno religiosa, ma sociologica) e quando hanno provato a indirizzarsi su qualcuno hanno fatto solo disastri (vedi il fallimentare appoggio a Monti, che ha avuto, per giunta, il bel risultato di dare forza alla componente laicista dei berluscones). Certo, non è che i democristiani fossero granché come defensores fidei, ma adesso è senz'altro peggio. Così, non resta che pregare (e infatti i cattolici «votano coi piedi», andando ad affollare i grandi santuari mariani), possibilmente uti singuli.
Già, perché dalle gerarchie c'è da aspettarsi al massimo qualche preghiera interreligiosa, che non si sa bene quanta efficacia abbia al cospetto del Padreterno. Ci si faccia caso: l'unica preghiera pubblica che ha funzionato è stata quella indetta, con digiuno, da papa Francesco, per scongiurare l'intervento americano in Siria. I vescovi francesi, invece, hanno chiamato a un digiuno «ecologico» per la famosa «salvaguardia del Creato». E in Francia il buonsenso resta appaltato a chi comanda davvero, cioè ai neo-giacobini, sperando che qualcuno di loro faccia il girondino quando si accorge che forse si sta esagerando.
LA FRANCIA SI RISVEGLIA
Il fatto è questo: il 26 giugno ultimo scorso la solita Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato la Francia accogliendo il ricorso di due coppie omosessuali francesi. Questi quattro si erano serviti da uteri in affitto esteri e pretendevano che i frutti dei contratti fossero regolarmente iscritti all'anagrafe nazionale. Ma in Francia il ricorso a uteri in affitto è vietato e il presidente François Hollande, bontà sua, ha detto chiaro e tondo che finché ci sarà lui non se ne parlerà nemmeno. Sì, però il governo francese non ha ancora fatto appello contro la sentenza della Corte europea.
Ora, poiché il tempo passa e tal governo sull'argomento latita, un nutrito gruppo di intellettuali e politici francesi è sceso in campo a tirare Hollande per la giacchetta. Tutti di sinistra. Tra loro ci sono nomi noti anche da noi, come Lionel Jospin, che è socialista ed è stato premier, e M. G. Buffett, addirittura ex segretario del Pcf, il partito comunista francese. Questi hanno ricordato a Hollande che la sua contrarietà alla maternità surrogata risale al febbraio 2013 e che la République si aspetta da lui che faccia qualcosa. Gli argomenti addotti vanno da quelli congeniali alla loro «cultura» (i ricchi possono andare a ordinare figli all'estero, i poveri no) a quelli di mero buonsenso e che riguardano la dignità della persona: una donna non può essere un sacco che si riempie e si svuota a pagamento, né un bambino può essere «commissionato». Dunque, Hollande si spicci a fare ricorso perché altrimenti chiunque potrà farsi fabbricare figli chissà dove e poi pretendere che vengano registrati come francesi. A noi non rimane che sperare che qualche levata di scudi del genere avvenga anche in Italia, scudi di sinistra s'intende, perché da noi una destra semplicemente non esiste.
IL PRESUNTO "PRESTIGIO" DELLA CORTE EUROPEA
I valori cattolici (che poi non sono neanche cattolici ma semplicemente umani) sono nelle mani di iniziative spontanee dal basso, da cui è già tanto se i capoccioni di riferimento non prendono le distanze. La Corte europea? Basta dire che a quegli scranni si è candidato Luigi «Giggino» De Magistris, ex magistrato e ora sindaco di Napoli, città dove ha appena celebrato con grande enfasi di stampa nozze gay (che in Italia sarebbero – ancora - vietate). Data la sua provetta gestione della città più difficile d'Italia, sa bene che la rielezione può scordarsela, perciò aspira a officiare nientemeno che i diritti umani d'Europa, bacchettando addirittura gli Stati. Diceva un grande napoletano: ma ci faccia il piacere!
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