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È lecito e proponibile dare la precedenza ai cristiani tra i profughi che bussano alle porte dell'Europa? La domanda torna di estrema attualità dopo che Marco Tarquinio, il direttore di Avvenire, giornale della Conferenza episcopale italiana, il 18 settembre ha detto un "no" secco con un editoriale dal titolo "Non in nome nostro". Un editoriale dai toni molto duri che in realtà voleva rispondere alla campagna pro-cristiani lanciata da Il Giornale (ovviamente mai nominato, nel miglior stile clericale: come se i lettori di Avvenire avessero l'obbligo di leggersi tutto quanto viene pubblicato per capire con chi ce l'ha il "loro" direttore).
Lasciando da parte espressioni e commenti astiosi che si spiegano con la stizza verso il direttore di un giornale che "invade" un territorio che Avvenire evidentemente giudica di sua esclusiva competenza, vale la pena concentrarsi sulle affermazioni che riguardano il nocciolo del problema. E che possono essere riassunte in questo passaggio: «Non è possibile immaginare un'accoglienza selettiva: abbracciare il profugo siriano o iracheno di fede cristiana e confinare oltre un filo spinato lo yazida o l'alauita o il druso o il musulmano (sciita o sunnita che sia). E come? Con quali strumenti del diritto delle genti, quali manganelli e, soprattutto, quale intelligenza umana e quale cuore? E comunque chi conosce il Vangelo e ascolta davvero la parola del Papa e dei successori degli apostoli, sa che una simile proposta non può essere neanche pensata in nome di Cristo. E perciò mai potrà essere avanzata in nome della comunità cristiana. Lo dico senza incertezze: mai in nome nostro».
ACCOGLIENZA SELETTIVA
Affermazioni strane, visto che non più tardi del 5 settembre scorso lo stesso quotidiano commentava positivamente l'«accoglienza selettiva» della Germania che aveva deciso di aprire le frontiere per i soli profughi siriani. E due giorni prima, addirittura aveva dato spazio all'appello dell'Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), che chiede una corsia preferenziale per i profughi cristiani provenienti da Siria e Iraq. E guarda caso, l'iniziativa de Il Giornale è proprio una risposta all'appello di Acs.
Viene perciò il sospetto che il giudizio sull'«accoglienza selettiva» dipenda da chi la propone. In ogni caso Tarquinio afferma che né il diritto internazionale né il Vangelo permettono un'iniziativa di questo genere. Questo però è falso, e si basa sulla presunzione che tutti coloro che migrano siano uguali e godano di uguale diritto a stabilirsi in un paese terzo. Il che non è assolutamente vero sia dal punto di vista della realtà (tra quanti stanno arrivando in Europa ci sono tipologie di migranti molto diverse) sia dal punto di vista del diritto, che infatti distingue ad esempio tra rifugiati, profughi e migranti economici, con relative procedure e condizioni che danno diritto o meno di stabilirsi in un paese diverso dal proprio. Inoltre, nel caso della Siria e dell'Iraq si aggiunge il fatto che i cristiani non fuggono soltanto a causa della guerra ma soprattutto per la persecuzione a cui sono soggetti e che è universalmente riconosciuta. Questo dà loro diritto a vedere accolta immediatamente la loro richiesta di asilo, senza passare dalle tradizionali, lunghe, procedure per l'accertamento dei casi di persecuzione. Come chiede l'Aiuto alla Chiesa che Soffre, e come il diritto internazionale giustifica.
IL CARDINALE GIACOMO BIFFI
Quanto al Vangelo e ai successori degli apostoli, sarebbe qui inutile riprendere le sempre valide argomentazioni che nel 2000 espose il cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo di Bologna [L'EUROPA O RIDIVENTERA' CRISTIANA O DIVENTERA' MUSULMANA https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1980], e che Tarquinio nel suo editoriale ha cercato di salvare con una ardita contorsione del pensiero. Basta invece ricordare che proprio nelle scorse settimane è stato il nunzio apostolico presso le Nazioni Unite a Ginevra, monsignor Silvano Tomasi (uno che ai migranti ha dedicato tutta la vita), a giustificare la richiesta della Slovacchia di ospitare soltanto profughi siriani cristiani: «L'accoglienza, la generosità è un dovere, ma va trovato un punto d'equilibrio per tutelare anche la popolazione che accoglie e soprattutto va rispettato il diritto dei Paesi a mantenere la propria identità», aveva detto a La Nuova BQ.
Nella stessa occasione monsignor Tomasi aveva poi fatto riferimento a un altro elemento importante di cui tener conto nell'ospitalità, vista la complessità del fenomeno che abbiamo davanti, ovvero la disponibilità e la volontà di integrarsi. Argomento che si rivolge soprattutto all'immigrazione islamica che è quella che comporta i maggiori problemi in proposito. Da questo punto di vista evitare la questione, impedire qualsiasi ragionamento in nome di una lettura astratta del Vangelo, è un gesto irresponsabile, come del resto avvertono da tempo vescovi e preti siriani e iracheni.
STABILIRE DEI CRITERI PER GESTIRE L'IMMIGRAZIONE
La questione è di estrema attualità dati gli eventi delle ultime settimane, questa ondata improvvisa attraverso i Balcani e l'Europa centrale che, almeno in parte, somiglia troppo a un qualcosa di organizzato. Le testimonianze che arrivano dalla Croazia negli ultimi giorni dovrebbero costituire un allarme: troppo informati molti profughi sulle strade da seguire, perfino sugli orari dei treni, con disponibilità economiche curiose per chi da tempo è in fuga. A mettere in rilievo queste stranezze è stato anche Andija Hebrang, inviato speciale del presidente croato per il problema dei migranti. Hebrang ha anche osservato che tra coloro che stanno attraversando la Croazia la presenza di siriani è irrilevante. Dato confermato a un giornale croato da un interprete di origine siriana che vive in Croazia dal 1984 e afferma che «molti profughi non vengono dalla Siria, molti non parlano neanche l'arabo». Ulteriore conferma arriva da Frontex, l'agenzia europea per il controllo delle frontiere, che denuncia un vero e proprio boom di passaporti siriani falsi. E stessa cosa ha dimostrato un giornalista britannico che ha acquistato in Siria un passaporto falso, e oggi afferma che almeno il 2% di coloro che in queste settimane hanno sfondato le frontiere sono terroristi infiltrati. Impossibile dire se la percentuale indicata sia realistica, ma certamente i servizi di intelligence dei paesi europei sono in allarme per questa massa di persone entrata nel cuore dell'Unione Europea in pratica senza alcun controllo.
Perciò cercare di comprendere il fenomeno di questa migrazione; stabilire dei criteri per gestire un flusso di persone che - continuasse in queste proporzioni - rischierebbe di provocare una grossa instabilità nei paesi europei; fare distinzioni tra le diverse situazioni che sono all'origine degli arrivi; soccorrere tutti ma dare la possibilità di restare solo a chi ne ha il diritto; garantire corsie preferenziali ai cristiani perseguitati; tutte queste cose non sono soltanto lecite, ma doverose. A tutela del bene comune, compreso il bene degli immigrati che hanno il diritto di risiedere nei nostri Paesi.
Nota di BastaBugie: a proposito di immigrazione ecco la parte conclusiva dell'interessante articolo della redazione di Tempi "L'Arabia Saudita non accoglie migranti, ma si offre di costruire in Germania 200 moschee per i profughi musulmani '' pubblicato il 18-09-2015 su Tempi:
I paesi arabi, come Qatar o Arabia Saudita, si sono rifiutati di accogliere anche solo un migrante, nonostante le ingenti disponibilità economiche. La paura che entrino nei loro regni terroristi dello Stato islamico è troppo grande. E del resto, i profughi, specie quelli siriani, non hanno nessuna intenzione di andare a vivere nella Penisola arabica, preferendo l'Europa e le libertà che garantisce.
Riyad però non se l'è sentita di abbandonare del tutto i musulmani che fuggono dalla guerra in Siria, che la stessa Arabia Saudita fomenta, finanziando e armando milizie jihadiste. E così ha pensato di prendere due piccioni con una fava: aiutare i profughi e diffondere l'islam in Europa.
Per questo, come riportato dal tedesco Frankfurter Allgemeine, che cita il giornale libanese Al Diyar, ha offerto ad Angela Merkel di pagare per la costruzione di 200 moschee in Germania. Così, attacca il quotidiano tedesco, con la scusa di aiutare i rifugiati, l'Arabia Saudita cerca di estendere la sua influenza anche in Occidente. Non si sa quale sia stata la risposta tedesca.
E dire che i monarchi assoluti sauditi ne hanno di posto in casa: dispongono infatti di oltre 100 mila tende, al momento inutilizzate, dotate di aria condizionata, che servono ogni anno per accogliere i pellegrini che si recano alla Mecca. Ma per i pellegrini che scappano dalla guerra non c'è neanche un buco libero.
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