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POPIELUSZKO, NON SI PUO' UCCIDERE LA SPERANZA
Il film (che non ci vogliono far vedere in Italia) che ricorda l'eroico don Jerzy assassinato dai servizi segreti della Polonia comunista
di Giuseppe Biffi
 

A distanza di un mese dall’uscita nelle sale cinematografiche, il film “Popieluszko” (sottotitolo:) è proiettato solo in Lombardia in un’unica sala in provincia di Milano, a Gorgonzola (Sala Argentia).
Incredibile ma tristemente vero, dato che il film “Popieluszko” narra la vicenda del cappellano del sindacato polacco Solidarnosc, il Servo di Dio Don Jerzy Popieluszko, che fu assassinato dai servizi segreti della Polonia comunista nell’ottobre del 1984. Perché quel sacerdote di 37 anni, dal viso da ragazzo ma con una volontà di ferro e una passione per la verità, era diventato un simbolo per i polacchi e così scomodo per il regime? Oltre al lavoro parrocchiale, don Jerzy svolgeva il suo ministero tra gli operai organizzando conferenze, incontri di preghiera, assistendo ammalati, poveri, perseguitati. «Una volta al mese - scrisse Luigi Geninazzi su Avvenire del 19 ottobre 2004 - celebrava la "Messa per la patria", una tradizione che risaliva all'Ottocento quando la Polonia senza Stato difendeva la sua identità rifugiandosi sotto il manto della Chiesa cattolica. "Poiché con l'instaurazione della legge marziale (introdotta nel 1981) ci è stata tolta la libertà di parola, ascoltiamo la voce del nostro cuore e della nostra coscienza", diceva, invitando i polacchi "a vivere nella verità dei figli di Dio, non nella menzogna imposta dal regime". A conclusione delle Messe per la patria chiedeva ai fedeli di pregare "per coloro che sono venuti qui per dovere professionale", mettendo in imbarazzo gli spioni dell'Sb, il servizio di sicurezza». «Avevano deciso di fargliela pagar cara - conclude Geninazzi -. Iniziarono con le minacce, seguirono con le perquisizioni che portarono all'ordine d'arresto per il "prete sovversivo". Fino a quando, la notte del 19 ottobre, gli maciullarono la bocca dopo avergli fracassato il cranio a colpi di manganello. Un delitto compiuto con ferocia bestiale. I mandanti non furono mai giudicati. Gli imputati vennero condannati ma ebbero la pena ridotta e sono già usciti tutti dal carcere. Don Jerzy continua a vivere: sulla sua tomba si recano in pellegrinaggio milioni di persone che lo venerano come il testimone della resistenza morale e spirituale della nazione polacca. Eroe della libertà e testimone della fede, don Popieluszko ci appare come "l'autentico profeta dell'Europa, quella che afferma la vita attraverso la morte", ha detto Giovanni Paolo II».
Proprio in questi giorni in cui in tutta Europa si fa un gran parlare di diritto ai “minareti” e di attentato alla libertà religiosa nei confronti dell’Islam da parte del popolo svizzero, si deve constatare ancora una volta un ostracismo, un oscuramento e una colpevole dimenticanza di tutto ciò che parla della grandezza e della bellezza del cristianesimo e della cultura che da esso deriva e di cui anche i mussulmani beneficiano… ma solo da noi e non nei loro Paesi!
Mi auguro che ci sia chi, ancora amante della verità e della giustizia,  provveda - specialmente in ambito cattolico ma non solo -  a far si che il film “Popieluszko” riceva la dovuta attenzione.