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Ma come, fanno tutti finta di niente? Cento anni dopo la rivoluzione russa ormai russa pure la sinistra. E quell'Italia "dell'Est" che ci credette e che per anni ha frantumato i cocomeri di tutti col verbo marxista, facendone l'unico pensiero ammesso, non ha nulla da dichiarare.
Dicono che la rivoluzione d'ottobre va lasciata agli storici. Pur continuando anche oggi a pontificare su tutto e a ritenersi la parte migliore del Paese, la Sinistra "illuminata" sul proprio passato ha spento la luce.
Ma quando si farà una riflessione su questi cento anni da incubo che il comunismo ha regalato al mondo? Siamo stati sommersi nell'orrore come nessun'altra epoca storica e dobbiamo far finta di essere stati su "Scherzi a parte"?
Non dico di rifare la contabilità dei morti come il "Libro nero del comunismo" che finì all'indice pur avendone calcolati "solo" 85 milioni.
Ma almeno ci spieghino come sia stato possibile che tanti pensosi intellettuali si siano fatti paladini del comunismo. Oltretutto senza attenuanti perché già negli anni Trenta era evidente che il regime sovietico era un incubo infernale e dovunque il comunismo replicava l'orrore.
Com'è che generazioni di giovani borghesi, ben scolarizzati e ben pasciuti, si misero a inneggiare a Mao, Stalin, Castro, Che Guevara, ai regimi di Pol Pot e Ho Chi Min?
Aiuterebbe molto a capire l'eterno fenomeno del conformismo, purtroppo sempre attuale. E aiuterebbe pure quegli ex-giovani a conquistare oggi un po' di umiltà, visto che hanno archiviato l'ideologia, ma non la tracotanza.
IL PIÙ FORTE PARTITO COMUNISTA DELL'OCCIDENTE
Siamo stati il Paese col più forte Partito comunista dell'Occidente, abbiamo avuto un'intellighentsia che nel dopoguerra è passata (pressoché) in blocco dal fascismo al comunismo allestendo un'egemonia culturale soffocante.
Abbiamo avuto un '68 rosso che ha imposto l'eskimo e il pensiero unico nei giornali, nelle scuole, nelle fabbriche, nelle case editrici e nelle università cosicché non si aveva neanche diritto di parola se si coltivavano altre idee.
Negli anni Settanta l'Italia è stata messa a ferro e fuoco con una quantità di violenze e aggressioni. Ci sono state pure frange estreme - le "sedicenti" Brigate rosse, "compagni che sbagliano" - che hanno sparato (del resto tanti morti erano stati fatti dai "rivoluzionari" dopo il '45, come ci ricordano i libri di Gianpaolo Pansa).
Oggi siamo nel centenario della rivoluzione bolscevica che ha dato il via a questo disastro e fanno tutti finta di guardare altrove fischiettando?
Nessuno sembra sia stato comunista o marxista. Quisquilie giovanili. Tutti autoassolti in una grande amnesia collettiva.
Non dico che questo povero Paese avrebbe almeno diritto ad avere delle scuse, così come la povera gente che è stata ingannata da quella propaganda che faceva apparire come paradisiaci dei regimi stomachevoli, ma almeno un minimo cenno di riflessione autocritica a quasi venti anni dal crollo del comunismo all'Est, si può sentire da politici, intellettuali e giornalisti?
Sui media in questi giorni si rievoca il fatto storico della rivoluzione d'ottobre come se si parlasse delle guerre puniche. Non riguardano nessuno.
Eppure gran parte dell'establishment viene da quella storia e da quelle velleità rivoluzionarie giovanili. Perfino l'attuale presidente del Consiglio.
Di certo la mancata riflessione critica è servita a quell'establishment politico e ideologico, dopo il crollo del Muro di Berlino, per mantenere una sostanziale egemonia culturale e diventare paradossalmente in Italia il paladino del globalismo clintoniano, quello che Tremonti chiama "il mercatismo", cioè la sottomissione degli Stati (e quindi dei popoli) alla divinità assoluta e imperscrutabile dei "mercati".
DAI SANTUARI MOSCOVITI AI TEMPLI DI BRUXELLES
L'Unione europea di Maastricht e della moneta unica è la creatura più riuscita di questa ultima ideologia del Novecento e se prima si andava a celebrare il culto marxista nei santuari moscoviti oggi ci si reca nei templi di Bruxelles. Sempre sottomessi e ubbidienti.
Con l'ideologia "politically correct" che l'accompagna e che si è imposta tramite le presidenze Clinton e Obama, questa religione mercatista vuole azzerare tutte le identità (nazionali, statuali, religiose e pure sessuali) per trasformarci in apolidi consumatori/produttori, anonimi come il denaro. E l'uso strumentale delle masse migratorie è ormai evidente.
Ha scritto Costanzo Preve, un filosofo marxiano non allineato, che dopo il 1989 "le burocrazie amministrative del comunismo italiano" si sono riciclate come "personale politico di gestione dell'attuale americanizzazione culturale".
La classe dirigente che veniva dal Pci - che doveva farsi sbianchettare il passato - "è stato il vettore ideale dell'attuale processo di americanizzazione culturale, e di conseguente cancellazione dell'identità culturale nazionale" poiché politici e intellettuali di quell'area "provengono da una tradizione di precedente (...) negazione, implicita o esplicita, dell'identità culturale nazionale".
Così, insieme allo "stato nazionale", è stato progressivamente demolito anche lo stato sociale e da qui la perdita d'identità della Sinistra.
Il prefetto campione di questo passaggio da Mosca a Washington, via Bruxelles/Berlino, è l'ex presidente Giorgio Napolitano.
L'americanizzazione di cui si parla è quella che dalla fine degli anni Novanta ha fatto coltivare a Washington l'utopia di "un nuovo secolo americano", cioè di un mondo unipolare.
Utopia di dominio finanziario e militare coltivata sia dai repubblicani neocon di Bush che dai democratici liberal di Clinton e Obama, i quali infatti si sono trovati insieme a combattere contro Trump. Però Trump ha vinto e ora la Sinistra è in crisi dovunque.
Nota di BastaBugie: nel seguente video di dieci minuti si ricorda la Rivoluzione Comunista di Ottobre nell'anno del suo centenario (1917-2017). Il video commemora questo funesto evento intervistando la mummia di Lenin.
https://www.youtube.com/watch?v=OBvlp4ih4Oo
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