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Storia maestra di vita. Non sempre, però, perché l'uomo non impara dai suoi errori. Il piccolo Alfie ha appena ricevuto il più grottesco e sadico degli attestati di condoglianze. Arriva direttamente dalla direzione dell'ospedale Alder Hey che ha pervicacemente voluto, provocato e ottenuto la sua morte. Un comunicato che non può non risultare ipocrita e diabolicamente provocatorio.
"Desideriamo esprimere le nostre sentite condoglianze alla famiglia di Alfie in questo momento estremamente doloroso - si legge in un comunicato pubblicato sul sito dell'ospedale dove Alfie ha concluso la sua vita terrena a seguito di una crisi respiratoria -. Tutti noi esprimiamo sentimenti di vicinanza ad Alfie, Kate, Tom e tutta la sua famiglia e i nostri pensieri sono con loro".
Infine una considerazione su quanto accaduto in questi lunghissimi giorni: "Questo è stato un viaggio devastante per loro e chiediamo che la loro privacy e la privacy del personale di Alder Hey siano rispettate". Quale sia la privacy dell'ospedale da rispettare non è dato sapere.
IPOCRISIA, FALSITÀ E SFACCIATAGGINE
Ma il punto è un altro, al di là dell'ipocrisia, della falsità e della sfacciataggine con la quale l'ospedale nel nome del miglior interesse per Alfie causa la morte e poi sembra quasi esorcizzarla con un pietoso commiato.
E rimanda appunto alla storia. A quando nel 1943 lo psichiatra nazista Ernst Illing indirizzava ai genitori di uno dei bambini assassinati dai reparti speciali infantili istituiti dal Terzo Reich incaricato di eliminare fin dall'infanzia i bambini disabili.
Ecco il testo: "Devo comunicarvi il mio rammarico nell'informarvi che il bambino è morto il 22 gennaio 1943 per infiammazione delle vie respiratorie. (...) Egli non aveva fatto alcun tipo di progresso durante il suo soggiorno qui. Il bambino non sarebbe certamente mai diventato utile alla società ed avrebbe anzi avuto bisogno di cure per tutta la vita. Siate confortati dal fatto che il vostro bambino ha avuto una dolce morte".
Anche qui un bambino morto per complicanze respiratorie e anche qui ricorre il tema del fallimento di un progresso clinico. Ma ciò che è inquietante, è il tema dell'utilità alla società di quel bambino. Lo stesso termine che ricorre oggi con la sentenza del giudice sull'inutilità della vita di Alfie Evans e da qui il concetto di best interest che ha attivato il protocollo di morte per Alfie.
LA CARITÀ PELOSA E FALSA DEL DARWINISMO SOCIALE
Inoltre, la carità pelosa e falsa di chi dopo aver provocato la morte cerca di consolare i genitori. Davvero non c'è proprio nulla di nuovo sotto il sole. Il comunicato dell'Alder Hey Hospital assomiglia nei toni e nel risultato finale a quel programma di selezione eugenetica della società che aveva caratterizzato la società nazista. Un programma che nel nome della razza nordica e perfetta e del darwinismo sociale portò all'uccisione di 5000 bambini cui erano state diagnosticate patologie di ritardo mentale o sindrome di Down, microcefalia e idrocefalie, malformazioni di arti o lesioni alla colonna vertebrale, paralisi cerebrale infantile. Diagnosi che invece per Alfie non è mai nemmeno stata fatta.
Infine. Il dottore nazista informa i genitori che il piccolo "ha avuto una dolce morte". Quante analogie con il comfort garantito dal personale medico nel protocollo di morte reso pubblico prima del distacco del ventilatore. "Da quel momento - si leggeva - lo staff medico continuerà ad osservare la situazione di Alfie e il livello di conforto e ad attendere ai suoi bisogni e a quelli della sua famiglia, con discrezione, ma pronto a fornire con sollecitudine supporto e conforto".
Con la morte del piccolo Evans la tanto sbandierata mitologia del Ricordo dello sterminio e le sceneggiate sul pericolo nazista in questo o quel partito si offuscano, vengono a crollare come castelli di sabbia. Perché a Liverpool, come già è stato fatto a Londra con Charlie Gard e Isaiah e come si fa nascostamente da decenni in tutto il mondo con l'aborto e l'eutanasia, la selezione eugenetica della specie va avanti, ma nel disinteresse di tutti, anzi con il plauso di un mondo cinico e diabolico.
Da Sparta alla civile Gran Bretagna, passando per il Terzo Reich, le differenze noi non riusciamo proprio a trovarle.
Nota di BastaBugie: per capire che la storia si sta ripetendo sotto i nostri occhi è molto utile la lettura della sottostante pagina di Wikipedia dal titolo "Eutanasia su minori nella Germania nazista".
Nonostante la sua lunghezza, merita di essere letta per intero:
L'eutanasia su minori nella Germania nazista (in lingua tedesca Kinder-Euthanasie) è il nome dato agli omicidi organizzati di bambini e ragazzi fino ai 16 anni fisicamente disabili o affetti da un forte disturbo mentale durante l'epoca del nazionalsocialismo in oltre 30 "reparti speciali" adibiti all'uopo. Almeno 5.000 bambini sono stati vittime di questo programma, che è stato un diretto precursore dei successivi omicidi di bambini verificatisi nei campi di concentramento.
BACKGROUND
Le basi ideologiche del nazismo si fondarono essenzialmente sul darwinismo sociale il quale impugnava senza riserve la nozione di "sopravvivenza dei più forti", sia a livello individuale sia a quello d'interi popoli e stati. Questa nozione affermò di avere dalla sua parte la "legge di Natura"; tutte le opinioni religiose e umanitarie contrastanti si sarebbero in ultima analisi rivelate come "innaturali".
Una popolazione avrebbe potuto dimostrare il proprio valore solo nel lungo periodo in questa "lotta per la sopravvivenza" in corso; questo poteva verificarsi soltanto se promuovevano i "migliori" e nel contempo, se necessario, se eliminavano tutti quelli che invece indebolivano la stirpe. Inoltre esclusivamente un popolo il più possibile "puro" avrebbe potuto mantenersi in corsa nella "lotta per l'esistenza".
Per mantenere e migliorare la "razza nordica"-germanica, pertanto, avrebbero dovuto essere rigorosamente rispettate le leggi dell'eugenetica e dell'igiene razziale, biologicamente orientate; vale a dire con la promozione dei "geneticamente sani" e la contemporanea eliminazioni dei "difettosi". Tutti coloro che avevano un qualche malattia ereditaria (in seguito conosciuta come malattia genetica) o che erano gravemente handicappati fisici o mentali (vedi disabilità) furono classificati come esempi di "vita indegna di essere vissuta" (lebensunwertes Leben).
In conclusione sarebbero stati, in termini di selezione naturale, eliminati. Questa forma di eugenetica nazista fu alla base della politica di salute genetica nazionalsocialista, che venne elevata al grado di dottrina ufficiale dello Stato.
Nel 1929 Adolf Hitler disse al congresso del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori svoltosi a Norimberga "che una rimozione media annuale di 700-800.000 dei più deboli di un milione di bambini significava un aumento del potere della nazione e non un suo indebolimento". Così facendo egli fu in grado di ben affrontare le argomentazioni scientifiche che trasferirono agli esseri umani la teoria darwiniana della "selezione naturale" e, attraverso il concetto di "igiene razziale", formularono l'utopia di una "selezione umana", così come affermato da Alfred Ploetz (il fondatore dell'igiene razziale tedesca).
Già nel 1895 Poelz chiese che la prole umana non dovesse "essere lasciata al fortuito incontro di un momento di ebbrezza... Se, tuttavia, si scopre che il neonato è un bambino debole e illegittimo il consiglio medico, che decide sui casi della cittadinanza per il bene più alto della comunità, dovrebbe preparare una dolce morte, per esempio usando una piccola dose di morfina [...]".
Ne 1935 Hitler annunciò anche alla sede nazionale del partito di Norimberga, a Gerhard Wagner, medico del Reich, che avrebbe dovuto mirare ad "eliminare gli insani incurabili" al più presto, in caso di una guerra futura.
L'eliminazione di tutti quegli esseri umani che risultavano per il nazismo "indesiderati" venne attuata sotto la dicitura di "eutanasia di Stato", questo all'inizio della seconda guerra mondiale. Molte delle petizioni dei genitori i bambini disabili inviate alla cancelleria del Reich chiesero che venisse data ai loro figli "l'uccisione misericordiosa"; queste vennero usate come una giustificazione e per dimostrare che esisteva un'effettiva domanda esterna a riguardo. [...]
IL CASO "KINDER K."
L'occasione immediata per dare avvio all'eutanasia organizzata su minori viene considerata nella letteratura specialistica il cosiddetto caso "Kinder K.". [...]
In questo particolare caso i genitori presentarono una richiesta perché al loro figlio gravemente disabile fosse concessa un'"uccisione misericordiosa"; la domanda fu ricevuta dalle autorità in un tempo non verificabile prima della metà del 1939 presso l'"Ufficio del Fuhrer". Quest'ufficio era un'agenzia del partito nazista e di una cancelleria privata posta sotto l'autorità diretta di Hitler, che impiegava circa 195 dipendenti nel 1939.
Il principale segretario dell'ufficio, Hans Hefelmann, assieme al suo vice Richard von Hegener, fu il responsabile dell'"atto di clemenza"; il capo della direzione centralizzata, quindi il superiore diretto di Hefelmann, era l'"Oberdienstleiter" Viktor Brack, uno dei principali organizzatori dell'eutanasia nazista.
Le relazioni di questo caso si basano principalmente sulle stesse affermazioni degli imputati fatte durante il processo ai dottori, che ripetutamente indicarono il caso di un "bambino K.". [...]
La richiesta del 23 maggio del 1939 condusse ad un incontro dei genitori del bambino col direttore dell'ospedale universitario di Lipsia Catel, incentrata sulle possibilità di sopravvivenza del figlio malformato. Secondo la successiva dichiarazione di Catel, egli affermò che "liberare" il bambino da un'eventuale morte precoce rappresentò la soluzione migliore per tutti coloro che vi si ritrovarono coinvolti. Ma poiché assistere attivamente ad una morte eutanasica era in quel momento ancora punibile legalmente, Catel consigliò ai genitori di presentare una richiesta direttamente ad Hitler tramite la sua cancelleria privata.
Sulla base di questa richiesta, in una dichiarazione rilasciata davanti al giudice investigativo durante l'inchiesta svoltasi il 14 novembre del 1960 Hefelmann dichiarò quanto segue: «ho lavorato su questa richiesta, come era nelle funzioni del mio dipartimento. Dato che la decisione di Hitler era stata richiesta, l'ho trasmessa senza commento al capo dell'ufficio principale della cancelleria personale, Albert Bormann (figlio di Martin Bormann). E' stato richiesto come un semplice atto di misericordia, pertanto io non ha ritenuto necessario il coinvolgimento del ministro dell'Interno del Reich e del ministro della giustizia poiché, per quanto ne so, Hitler non aveva preso ancora una decisione in merito a tali richieste, mi sembrava praticamente impraticabile coinvolgere altre autorità».
Ai ricordi del suo capo il vice di Hefelmann, Richard von Hegener, aggiunse: «fino a metà anno prima dello scoppio della guerra vi erano sempre più richieste da parte di persone incurabilmente malate o gravemente ferite che chiedevano sollievo dalla loro sofferenza, che era diventata per loro insopportabile. In base alle leggi esistenti un medico non era tenuto a tener conto di tali desideri. Poiché il dipartimento, come ci è stato ricordato più e più volte, era sotto gli ordini diretti di Hitler, affrontare con prontezza ed esattezza tali casi che non potevano essere risolti legalmente fu considerato dal dottor Hefelmann come un impegnò e anch'io mi sentii coinvolto, dopo un po' di tempo, a fare una serie di tali richieste al medico personale di Hitler il dottor Brandt, affinché presentasse e ottenesse una decisione da parte di Hitler su ciò che doveva essere fatto con tali richieste. Brandt ci ha detto che Hitler aveva deciso, a seguito di questa presentazione, di concedere tali richieste se fosse stato dimostrato dal medico che aveva partecipato alle cure del paziente e al comitato sanitario di nuova costituzione, che la sofferenza era incurabile».
Nel corso del processo ai dottori, Brandt dichiarò quanto segue per il caso di "Kinder K": «io conosco personalmente una petizione che fu inviata al Führer nel 1939 tramite l'ufficio del suo aiutante [Adjutantur]. Il caso riguardava il padre di un bambino malformato che si rivolse al Führer chiedendo di occuparsi del caso di questa creatura. A quel tempo Hitler mi ordinò di affrontare la questione e di andare immediatamente a Lipsia - il fatto era difatti accaduto a Lipsia - per confermare in loco quello che era stato affermato. Ho scoperto che c'era un bambino che era nato cieco, appariva imbecille e mancava anche di una gamba e di una parte del braccio [...] [Hitler] mi aveva dato l'incarico di discutere con i medici che curavano il bambino, per determinare se le asserzioni fatte dal padre fossero corretto e, nel caso in cui fossero state confermate, avrei dovuto dire ai medici, nel nome di Hitler, di poter eseguire l'eutanasia. Così deciso, era importante che si dovesse fare tutto in modo tale che i genitori non potessero sentire in un secondo momento il senso di colpa per il fatto di essere stati accusati dell'eutanasia [del loro bambino]. In altre parole, che questi genitori non avrebbero dovuto avere l'impressione che essi stessi fossero i responsabili della morte del bambino. Sono stato ulteriormente attento a dire che se questi stessi medici fossero rimasti coinvolti in un qualsiasi procedimento giudiziario a seguito di queste misure, svolte per conto di Hitler, questi procedimenti sarebbero stati annullati. Il compito di Martin Bormann era quindi quello di notificare le conseguenze all'allora ministro della giustizia, Franz Gürtner, per questo caso avvenuto a Lipsia. [...] I medici erano del parere che la conservazione della vita di un tale figlio non fosse giustificata. È stato sottolineato che è normale che negli ospedali di maternità, in determinate circostanze, l'eutanasia sia amministrata dai medici in simile casi, senza definirla, nessun termine più preciso viene utilizzato».
COMITATO DEL REICH PER LA REGISTRAZIONE SCIENTIFICA DI MALATTIE GRAVI EREDITARIE E CONGENITE
Questa prima morte tramite eutanasia di un minore portò ad un'accelerazione significativa nell'attuazione di piani - rimasti fino ad allora ancora latenti - di sterminio eugenetico, iniziati teoricamente con la promulgazione della legge per la prevenzione delle malattie ereditarie (Gesetz zur Verhütung erbkranken Nachwuchses), istituita il 14 luglio 1933 e condotta a più tappe verso l'eutanasia di minori e adulti. Vi fu uno sviluppo quasi parallelo delle decisioni che condussero al programma di eutanasia di questi due gruppi.
Hefelmann descrise nel modo seguente questo ulteriore sviluppo: «il caso di Knauer ha portato Hitler ad autorizzare a Brandt e a Philipp Bouhler di fare altrettanto in casi di natura simile a quella del figlio Knauer. Se questa autorizzazione sia stata rilasciata per iscritto o verbalmente, non posso dirlo. In ogni caso Brandt non ci ha mostrato un'autorizzazione scritta, quando Brandt ha informato Hitler circa il caso di Knauer, mi ha poi detto personalmente che questa autorizzazione era stata concessa in questo modo, mentre Hitler aveva ordinato che tutte le richieste di questa stessa natura indirizzate al Ministero dell'Interno del Reich o all'ufficio del Reichspresident dovevano essere trattati solo dalla sua Cancelleria. In virtù di questo accordo, il Ministero dell'Interno del Reich e l'ufficio presidenziale sono stati invitati a trasmettere tali richieste alla Cancelleria. L'allora sottosegretario del Ministero dell'Interno, il dottor Herbert Linden, ha affrontato allora queste materie per la prima volta, per quanto ne so. L'argomento è stato trattato fin dall'inizio come segreto (Geheime R eichssache). Quando poco dopo mi fu ordinato dal professor Brandt di mettere insieme un organo consultivo, questo doveva essere considerato come un incontro top secret. Il risultato fu che solo quei medici che risultarono selezionati, di cui era noto un atteggiamento positivo verso la questione, vennero eletti. Un'altra ragione per la loro scelta era il fatto che Hitler aveva ordinato che il suo ufficio, e quindi anche la sua cancelleria, non dovesse apparire all'esterno come l'autorità che gestiva queste questioni"».
La questione venne inizialmente discussa con un cerchio interno composto da Hefelmann e Hegener, capo dell'Ufficio centrale II della cancelleria, da Viktor Brack e dal responsabile degli ospedali psichiatrici della divisione IV (Salute e benessere sociale) del ministero dell'Interno del Reich, il dottor Linden. Oltre a ciò, la commissione si riunì per organizzare l'eutanasia dei bambini; essa era composta oltre che da Brandt, anche dall'oculista Hellmuth Unger, dal pediatra Ernst Wentzler, dallo psichiatra eugenetico Hans Heinze e probabilmente anche dal professor Catel.
Le questioni in gioco, che erano anche pertinenti ai programmi di preparazione per l'adozione di progetti di eutanasia sugli adulti, furono chiariti in una fase di pianificazione breve ma efficace, affinché tre settimane dopo il primo caso di eutanasia venne istituita un'organizzazione ufficiale sotto il nome di 'Comitato del Reich per la registrazione scientifica delle malattie ereditarie e congenite', che cominciò a fare i primi passi concreti per la registrazione delle potenziali vittime.
Gli agenti principali che stavano dietro il gruppo erano gli stessi Hefelmann e Hegener dell'ufficio IIb della cancelleria che, su richiesta di Hitler, non dovevano però apparire pubblicamente, né erano gli unici rappresentanti di un'autorità governativa; vi era anche Linden del Ministero dell'Interno del Reich. Il cosiddetto 'comitato nazionale' diventò dunque semplicemente una 'casella postale' (Berlin W 9, PO Box 101). La corrispondenza venne indirizzata da questa casella postale all'ufficio centrale situato nella Cancelleria del Nuovo Reich nella Voßstraße 4 di Berlino.
IDENTIFICAZIONE DELLE VITTIME ED "ESAMI DEGLI ESPERTI"
Il documento chiave fu rappresentato da una circolare del Ministro degli Interni del Reich del 18 agosto 1939, Ref: IVb 3088/39 - 1079 Mi, che è venne contrassegnato come "strettamente confidenziale" il quale specificava i gruppi da includere e come avrebbero dovuti essere riuniti. Dopo di che i medici e le ostetriche degli ospedali di maternità, ai servizi ostetrici e agli ospedali infantili, salvo che un medico anziano non fosse presente o non avesse ricevuto l'istruzione, dovevano segnalare per iscritto alle autorità sanitarie competenti se il neonato fosse sospettato di essere afflitto dai seguenti disturbi congeniti:
1) ritardo mentale o sindrome di Down (in particolare i casi combinati con cecità e sordità);
2) microcefalia;
3) idrocefalo in un grado grave o avanzato;
4) malformazioni di tutti i tipi, in particolare assenza di arti, gravi lesioni della linea mediana craniosacrale e della colonna vertebrale;
5) paralisi, compresa la paralisi cerebrale infantile.
Un modello per i moduli di segnalazione venne allegato alla circolare, che doveva essere invita alle autorità sanitarie pubbliche così come richiesto dalla loro autorità amministrativa superiore. Questa prima formulazione venne ritirata tramite un decreto del 7 giugno del 1940 e sostituita da una più dettagliata. Venne concessa una remunerazione per ciascuna relazione compilata dalle ostetriche "per i servizi professionali resi".
Inizialmente solo i bambini di età inferiore ai tre anni dovevano essere segnalati. Il formulario di registrazione prescritto diede l'impressione che si trattasse esclusivamente di una ricerca allo scopo di fornire un'assistenza medica specifica. I medici distrettuali inviavano poi il modulo di registrazione compilato al Comitato Nazionale dove si trovava l'ufficio IIb della cancelleria privata del Fuhrer, con i suoi due medici medici Hefelmann e Hegener addetti ad esaminare i casi che a loro insindacabile giudizio consideravano non avrebbero dovuto essere inviati ad un "reparto speciale infantile", vale a dire quelli che non risultassero idonei all'eutanasia.
Dei circa 100.000 moduli d'iscrizione ricevuti fino al 1945, circa 80.000 vennero minuziosamente esaminati; per la valutazione professionale dei restanti 20.000 furono nominati tre esperti appartenenti al Comitato Nazionale i quali erano già stati fortemente coinvolti nella commissione preparatoria, vale a dire Werner Catel, Hans Heinze ed Ernst Wentzler. Hefelmann commentò in seguito: "il professor Heinze e il dottor Wentzler [...] hanno sostenuto con grande entusiasmo l'eutanasia assieme al professor Catel e così concordarono, senza alcuna pressione, di agire come consulenti tecnici esperti sulla questione".
Questi tre ricevettero i moduli di registrazione in sequenza, di modo che il terzo esperto conoscesse già la valutazione espressa in precedenza dai suoi due colleghi. La decisione sulla vita o sulla morte dei bambini venne presa solamente sulla base del resoconto offerto dal modulo, senza che i cosiddetti "esperti" avessero mai preso conoscenza dei documenti medici e senza vedere di persona in alcun modo i bambini. Se un bambino fosse stato valutato come un caso da eutanasia i revisori fecero un segno "+" mentre, se risultava non essere selezionato, fecero un segno "-".
Se invece non fosse risultata possibile una decisione chiara dalla prospettiva dei valutatori, si inseriva un "B" (Beobachtung, "in osservazione"). A questi ultimi bambini venne temporaneamente sospesa l'esecuzione tramite eutanasia, pur facendo ancora parte di un "Reparto speciale infantile". A seguito di un esame approfondito il medico locale aveva l'obbligo di riformulare una relazione di osservazione adeguata da inviare al Comitato Nazionale.
I criteri decisivi per una valutazione "positiva" furono la disabilità motoria e mentale. Secondo una dichiarazione rilasciata dal medico Walter Schmidt il quale gestì il "Reparto Speciale infantile" dell'ospedale psichiatrico di Eichberg (oggi "Vitos Rheingau") il 95% dei bambini assegnati furono istituzionalizzati nell'attesa di "essere trattati", un eufemismo per indicare l'assassinio. Solo il restante 5% venne fatto oggetto di osservazioni maggiormente approfondite.
Le autorità sanitarie responsabili del progetto "Reparto Speciale" ricevevano infine un avviso da parte del Comitato Nazionale sulla decisione presa; il medico locale doveva di conseguenza inviare un'informativa ai genitori sull'avvio di un "rinvio": questi venivano tuttavia deliberatamente ingannati sullo scopo effettivo del suddetto "rinvio", essendogli fatto credere che ciò fosse per la cura ed il trattamento dei loro figli da parte di apposite strutture. Questo permise inizialmente di evitare misure coercitive. Tuttavia se i genitori avessero rifiutato persistentemente di accettare il "rinvio" dei loro figli, avrebbero potuto essere minacciati della perdita dei diritti di potestà genitoriale; questo a partire dal settembre del 1941.
Già nella prima metà di quello stesso anno l'età dei bambini sottoposti a controlli venne innalzata fino ai 16 anni, ciò per prevenire che i giovani disabili fisici o mentali divenissero vittime del metodo sommario di morte in camera a gas nell'ambito di Aktion T4. Il cerchio di coloro che furono sottoposti ad un tale giudizio selettivo si allargò sempre di più. Oltre ai malati mentali e fisici anche tutti i cosiddetti affetti da psicopatia vennero successivamente registrati.
Nel centro di terapia di Kalmenhof (oggi un centro di pedagogia sociale), tutti quelli risultanti "inadatti alla società" (quindi tutti i ragazzi con una qualche problema comportamentale o disturbo della condotta) furono inviati al centro eutanasico nazista di Hadamar per finire nella camera a gas o, dopo l'interruzione del programma Aktion T4, essere uccisi dalla somministrazione di una droga letale. A questo scopo specifico Hadamar istituì la propria specifica "casa di allevamento"; tra i 40 e i 45 detenuti minorenni furono qui uccisi utilizzando sovradosaggi di droga, un metodo praticato anche nel programma di eutanasia sugli adulti.
REPARTI SPECIALI INFANTILI
Una circolare datata 1 luglio 1940 Rif: IVb-2140/1079 Mi, che venne fatta pubblicare nella rivista ministeriale del Reich e del Ministero dell'Interno Prussiano, informò il ministero che il "Comitato Nazionale" "aveva già istituito un dipartimento psichiatrico della gioventù presso l'Istituto Statale Görden vicino ad H. in Brandeburgo, che impiegava sotto la sua direzione scientifica tutte le opzioni terapeutiche disponibili sulla base degli ultimi risultati scientifici acquisiti".
Il primo "Reparto Speciale infantile" venne istituito nell'istituto statale Görden nell'ottobre del 1939; il responsabile capo di quest'istituto fu anche membro del Comitato Nazionale, Hans Heinze. Hefelmann si ricordò di "circa 30 reparti speciali per i bambini" nella sua dichiarazione rilasciata il 17 maggio 1961. Secondo lo stato attuale della ricerca, circa 37 di questi "reparti per bambini" furono istituiti all'interno delle case di cura mediche e infermieristiche già esistenti, negli ospedali infantili e nelle cliniche universitarie.
Le difficoltà pratiche nell'attuazione delle disposizioni possono essere notate anche da un'altra circolare del Ministro degli Interni del 20 settembre 1941 Az.: IVb-1981 / 41-1079 Mi. Il capo della sanità del Reich e il segretario di Stato Leonardo Conti non mancarono di far sottolineare l'importanza fondamentale della questione al Comitato Nazionale.
Si ribadì ancora una volta che l'inserimento di bambini malati in questi reparti speciali: «impedisce l'abbandono da parte della famiglia di altri figli sani [...] Il comitato nazionale per la registrazione scientifica delle malattie ereditarie e congenite ha nominato esperti eccezionali sulla sfera di specializzazione medica pertinente per svolgere le proprie funzioni [...] Il Comitato Nazionale ha ancora fondi disponibili per intervenire in quei casi specifici in cui i genitori potrebbero non avere bisogno di aiuto, ma possono avere difficoltà a sostenere i costi della cura istituzionale».
I medici locali furono incaricati di sorvegliare l'attività di segnalazione compiuta dalle ostetriche, di sostenere in ogni modo il lavoro del Comitato Nazionale e, se necessario, fare la dovuta pressione sui genitori.
Anche i bambini autorizzati a subire il "trattamento" non furono sempre uccisi, ma in certi casi vennero utilizzati, a volte per mesi, come cavie nella ricerca scientifica. Per esempio, vi fu una stretta collaborazione tra il capo del "Reparto Speciale infantile" dell'ospedale psichiatrico statale di Eichberg Walter Schmidt e il direttore della Clinica psichiatrica dell'Università Ruperto Carola di Heidelberg, Carl Schneider.
Queste vittime sfurono tenute sotto stretta osservazione nella clinica di Heidelberg e successivamente trasferiti a Eichberg, dove vennero uccisi e dove i loro cervelli sono furono rimossi. Ci sono prove di uno studio condotto su 52 bambini con disabilità, di cui almeno 21 furono successivamente uccisi a Eichberg. Schneider ricevette quindi i cervelli conservati appositamente per la sua ricerca istopatologica. [...]
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