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Alla fine diventa chiaro a tutto il mondo, favorevoli e contrari, che il principio per cui la nomina del giudice Brett Kavanaugh alla Corte Suprema è diventata una battaglia all'ultimo sangue è il rischio che, cambiando la maggioranza di 5-4 fra i giudici a favore della sinistra, venga rovesciata la sentenza che nel 1973 legalizzò l'aborto.
La giurisprudenza americana ammette il diritto di abortire un bambino durante tutti i nove mesi della gravidanza, non per effetto di una legge del Congresso ma della sentenza Roe vs Wade. Per questo ogni nomina di ogni giudice della Corte Suprema, quando alla Casa Bianca c'è un repubblicano, scatena una battaglia feroce. Si era già visto con il giudice Clarence Thomas, accusato da una donna di averle fatto delle avances mentre era sua dipendente. Ma mai in passato si era arrivati a presentare delle accuse così vaghe, lontane nel tempo e prive di riscontro come nel caso di Kavanaugh.
ACCUSE FALSE
Nessuno dei testimoni da lei citati ha confermato le accuse della professoressa di psicologia Christine Blasey Ford, e anzi tutti, compresa la sua «amica di vecchia data», hanno esplicitamente escluso di aver mai conosciuto o partecipato a quello da lei raccontato. Dopo di che, anche le sue altre affermazioni sono crollate una dopo l'altra.
Come postumi del trauma subito 36 anni fa aveva citato la paura di salire su un aereo e la claustrofobia che l'aveva costretta a installare una seconda porta di casa. Peccato che la Ford risulti essere una «frequent flyer», avente cioè lo status di una persona che sale sull'aereo tanto spesso da meritarsi dei voli omaggio e peccato anche che si sia fatto avanti il suo fidanzato degli anni 1992-1998 a smentire sia la paura di volare sia la claustrofobia e la seconda porta di casa.
Come prova della veridicità delle sue accuse Christine Ford aveva portato il risultato di un esame della verità con il poligrafo. Peccato che il nome di Brett Kavanaugh in questo test non sia stato nemmeno citato.
A quali domande aveva risposto? A due in tutto, fatte a domicilio dal medico legale che le chiedeva solo di confermare che era vero o no quanto da lei stessa scribacchiato lì per lì (il foglio originale è visibile in internet) su un foglio di quaderno, dove il nome di Kavanaugh non c'è. L'ex-fidanzato ha smentito anche la familiarità che la Ford ha negato di avere con l'esame di poligrafo, avendo ella addirittura addestrato un'amica su come fare per superare il test con successo.
E' INUTILE ASCOLTARE LA BOTTERI (TG RAI)
Difficile sapere come tutto questo viene riferito negli altri Paesi, ma alla tv in Italia non ne è stato detto niente. Niente delle testimonianze che hanno contraddetto la Ford, niente del ritardo di settimane con cui la senatrice democratica Diane Feinstein ha tirato fuori la lettera contenente le sue accuse, niente della pubblicazione su Wikipedia degli indirizzi di casa dei senatori repubblicani, effettuata da qualcuno il cui Ip riconduce alle sale del Congresso, niente del fatto che mentre i senatori democratici in commissione continuavano a invocare una indagine dell'Fbi, in realtà la vita di Kavanaugh era già stata passata al setaccio sei volte dall'Fbi, ad ogni nomina a posizioni federali da lui ricoperte durante la sua carriera.
Da Giovanna Botteri alla Rai gli italiani hanno saputo solo che l'accusatrice aveva avuto coraggio ed era provata, e che le donne stavano manifestando ovunque nel Paese.
Le immagini prese da vicino non si potevano tradurre in numeri, ma la dimensione della protesta l'ha attestata la rivista Time secondo cui «mentre le precedenti proteste avevano incluso al massimo qualche centinaio di attiviste dello zoccolo duro, alla manifestazione di giovedì c'erano almeno mille persone».
Mille persone in un Paese di 300 milioni di persone non sono propriamente una dimensione impressionante. Si comprende come mai i politologhi comincino a vedere la vicenda Kavanaugh come una Waterloo del Partito democratico, risollevando le prospettive dei repubblicani rispetto alle prossime elezioni midterm.
Nota di BastaBugie: Marco Respinti nell'articolo seguente dal titolo "Con Kavanaugh, una Corte Suprema con più cattolici" parla di uno dei momenti politici più importanti della storia recente degli Stati Uniti. Infatti con la conferma di Brett Kavanaugh alla Corte Suprema, la maggioranza dei nove giudici del massimo tribunale statunitense passa ai conservatori, la compagine più conservatrice dagli anni '30. Con Kavanaugh, pro-life e pro-family, la maggioranza diventa cattolica.
Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 7 ottobre 2018:
Il momento per cui i conservatori hanno combattuto, sperato, addirittura pregato per decenni è arrivato ieri, sabato 6 ottobre, attorno alle 16,00 ora di Washington, le 22,00 ora italiana. Brett M. Kavanaugh, il conservatore, il pro-life, il pro-family, il guardiano della Costituzione, il cattolico, è giudice della Corte Suprema federale degli Stati Uniti d'America, il tribunale che, con veri e propri colpi di mano, almeno nell'ultimo mezzo secolo, ha tralignato più e più volte, rendendo irriconoscibile il Paese più importante del mondo. La restaurazione è insomma iniziata.
Dopo il voto procedurale di venerdì, e un lungo dibattito finale, di rito, fra i senatori, Kavanaugh è stato eletto ieri con 50 voti su 100 a favore e 48 contrari. [...]
L'opposizione Democratica ha fatto di tutto per cercare di boicottare uno dei momenti politici più importanti della storia statunitense, e quindi mondiale, degli ultimi decenni. Ha cercato di distruggere il carattere, il morale, la persona stessa di Kavanaugh, ma ha fallito, portando a casa solo un pugno di mosche e una figuraccia pessima. Con Kavanaugh alla Corte Suprema, infatti, la maggioranza dei nove giudici del massimo tribunale statunitense passa ai conservatori e si caratterizza per essere la compagine più conservatrice dagli anni 1930 a oggi. Non solo, la maggioranza conservatrice della Corte Suprema di oggi, cinque giudici su nove, è in maggioranza cattolica, quattro giudici su cinque: sono infatti cattolici il presidente di quell'augusta assise John G. Roberts e i giudici Clarence Thomas, Samuel A. Alito e Kavanaugh, e questo è un punto assolutamente rilevante. Soprattutto perché nessuno dei giudici conservatori cattolici della Corte Suprema è stato nominato da un presidente cattolico. Il cattolico Thomas è stato nominato dall'episcopaliano George W. H. Bush, il cattolico Roberts e il cattolico Alito sono stati nominati dal metodista George W. Bush Jr. e il cattolico Kavanaugh è stato nominato dal presbiteriano Trump. Il che significa due cose precise: la prima è che i presidenti degli Stati Uniti amici dei conservatori vedono nei conservatori cattolici una risorsa enorme per il Paese, la seconda è che i cattolici conservatori sono gl'interpreti e i garanti migliori della legge fondamentale del Paese, in una parola i patrioti più limpidi. Quale eterogenesi dei fini dalla fondazione degli Stati Uniti, quando i cattolici, minoranza, erano considerati poco o punto leali al Paese. E questo dà l'occasione per sottolineare, una volta in più, quanto, al momento decisivo, l'improbabile, surreale, istrionico Trump non sbagli un colpo. Per restare alla sola Corte Suprema, due volte Trump ha avuto l'occasione, inimmaginata, soprattutto in tempi tanto rapidi, di scegliere nuovi giudici e due volte, prima con Neil Gorsuch (protestante) e ora con Kavanaugh, Trump ha scelto due veri gioielli.
Kavanaugh ha giurato poche ore dopo la ratifica. Con tutta probabilità lunedì sarà ricevuto alla Casa Bianca (nel week-end Trump era in Kansas per sostenere i candidati Repubblicani alle prossime elezioni) e quindi da martedì sarà già al lavoro. A lui e alla Corte Suprema dove i conservatori sono finalmente maggioranza, e dove tra i conservatori sono maggioranza i cattolici, e dove la stessa presidenza è retta da un cattolico, spetta adesso il compito di riprendere le redini di un Paese in balia dell'estremismo ideologico e della partigianeria. Spetterà ai conservatori, e fra loro ai cattolici, ricuperare lo spirito autentico della nazione, debellare la malsana idea che il diritto sia ostaggio delle maggioranze politiche, dei tornaconti di parte e dei capricci delle lobby, restaurando il senso dell'onore e quello del dovere, lo spirito della libertà e quello della responsabilità. E francamente non c'è nessun altro che lo sappia fare meglio dei conservatori, e dei cattolici conservatori, gli unici a riverire ancora e a temere una lex suprema addirittura trascendente, un'idea di bene e di male che sovrasta e che precede e che attende alla meta gli uomini e le società storiche. Il relativismo, la secolarizzazione, il materialismo stanno aggredendo anche i religiosissimi Stati Uniti e ai conservatori tocca mettersi di mezzo, fermare il trend, addirittura invertirlo. Da sempre la tentazione, e purtroppo spesso la realtà, delle società umane è fare ciò che ricorda un famoso brocardo del giurista romano Ulpiano (170-223): «Quod principi placuit, legis habet vigorem», «Ciò che aggrada all'imperatore, ha vigore di legge». I conservatori hanno oggi l'occasione storica di affermare che ha invece vigore di legge ciò che nei cieli è scritto da sempre e per sempre essere giusto e buono e bello anche se non aggrada all'imperatore, ai suoi lacchè e alle turbe vocianti che egli mantiene con prebende ed elemosine. Non è nel potere dei giudici cambiare le mentalità e rifare le società, ma i giudici possono contribuire alla bontà delle leggi e le leggi creano il costume. Alla lunga contribuiscono significativamente cioè alla sanificazione della società, se non altro indicando con chiarezza alla sovrana libertà dell'uomo quale sia la strada per il baratro e quale invece sia la strada per quella che, con un understatement di umiltà e di realismo, i conservatori statunitensi chiamano da sempre a decent society. Da martedì. Oggi si godono la beatitudine di un momento più unico che raro.
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