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Il 19 settembre scorso, nella disattenzione generale dei media, il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione in cui sia il nazismo che il comunismo sono ritenuti ugualmente responsabili per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. E in cui entrambi i regimi totalitari sono condannati come egualmente criminali. Dovrebbe essere una considerazione morale assodata e accettata da tutti e in effetti gli europarlamentari l'hanno votata con una maggioranza trasversale (fra cui anche gran parte degli eurodeputati del Pd, che almeno per metà è costituito dall'ex Pci). Ma, come tutti potevano scommettere, in Italia è scoppiata la polemica a sinistra sulla valutazione del passato recente, sul ruolo del comunismo nella guerra e nella liberazione.
Se tuttora in articoli e saggi storici il Patto Ribbentrop-Molotov viene ridimensionato come "accordo tattico", voluto da Stalin e Hitler solo per prendere tempo e prepararsi alla guerra, il testo della risoluzione lo considera per quel che fu: un piano di spartizione "...dividendo l'Europa e i territori di Stati indipendenti tra i due regimi totalitari e raggruppandoli in sfere di interesse, il che ha spianato la strada allo scoppio della Seconda guerra mondiale". Si riconosce, nero su bianco che, solo l'Europa occidentale fu liberata alla conclusione del conflitto, ricostruita e rappacificata, "... mentre per mezzo secolo altri paesi europei sono rimasti assoggettati a dittature, alcuni dei quali direttamente occupati dall'Unione sovietica o soggetti alla sua influenza, e hanno continuato a essere privati della libertà, della sovranità, della dignità, dei diritti umani e dello sviluppo socioeconomico". Su quella occupazione e i suoi crimini non si è mai fatta giustizia. Recita il testo della risoluzione: "Considerando che, sebbene i crimini del regime nazista siano stati giudicati e puniti attraverso i processi di Norimberga, vi è ancora un'urgente necessità di sensibilizzare, effettuare valutazioni morali e condurre indagini giudiziarie in relazione ai crimini dello stalinismo e di altre dittature".
LE VITTIME DEI REGIMI TOTALITARI
La risoluzione mira a promuovere "la memoria delle vittime dei regimi totalitari, il riconoscimento del retaggio europeo comune dei crimini commessi dalla dittatura comunista, nazista e di altro tipo, nonché la sensibilizzazione a tale riguardo", perché "sono di vitale importanza per l'unità dell'Europa e dei suoi cittadini". Questa memoria dovrebbe essere comunemente condivisa, anche considerando il fatto che il 24 dicembre 1989 fu lo stesso Congresso dei deputati del popolo dell'Urss a condannare la firma del Patto Ribbentrop-Molotov, dopo mezzo secolo di negazionismo. Il testo invita gli Stati membri a un'opera di riscoperta della memoria storica volta a una "valutazione chiara e fondata su principi riguardo ai crimini e agli atti di aggressione perpetrati dai regimi totalitari comunisti e dal regime nazista".
Viene istituita la giornata del 23 agosto (anniversario del Ribbentrop-Molotov) come Giornata europea di commemorazione delle vittime dei regimi totalitari. Mentre il 25 maggio diverrà Giornata internazionale degli eroi della lotta contro il totalitarismo. Il 25 maggio 1948, infatti, veniva fucilato dal regime comunista polacco Witold Pilecki, intellettuale polacco, ufficiale di cavalleria, che nel 1940 si fece volontariamente internare ad Auschwitz per documentarne gli orrori. Nel 1943 riuscì miracolosamente a evadere. Sopravvissuto alla persecuzione nazista, rimase vittima del totalitarismo successivo, quando provò ad infiltrarsi nella Polonia comunista. E venne fucilato, appunto, dai "liberatori" nel 25 maggio del 1948. La sua incredibile vicenda, che ora sarà festa europea, è narrata in italiano ne Il volontario di Marco Patricelli.
UN ATTO DI GIUSTIZIA
Questa risoluzione è principalmente un atto di giustizia per i Paesi dell'Europa centro-orientale, che finora non hanno potuto partecipare, con pari dignità, alla memoria collettiva europea. Considerati "liberati" dal nazismo, al pari di tutti gli altri, nel 1945, le loro sofferenze sotto l'occupazione sovietica sono state finora snobbate.
Eppure... la polemica è scoppiata soprattutto in Italia, dove la sinistra vive nel mito della liberazione dell'Europa ad opera del comunismo. Pietro Bartolo, eurodeputato del Pd, più noto come "il medico di Lampedusa" che soccorre gli immigrati, ha votato a favore, poi ha cambiato idea. "Ho deciso di cambiare il mio voto da positivo a contrario alla risoluzione sulla memoria europea", ha scritto senza dare troppe spiegazioni. I primi a reagire erano stati il senatore Francesco Laforgia e il deputato Luca Pastorino, entrambi di LeU, che parlano di: "pericolosa rilettura che finisce per sdoganare ideologie neo-fasciste". Giuliano Pisapia, già sindaco di Milano ed ora eurodeputato del Pd, ha scritto sulla sua pagina Facebook che in quel documento "ci sono frasi sbagliate e altre poco chiare". Massimiliano Smeriglio (Pd): "Non l'ho votato perché è un testo confuso e contraddittorio. Non l'ho votato perché non si costringe la storia dentro uno schema parlamentare al solo scopo di tirarla da tutte le parti per poi finire in uno strano ecumenismo". Pierfrancesco Majorino (Pd): "Dico che sono contro l'equiparazione banale tra comunismo e nazismo che fa piangere sul piano storico innanzitutto. E da ieri mi trovo a dover spiegare che però detesto lo stalinismo, i gulag, la repressione dell'Ungheria e compagnia terrificante. Tempi moderni".
L'ITALIA NON È ANCORA STATA LIBERATA DAL COMUNISMO
Le reazioni di questi politici della sinistra italiana, vanno ad aggiungersi a note ancor più dure ed editoriali di storici di professione e giornalisti. Così Emanuele Macaluso, ex direttore dell'Unità: "Quella risoluzione è semplicemente una vergogna", "i deputati europei del Pd che hanno votato a favore dovrebbero vergognarsi davvero". "Da David Sassoli mi sarei aspettato delle parole nette su quel tema e non balbettii o frasi accomodanti. Con quella Risoluzione si vuole dare un colpo alla Storia. Cancellarla. Devo ricordarlo io il ruolo che ha avuto l'esercito dell'Urss, l'Armata Rossa, nella liberazione dell'Europa da Hitler?" E infine l'Anpi, Associazione Nazionale Partigiani Italiani che esprime preoccupazione perché: "In un'unica riprovazione si accomunano oppressi ed oppressori, vittime e carnefici, invasori e liberatori, per di più ignorando lo spaventoso tributo di sangue pagato dai popoli dell'Unione Sovietica (più di 22 milioni di morti) e persino il simbolico evento della liberazione di Auschwitz da parte dell'Armata rossa. Davanti al crescente pericolo di nazifascismi, razzismi, nazionalismi, si sceglie una strada di lacerante divisione invece che di responsabile e rigorosa unità".
Queste reazioni dimostrano solo che l'Italia non è ancora stata liberata dall'altro totalitarismo, non dalla sua memoria distorcente, non dalla sua mitologia. Non lo sarà finché i 20 milioni di morti uccisi dal regime di Stalin non avranno la stessa dignità e lo stesso diritto di essere ricordati rispetto ai 6 milioni di morti della Shoah provocati dal regime di Hitler. Eppure ora possiamo apertamente affermare che il comunismo fu un regime criminale. Ce lo chiede l'Europa.
Nota di BastaBugie: una delle conseguenze del Patto Ribbentrop-Molotov, con cui comunisti e nazisti si spartirono la Polonia, fu lo sterminio degli ufficiali polacchi da parte dei sovietici avvenuto a Katyn. Non ci stancheremo mai di consigliare la visione del film kolossal "Katyn", il capolavoro di Andrzej Wajda.
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IL PATTO RIBBENTROP-MOLOTOV
L'autore del precedente articolo, Stefano Magni, nell'articolo seguente dal titolo "Ribbentrop-Molotov, 80 anni fa i totalitarismi si unirono" spiega che Germania e Unione Sovietica si spartirono tutta l'Europa orientale e baltica. Il Patto è rimasto per molto tempo segreto. Oggi è chiaro a tutti l'intento predatorio, su scala mondiale, dei due totalitarismi: nazionalsocialismo e comunismo.Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 23 agosto 2019:
Esattamente 80 anni fa, il 23 agosto 1939, veniva firmato il Patto Ribbentrop-Molotov. Vero atto di inizio della Seconda Guerra Mondiale, l'accordo era diviso in due parti. La prima, pubblica, impegnava per 10 anni Germania e Unione Sovietica a non dichiararsi guerra. La seconda, segreta ed emersa solo dopo la Perestrojka di Gorbachev, era un piano di spartizione di tutta l'Europa orientale e baltica da parte delle due potenze continentali. A quasi un secolo di distanza, quel Patto fra i due regimi totalitari europei è ancora una lezione molto amara, perché smaschera la vera natura dei regimi totalitari e ci ricorda quanto sia stata distorta, nei decenni successivi, la memoria collettiva sulla guerra mondiale.
Il Patto ebbe come prima conseguenza la condanna della Polonia. Invasa a Ovest dalla Germania nazista dal 1 settembre e da Est dall'Urss (17 settembre) non ebbe più modo di difendersi. Le successive tre vittime del Patto furono le repubbliche di Lituania, Lettonia ed Estonia. La prima avrebbe dovuto essere annessa alla Germania, ma dopo l'invasione della Polonia gli accordi segreti vennero rivisti e, in cambio di un finanziamento, venne letteralmente venduta da Hitler all'Urss. Le tre piccole repubbliche del Baltico furono di fatto costrette a firmare trattati di "cooperazione" con l'Urss che vi installò basi militari. Nel giugno del 1940, mentre Hitler invadeva la Francia, quei trattati si trasformarono in un'annessione all'Urss. Poi fu il turno della Finlandia. Anche al governo di Helsinki, Stalin fece "l'offerta" di cedere territori e basi militari, ma il governo Ryti fu abbastanza fermo e sicuro di sé da respingerla. Invaso da forze preponderanti, il Paese scandinavo riuscì a difendersi valorosamente per ben tre mesi e mezzo. Isolato e soverchiato dovette poi accettare dure condizioni di pace, ma salvò la sua indipendenza. Infine fu la volta della Romania: nel giugno del 1940 Stalin intimò di abbandonare la Bessarabia e la Bukovina settentrionale (attualmente parte della Moldavia) e il governo di Bucarest non poté far altro che assecondare la volontà del potente vicino.
Secondo la storiografia marxista, il Patto Ribbentrop-Molotov fu un espediente adottato da Stalin per prendere tempo e prepararsi alla guerra contro Hitler, che il dittatore sovietico avrebbe visto come imminente e inevitabile. I documenti e i fatti dell'epoca dimostrano proprio il contrario. Lo dimostrano, soprattutto, i colloqui fra Molotov e Hitler, a Berlino, nel novembre del 1940. Più di un anno dopo la firma del Patto, il dittatore nazista, che aveva già annesso quasi tutta l'Europa occidentale ed era convinto di poter sconfiggere il Regno Unito in pochi mesi, proponeva al suo partner (a tutti gli effetti) sovietico di spartirsi le spoglie dell'Impero Britannico. All'Urss sarebbero toccate la Persia, l'Iraq e carta bianca sull'India. La Germania si sarebbe "accontentata" di rifarsi un piccolo impero coloniale nell'Africa sub-sahariana. Dopo questi colloqui, che furono negati a lungo dalla storiografia sovietica e filo-sovietica, Stalin rispose "Sì" il 25 novembre 1940 e fece solo alcune contro-proposte: influenza sovietica sulla Bulgaria e ritiro tedesco dalla Finlandia (e alcune richieste al Giappone sullo sfruttamento dell'isola di Sachalin). Stalin, insomma, era convinto di poter spartire con Hitler il resto del mondo. Fu semmai Hitler che, di fronte alle contro-proposte sovietiche (che riteneva troppo esose) e rapito dalle sue stesse visioni di conquista dello "spazio vitale" a Est, decise segretamente di interrompere la trattativa, ordinando ai suoi generali di pianificare l'invasione dell'Urss. Dal 25 novembre 1940 Stalin era in attesa di una risposta che non arrivò mai. Finché non venne colto di sorpresa dall'invasione tedesca dell'Urss il 22 giugno 1941 e per giorni, chiuso in uno strano silenzio catatonico nel Cremlino, non riuscì neppure a spiegarselo.
La dimensione ideologica del Patto fu molto forte sin da subito. Joseph Goebbels interruppe la propaganda anti-comunista dal giorno successivo e trovò, invece, terreno comune con Mosca nel suo attacco contro le democrazie. I rapporti di intelligence britannici, nel dicembre del 1939, giunsero alla conclusione che la propaganda tedesca fosse ormai "praticamente indistinguibile dalla propaganda comunista". Scopo della guerra era "far fronte comune contro l'imperialismo britannico". Mussolini, che visse gli anni del Ribbentrop-Molotov con umore altalenante (a volte contro, durante la guerra in Finlandia, a volte pro, dopo le vittorie tedesche), diede però subito una ragione ideologica positiva al Patto. [...] Ma anche sul fronte anti-fascista, il Patto venne disciplinatamente accettato dai Partiti comunisti europei, compreso quello italiano. Togliatti, in esilio a Parigi, diede questa direttiva: "Dirigete i vostri sguardi verso la stella della rivoluzione sociale e la stella dei soviet, e non sbaglierete mai". Pochi giorni dopo venne arrestato a Parigi perché oggettivamente complice con il nemico tedesco, poi fu liberato nel febbraio 1940 e si trasferì a Mosca. [...]
Questo "sogno" ovunque venisse implementato portò alla distruzione di tutto ciò che si poteva contrapporre al potere assoluto dello Stato. Nella Polonia occupata dai tedeschi, così come in tutti i territori conquistati dai sovietici, le minoranze e gli individui "indesiderati" vennero deportati, internati, uccisi. La ghettizzazione degli ebrei polacchi da parte dei tedeschi, la fucilazione degli ufficiali polacchi a Katyn da parte dei sovietici, le deportazioni di massa nei Paesi Baltici, sono esempi di come Stalin e Hitler avrebbero governato il mondo. Non ci sarebbe stato spazio alcuno per la Chiesa, né per il cristianesimo in generale. La Polonia e la Lituania, terre cattoliche, subirono persecuzioni religiose da entrambi i totalitarismi. Sotto Hitler si fucilavano i preti polacchi perché erano parte dell'anima nazionale. Sotto Stalin si uccidevano perché credevano in Dio.
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