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IL RACCONTO DI UNA PSICHIATRA CHE DA PICCOLA SUBI' VIOLENZA SESSUALE
Dal fango ci si può rialzare se qualcuno ti aiuta e per lei questo qualcuno fu un prete (con il quale oggi collabora)
di Lucia Bellaspiga
 

Ada, 30 anni, madre di due bimbi, sorriso sereno e camice bianco, è neuropsichiatra infantile. Spesso per il suo studio passano i bambini che hanno subìto la cattiveria dei grandi. Come accadde a lei. E ancora, quando ne parla, nella sua voce vibra l’oscura emozione di tanti anni fa, quando un uomo le tese una mano che lei afferrò fiduciosa.

CHE COSA RICORDA?
Avevo 5 anni e vivevo in Svizzera. Quel giorno giocavo in cortile e uno sconosciuto, avrà avuto 35 anni, mi invitò amorevolmente a seguirlo. Io, ingenua, l’ho fatto e lui abusò ses-sualmente di me. Un’esperienza che influenzò la mia crescita, determinando la mia dif-ficoltà a relazionarmi... Poi, da grandicella, anche mio zio tentò di molestarmi con i miei cugini, ma non in modo così sconvolgente come la prima volta.

CHI TROVÒ LE PAROLE GIUSTE PER AIUTARLA?
Ad un convegno qui in Italia ascoltai un prete che parlava di pedofilia. Avevo 14 anni e nella sua voce sentii tutta la comprensione di cui avevo bisogno. Alla fine andai a stringergli la mano e gli dissi 'non smetta mai di fare quello che sta facendo'. Fu incredibile: mi guardò con tanta accoglienza negli occhi e mi rispose 'non ti preoccupare, è tutto finito, non succederà più'... Non gli avevo raccontato nulla, ma quel prete aveva capito tutto. Oggi collaboro con lui come neuropsichiatra.

UNA PROFESSIONE CHE DERIVA DA QUEL TRAUMA?
Inevitabilmente. Io ne sono uscita bene, vivo una bella sessualità con mio marito - cosa non frequente tra le vittime di abusi - , ho i miei figli, ma so che per tanti bambini non sarà così perché non incontreranno una persona come quel sacerdote. Anche io, dopo 25 anni, mi porto comunque addosso le cicatrici, soprattutto il senso di colpa ti accompagna sempre, però sono felice e sana, e questo non perché un medico o un’équipe mi abbiano seguita con terapie particolari, ma solo perché una persona giusta mi ha aiutata a liberarmi dal senso di sporcizia e a perdonare. Quel prete andrebbe clonato, ma siccome non si può, faccio del mio meglio per apprendere da lui e fare agli altri ciò che lui ha fatto a me.

COME VIVE LE RECENTI ACCUSE ALLA CHIESA?
Quando sono motivate, penso che quei sacerdoti vadano puniti, ma esattamente come gli altri: è gravissimo da parte di un prete, ma da parte di un padre o di un nonno è forse da meno devastante? Sto seguendo una bambina di 9 anni che a 5 fu violentata dal nonno ed è rovinata... La vera piaga purtroppo sono gli abusi intrafamiliari, l’attacco alla Chiesa è certamente sproporzionato, dunque strumentale.

COME RACCONTÒ AI SUOI GENITORI LA VIOLENZA, QUEL GIORNO?
Quando tornai a casa, mio padre mi chiese perché piangevo, risposi che mi ero fatta male al ginocchio. Ricordo ancora la sua carezza al mio ginocchio e il fastidio che mi diede. Ancora oggi i miei non hanno mai saputo niente.

NIENTE? UN MACIGNO DEL GENERE PORTATO TUTTO DA SOLA?
Fin quando non incontrai quel prete. E poi mio marito: gli dissi tutto quando eravamo fidanzati e lui fu stupendo nello starmi vicino. Anche se non potrà mai capire il mio punto di vista: io ho perdonato, perché vedo la vita sotto la luce della fede, e avendo vissuto la più grande delle crudeltà, oggi sono sempre portata a perdonare i piccoli torti. Grazie alla fede, l’abisso del male ricevuto mi ha lasciato una grande positività nella vita. Voglio portare questa luce sul mio camice di medico.

 
Fonte: Avvenire, 10 luglio 2010