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L’identità è ciò che siamo.
Nella società tradizionale l’identità era definita dalle relazioni sociali: quale è il nostro lavoro, chi sono i nostri genitori, i nostri parenti.
Nell’epoca attuale, caratterizzata dalla cosiddetta “eclissi del sociale” e dal “ripiegamento sulla dimensione soggettiva”, l’identità è diventata problematica, perché è sempre più difficile (senza o cono scarsi riferimenti sociali) dire “chi siamo”.
Ecco perché, se porsi delle domande circa l'identità era inutile fino a qualche anno fa (tanto era scontata la risposta), ora è necessario farlo.
Chi è l'uomo? Quali conseguenze derivano dalla risposta a questa domanda? L'identità di una persona e la sua sessualità sono in qualche modo legate?
[...]
Le vertebre sono collegate tra loro; le loro giunzioni presentano una certa mobilità e presentano una curvatura naturale (lordosi e cifosi fisiologiche). Se queste curve presentano una accentuazione (ossia, se le giunzioni tra le vertebre non rispettano la naturale armonia della colonna vertebrale) abbiamo lordosi, cifosi o scoliosi patologiche, ossia ci troviamo di fronte ad una patologia della colonna vertebrale.
La stessa cosa vale per la sessualità umana: se i vari aspetti non sono collegati tra loro in maniera armonica, si hanno patologie, o disordini, o disturbi della sessualità umana.
Purtroppo, queste disturbi della sessualità umana non accadono solo per circostanze fortuite ed indesiderate; è in atto un tentativo ideologico per disarticolare le “vertebre” che costituiscono la sessualità umana.
La storia moderna potrebbe anche essere scritta come il tentativo si sovvertimento dell’ordine naturale e provvidenziale creato da Dio; nella fase attuale questo processo rivoluzionario sembra accanirsi particolarmente contro l’uomo e le sue relazioni con gli altri (con ovvie conseguenze per l'identità), facendo leva sull’orgoglio e sulla sensualità per dissolvere tutto ciò che fa riferimento ad una legge naturale.
La legge naturale è una legge universale “inscritta nel cuore di ogni uomo”, che lo precede, esiste indipendentemente da lui e che quindi deve accettare, contrariamente alle leggi “positive” (cioè “poste” dall'uomo), che possono essere create e cancellate a piacimento. Proprio perché la legge naturale non dipende dall'uomo suscita una avversione così forte da parte dell'orgoglio umano; si tratta dell'eterno inganno del maligno: “Sarete come dei”, in grado di decidere cosa è bene e cosa è male. Ossia in grado di stabilire la legge e di essere sciolti dalla legge naturale.
Poiché le leggi e l'ordine si esprimono attraverso i legami, il sovvertimento della legge naturale non agisce attraverso la negazione delle varie parti che compongono la realtà, ma dei legami che le uniscono.
Tutto ciò vale in particolar modo per ciò che riguarda la sessualità.
E’ naturale, ad esempio, che chi nasce maschio (identità sessuale) si sviluppi come uomo (identità di genere), e chi nasce femmina si sviluppi come donna. Riconosciamo la naturalità di questo sviluppo anche se accade che esistano casi in cui il sesso fenotipico sia incerto o abbia dei caratteri del sesso opposto, o se esistono persone che per ferite relazionali faticano a riconoscersi in una identità sessuale; davanti a questi fenomeni reagiamo come di fronte a chi nasce con il labbro leporino, o sviluppa con la crescita una fobia sociale. Non li consideriamo cioè fenomeni che autorizzano a pensare ad una natura diversa, o all’inesistenza di uno sviluppo naturale, ma come un problema ed un disturbo dello sviluppo naturale. Eppure la ribellione a questa legge di natura si esprime attraverso una precisa ideologia che nega questo legame.
E' altrettanto naturale – cioè conforme alla legge naturale – che l'uomo si senta sessualmente attratto dalla donna, e viceversa. Anche in questo caso, una precisa ideologia nega questo legame tra l'identità di genere e l'orientamento sessuale.
L'avversione ideologica nei confronti dei legami che uniscono le varie componenti la sessualità umana è particolarmente evidente nella separazione tra atto sessuale e procreazione. I metodi anticoncezionali, salutati con gioia del movimento femminista - perché permettevano anche alle donne di accedere ad una sessualità senza “conseguenze” (ossia senza procreazione) - hanno in realtà profondamente cambiato la visione della sessualità nel sentire comune. E’ stata creata in questo modo una nuova mentalità – che è stata definita da Giovanni Paolo II “mentalità contraccettiva” - mirante a privare l’uso liberamente scelto della propria sessualità dalle sue conseguenze procreative: sesso senza figli. Come ha osservato Giovanni Paolo II, inoltre, contraccezione ed aborto “sono molto spesso in intima relazione, come frutti di una medesima pianta”.
Qualcuno ha notato che, dopo che i metodi anticoncezionali hanno portato ad una sessualità senza concepimento, con le tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) abbiamo il concepimento senza sessualità. Diversi ginecologi già denunciano l’elevato numero di PMA inappropriati o prematuri, come ad esempio il dott. Michael Dooley: “Molte di queste coppie semplicemente non fanno sesso, o non ne fanno abbastanza; e credono che il concepimento sia diventato qualcosa di clinico: vengono qui, dicono che non hanno tempo per fare l'amore e non si preoccupano minimamente di sforzarsi un po', di cambiare il proprio stile di vita. Fanno esami, esami, esami, quando dovrebbero solamente fare sesso”.
E che dire del secondo quesito del referendario sulla legge 40, mirante ad abolire il vincolo che per accedere alla procreazione assistita le coppie debbano avere problemi di sterilità accertata? Per quale motivo si voleva liberalizzare l’accesso alla fecondazione artificiale anche alle coppie che non avevano problemi di sterilità?
Che fare?
Come reagire a questi attacchi contro l’uomo e le sue relazioni sociali?
Occorre innanzitutto (come abbiamo visto) un presupposto antropologico fondamentale, ossia l’unità dell’uomo e l’armonia delle sue parti; questa unità ed armonia valgono anche per le relazioni che l’uomo stringe con altri uomini.
C’è poi un secondo aspetto fondamentale, sottolineato dal Magistero, ed è l’atteggiamento dell’uomo nei confronti della realtà, che lo precede e lo determina. Nei confronti di questa l’uomo è tenuto ad abbandonare un atteggiamento orgoglioso e ad assumerne uno contemplativo.
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