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Nel giorno del Sacro Cuore di Gesù, la Corte Suprema statunitense ha definitivamente ribaltato la storica sentenza Roe vs Wade del 1973, che di fatto ha incoraggiato l'orrenda pratica dell'aborto in tante altre nazioni del mondo.
La Corte ha stabilito che non vi è un diritto costituzionale all'aborto, mentre quello alla vita è citato come il primo diritto naturale proprio nella Dichiarazione di indipendenza delle colonie del 1776.
La Corte ha rimesso così ai singoli Stati ogni scelta legislativa. Scrivono i giudici: "(...) annulliamo queste decisioni [le precedenti sentenze, ndr] e restituiamo tale autorità al popolo e ai suoi rappresentanti eletti".
La decisione inoltre, contrariamente a quanto dicono i mass media nostrani, non entra nel merito, non vieta l'aborto e nemmeno ribadisce il diritto costituzionale alla vita, ma si limita a rimettere il tutto alla decisione dei singoli Stati.
Ma per i partigiani della morte è già troppo e la loro reazione non si è fatta attendere. Scendono in piazza abortisti e femministe, con manifestazioni di protesta, anche sotto la casa dei giudici, proibite per legge. Particolari attenzioni hanno avuto le sedi di gruppi prolife: alcune vandalizzate, altre incendiate. Trattamento analogo è stato riservato ad alcune chiese. Il Senato dell'Arizona, a Phoenix, con i senatori dentro, ha visto un tentato assalto dei "difensori dei diritti"; lo stesso è avvenuto al Tribunale di Portland. Non manca il saccheggio di alcuni negozi e ancora un assalto agli studi della Fox News, emittente televisiva di orientamento conservatore. Si sprecano infine insulti e minacce di morte a parlamentari ed esponenti prolife. Insomma i difensori dei diritti "sessuali e riproduttivi" si stanno seriamente impegnando nel rispetto delle leggi e della democrazia americane. E non si sono ancora fermati.
Ma anche le multinazionali abortiste, quelle che con l'aborto si arricchiscono, si sono mobilitate con tutte il peso della loro lobbies e vista l'imminenza delle elezioni di novembre che vedranno il rinnovo della Camera dei Rappresentanti e di un terzo del Senato, hanno messo spudoratamente sul piatto 150 milioni di dollari per finanziare le campagne dei candidati "compiacenti" e filoabortisti.
Brillano inoltre per zelo decine di grandi imprese che, preoccupate per i diritti delle loro dipendenti che lavorano in Stati dove vigerà proibizione o limitazione, sono pronte a pagare viaggi della "speranza" per farle abortire (ed essere così pronte a riprendere il lavoro). Quanta umanità!
Ovviamente la grande stampa è indignata, protesta, lancia messaggi di fuoco, crea la copertura massmediatica e psicologica dove poi si sviluppa con facilità la violenza. Le fa eco la stampa europea, e le stesse televisioni italiane, le quali ovviamente non informano delle iniziative a favore della sentenza, mostrandosi squallido esempio di un allineamento acritico e fazioso.
E come non "apprezzare" il fiero appoggio del "cattolico" presidente Biden, pronto, insieme alla sua corte di democratici, a qualunque sforzo, cominciando da ogni misura utile, per continuare la vendita online delle pillole abortive? E come non "apprezzare" l'indignazione dei politici italiani, da Letta a Bonino, da Conte a Speranza. Tutti concordi comunque nel sostenere che la legge 194 italiana non si tocca.
Di contro a tanto polverone si sono però già mossi Arkansas, Kentucky, Louisiana, Oklahoma, Ohio, Missouri, Dakota del Sud, Utah, che hanno immediatamente legiferato per bandire o fortemente limitare l'aborto. Sono una pattuglia iniziale che a tempi brevissimi si ingrosserà, con il plauso ed il sostegno del partito repubblicano e del presidente Donald Trump, nonché di molti vescovi americani e delle principali denominazioni evangeliche, impegnati da sempre nella difesa della vita sin dal concepimento. A proposito: diamo a Cesare ciò che è di Cesare. Di Trump si può pensare quello che si vuole, ma bisogna essergli onestamente grati per l'attuale composizione della Corte Suprema, composizione che ha permesso dopo 50 anni l'attuale svolta.
Ne esce il quadro di un'America spaccata sul tema politicamente più importante: la sacralità della vita umana.
In mezzo a tanto menare di fendenti, silenzioso ma vitalissimo, ci sta un esserino, anzi milioni di esserini, in attesa della sentenza degli adulti: "io ho il diritto di vivere in quanto persona umana (come insegna la scienza) o per una gentile concessione di mia madre?"
Al di là infatti di ogni argomento e di ogni isteria relativista, una realtà permane, oggettiva ed incontestabile: un essere umano viene fatto a pezzi (attualmente fino al 9° mese di gravidanza in alcuni degli stati USA), aspirato e buttato nel contenitori dei rifiuti speciali ospedalieri per decisione di colei che dovrebbe dargli la vita. E questo non sarà mai un diritto per alcuno ma un delitto per tutti! E nessuna ragione, economica, sociale o psicologica può valere più della sua vita. Il resto è assolutamente secondario.
In USA dal 1973, data di emanazione della storica sentenza Roe vs Wade, mancano 62.000.000 (sessantadue milioni) di americani! In Italia dal 1978 più di 6.000.000. E di quelli soppressi con le pillole abortive non sapremo neanche il numero! Per la retorica abortista erano tutti casi pietosi ovviamente, ma anche questa narrazione ha avuto la sua evoluzione. L'aborto come "necessità" viene sempre più "superato" dalla sua condizione di "diritto" inalienabile da far valere indiscriminatamente, sempre e comunque. E' quello che pensa anche una chiesa satanista USA, che nella sua proibizione vede un'insidia alla propria... libertà di religione.
Nota di BastaBugie: Gerry Freda nell'articolo seguente dal titolo "Texas, la Corte suprema ripristina legge anti-aborto del 1925" parla della legge che vieta l'aborto e punisce chi lo pratica anche con la carcerazione e che non era più stata applicata dal 1973, dopo la sentenza Roe v. Wade.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Il Giornale il 2 luglio 2022:
La Corte suprema del Texas ha autorizzato venerdì l'entrata in vigore di una legge del 1925 che vieta l'aborto e punisce chi lo pratica anche con la carcerazione. I guidici texani hanno ribaltato una sentenza di una corte inferiore della contea di Harris, che aveva bloccato temporaneamente l'applicazione della legge. Ora la norma che rende illegale l'aborto è stata ripristinata. Ad annunciare il verdetto della Corte suprema è stato Ken Paxton, procuratore generale dello Stato del Sud degli Usa. La legge del 1925 non era più stata applicata dopo il 1973, con la sentenza Roe v. Wade. Il Texas ha potuto agire dopo la cancellazione, avvenuta la scorsa settimana, della storica sentenza da parte della Corte suprema nazionale.
In base alle dichiarazioni rilasciate da Paxton subito dopo la decisione, con il rientro in vigore della legge del 1925 scatterà l'interruzione di ogni servizio offerto dalle cliniche che avevano finora eseguito interruzioni di gravidanza nello Stato. Effettuare un aborto equivarrà di conseguenza a un crimine, punibile anche con il carcere. A rafforzare il contenuto anti-aborto della normativa texana generale contribuirà anche una recente legge statale che vieta l'interruzione di gravidanza dopo sei settimane di gestazione e tale divieto vale anche per le donne vittime di incesto e di stupro.
Le associazioni contrarie alla stretta decisa dalle autorità texane hanno immediatamente condannato la sentenza emessa dai supremi giudici locali, affermando che rappresenta un colpo mortale per il diritto delle donne di accedere a servizi sanitari essenziali. Il procuratore Paxton e le organizzazioni pro-life, al contrario, hanno esultato per il ripristino della legge anti-aborto del 1925. Paxton, in particolare, ha scritto su Twitter: "Una vittoria pro vita! I nostri provvedimenti statali pre-Roe v. Wade che vietano l'aborto in Texas sono buone leggi al 100%. La controversia legale continua, ma io continuerò a vincere per i bambini non nati del Texas".
LE AZIENDE NEGLI USA CHE PAGANO IL VIAGGIO PER ABORTIRE
Nelle ore successive alla storica sentenza della Corte Suprema che ha restituito agli stati l'autorità per vietare l'aborto, più di 50 aziende statunitensi hanno aggiornato le loro politiche di "pianificazione familiare" per includere rimborsi per l'aborto e i viaggi correlati. Questo ha lo scopo di mantenere le loro dipendenti al lavoro ed evitare di pagare le varie maternità.
Amazon ad esempio ha aggiornato il suo piano di benefici per includere fino a 4.000 dollari in spese di viaggio all'anno.
Ma se uno pensasse che basta boicottare Amazon per avere la coscienza a posto, ecco l'elenco completo delle aziende statunitensi che affermano che sponsorizzeranno il turismo dell'aborto per i dipendenti (fonte: Washington Examiner).
Da questo elenco scopriamo che oltre a non usare Amazon dovremmo eliminare dalla nostra vita: Adidas, American Express, Apple, Disney, Google, Gucci, Facebook e Instagram (Meta), Levis, Microsoft, Netflix, Nike, PayPal, Sony, ecc.
1. Accenture
2. Adidas
3. Adobe
4. AirBnb
5. Alaska Airlines
6. Amazon
7. American Express
8. Apple
9. AT&T
10. Bank of America
11. Box.com
12. Bumble
13. Buzzfeed
14. Chobani
15. Citigroup
16. Comcast
17. Conde Nast
18. Dick's Sporting Goods
19. Disney
20. DoorDash
21. Duolingo
22. Goldman Sachs
23. Google
24. GrubHub
25. Gucci
26. Hewlett-Packard
27. H&M
28. HPE
29. Intuit
30. Johnson & Johnson
31. JP Morgan
32. Kroger's
33. Levi Strauss
34. LiveNation
35. Lyft
36. Macy's
37. Mastercard
38. Match Group
39. Meta
40. Microsoft
41. Netflix
42. Nike
43. OK Cupid
44. Paramount
45. Patagonia
46. PayPal
47. Reddit
48. Salesforce
49. Sony
50. Starbucks
51. Tesla
52. Uber
53. Vox Media
54. Warner Bros.
55. Yelp
56. Zillow
DOSSIER "ABOLITO IL DIRITTO ALL'ABORTO"
La Corte Suprema USA annulla la Roe vs Wade
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