« Torna alla edizione


SANTA MARIA MADDALENA DE' PAZZI: IN PARADISO NON SI VA IN CARROZZA
Gesù le chiese penitenze al limite della sopportazione, le mise una corona di spine e le fece vivere l'esperienza dell'inferno con risate sguaiate, grida, bestemmie e diavoli che la picchiavano per spingerla al suicidio
di Don Stefano Bimbi
 

Come mai facciamo tanta fatica ad accettare la vita cristiana per quello che è: una via crucis che ha come obiettivo la risurrezione?
Santa Maria Maddalena de' Pazzi (1566-1607), al secolo Caterina, nacque a Firenze in una nobile famiglia. Fin dall'infanzia, Caterina dimostrò una profonda inclinazione spirituale e una sensibilità straordinaria verso la preghiera e la contemplazione. All'età di nove anni faceva veglie e digiuni impensabili per una bambina. Trascorreva ore in adorazione del Santissimo Sacramento ed aveva visioni celesti. Subito dopo la prima comunione fece voto di verginità.
A 16 anni entrò nel monastero delle Carmelitane Scalze di Santa Maria degli Angeli a Firenze, assumendo il nome di Maria Maddalena. Qui si dedicò a un'esistenza di preghiera, penitenza e servizio. La sua vita fu caratterizzata da intensi fenomeni mistici con cui Dio la preparava a soffrire per riparare l'ingratitudine degli uomini verso Gesù.
A diciannove anni, iniziò il suo Calvario. Il Signore le chiese di cibarsi di solo pane, di dormire solo cinque ore, di indossare la veste più povera possibile e fare a meno di scarpe e calze. In una apparizione Gesù le mise sulla testa una corona di spine che le provocò un continuo mal di testa che aumentava ogni venerdì, giorno in cui si ricorda la passione e morte di nostro Signore. Una volta rimase quaranta ore in estasi e sperimentò la presenza di Maria al sepolcro potendo tenere tra le braccia il corpo esanime di Gesù.

L'INFERNO
Dal 1585 visse l'esperienza dell'inferno per cinque anni: udiva risate sguaiate, grida e bestemmie. Aveva visioni di diavoli che le causavano una grande tristezza. Un demonio la picchiava per diverse notti e la faceva cadere spesso dalle scale. Cercava la protezione di Dio, ma ne era allontanata da una forza sovrumana. Anche la vita religiosa le era diventata noiosa e per questo sentiva la spinta ad uscire dal monastero. Tutto sembrava inutile ed ebbe la tentazione di uccidersi con un coltello. La salvò all'ultimo momento il pensiero della Madonna che veniva spesso a trovarla per darle il coraggio di affrontare queste tremende prove. Per questo Maria Maddalena riusciva con pazienza a sopportare tutto. Nel 1590 fu finalmente liberata dalle persecuzioni diaboliche. Come premio Dio le dette la speciale grazia di vedere sempre Gesù al suo fianco.
Grazie al suo esempio di vita riuscì a convincere tutte le consorelle del monastero a riformarlo per mirare solo alla gloria di Dio e a offrirsi eroicamente a Lui e ad amarsi le une le altre accettando qualunque sofferenza e umiliazione. La vita del monastero tornò ad essere austera come aveva insegnato santa Teresa d'Avila per la riforma dell'Ordine carmelitano.
Un giorno una voce le disse che le restavano pochi anni da vivere. Sapendo che in Paradiso non si soffre più, con il permesso della superiora, chiese ancora sofferenza a Gesù, come se fosse poco quello che aveva vissuto. Gesù accettò la sua richiesta. Da allora la sua anima sperimentò l'aridità e fino alla morte fu bloccata a letto provando enormi dolori fisici. Diceva spesso: "La mia anima non è capace che della sofferenza".
Morì il 25 maggio 1607, a soli 41 anni, lasciando un'eredità spirituale di rara profondità. Fu canonizzata nel 1669 da Papa Clemente IX, diventando testimone della spiritualità carmelitana e della devozione mistica. Le sue lettere e scritti riflettono un'intensa intimità con Dio e un amore ardente per l'umanità. È venerata come patrona delle malattie mentali e invocata per la guarigione spirituale.

IN PARADISO NON SI VA IN CARROZZA
La vita di Santa Maria Maddalena de' Pazzi non può lasciarci indifferenti e suscita delle domande importanti riguardanti la nostra fede. Per noi con il telefonino in mano è difficile accettare così tanto dolore. Ci sembra una prova tanto grande e può sembrare strano che Dio la permetta in una creatura che Egli ama. Però, a pensarci bene, lei è una santa e quindi se le nostre idee sul dolore e su Dio contrastano con la sua vita, forse dobbiamo cambiare noi le nostre idee. Non si può cambiare il fatto che la sua vita è questa e che è stata proclamata santa dalla Chiesa.
Con un po' di sforzo, dobbiamo abbandonare l'idea che in paradiso ci si vada in carrozza, che Dio perdoni sempre e che ci chieda soltanto di andare alla Messa, di dire qualche preghiera e di mandare i figli a catechismo. Certo sono cose buone, ma non bastano per essere cristiani. Gesù dice chiaramente nel vangelo: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» (Lc 9,23). Evidentemente per seguire Gesù dobbiamo rinnegare noi stessi e quindi non puntare a "realizzare noi stessi", ma abbandonare la nostra realizzazione come scopo di vita e rinunciare alle comodità, alla vita agiata, a soddisfare ogni nostro desiderio. Del resto tutti i santi ci insegnano che sono diventati tali con forti privazioni e scelte radicali.
Ma anche rinunciare a noi stessi non è sufficiente. Prendere la croce ogni giorno è necessario e comporta grandi sacrifici. Del resto se vogliamo seguire Gesù non possiamo non seguirlo nella via della croce. Se poi ci chiediamo come Dio padre possa aver permesso le grandi sofferenze di Maria Maddalena de' Pazzi, beh allora dobbiamo prima chiederci come ha potuto permettere che suo figlio morisse in croce tra atroci sofferenze come sono state ben rappresentate nel film della Passione di Mel Gibson. E poi la sofferenza di Maria in vedere così straziato il figlio? Flagellato, crocifisso e morto. Beh anche la Madonna ha sofferto tantissimo.

ACCETTAZIONE DELLA SOFFERENZA
Insomma la vita cristiana è tutto questo. E se uno dicesse «se è così, non voglio essere cristiano perché non voglio soffrire tanto», la cosa sarebbe curiosa in quanto anche i non cristiani soffrono. La differenza è che il cristiano sa perché soffre - per avere il paradiso - ed ha accanto a sé Gesù e la Madonna che lo confortano. Invece il non cristiano soffre, ma non sa il perché e non ha a chi rivolgersi... se non allo Stato per chiedere l’eutanasia.
Insomma la vita cristiana non è una roba per stomaci delicati, una minestrina riscaldata che non sa di nulla. Il cristianesimo è fatto per uomini (e donne, ovviamente) veri e forti. E la forza non ci viene dalla nostra buona volontà, ma dall'aiuto che Gesù ci da facendoci partecipare al suo sacrificio. In fondo la Santa Messa è proprio questo: partecipare al sacrificio di Cristo che viene attualizzato nella consacrazione del pane e del vino. Lo dice anche il sacerdote prima della consacrazione: «il mio e il vostro sacrificio sia gradito a Dio padre onnipotente». Non è riferito al sacrificio di andare alla Messa, ma il sacrificio della nostra vita unito al sacrificio di Cristo sulla croce.
Questo è il cristianesimo di cui ci parlano i santi. Santa Maria Maddalena è un fulgido esempio di accettazione della sofferenza per amore di Cristo. Del resto l'amore può esprimersi solo con la sofferenza per l'amato. Santa Gianna Beretta Molla che ha sacrificato la sua vita per partorire la quarta figlia (rimandando le cure per non far morire la figlia nel suo grembo) diceva: «Se amare non ci costa nulla, significa che non si ama veramente». Del resto ogni mamma che partorisce il figlio soffre per il parto, ma siccome sa perché soffre, accetta la sofferenza per amore del figlio. Insomma non c'è amore se non c'è sofferenza. Santa Maria Maddalena è un fulgido esempio di accettazione della sofferenza per amore di Cristo. Se è difficile per noi accettarlo, chiediamo a Dio la forza. Il Signore vincerà la resistenza che facciamo ad accettare l'amore come legge suprema della nostra vita.

 
Titolo originale: Soffrire per amore. Santa Maria Maddalena de’ Pazzi
Fonte: La Bussola Mensile, febbraio 2025