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ECCO PERCHE' GIORNALI E TV NON VEDEVANO L'ORA CHE BUSH SI TOGLIESSE DI MEZZO
di Elena Molinari
 

Bush crea una giornata per la sacralità della vita.

 La difesa della vita era stato uno dei primi atti di George W. Bush alla Casa Bianca. La proclamazione della sua sacralità è uno degli ultimi. A tre giorni dall’insediamento di un nuovo capo di Stato favorevole all’aborto e a meno da una settimana dalla grande Marcia annuale per la vita di Washington, il presidente americano ha fatto del 18 gennaio la «Giornata nazionale per la sacralità della vita umana». Nel documento istitutivo l’ancora per poco inquilino della Casa Bianca ha dichiarato con forza che «la vita umana è un dono del Creatore ed è sacro, unico e degno di essere protetto ». Il giorno per la sacralità della vita viene dunque istituito perché ovunque in America si riconosca che ogni persona «compresa ogni persona che aspetta di nascere», ha un posto e uno scopo speciale in questo mondo.
  Bush va oltre, affermando che «il dovere primario del governo è di proteggere la vita degli innocenti». Quindi ricorda che la sua amministrazione ha fatto tutto quanto in suo potere per promuovere una cultura della vita: facilitando l’adozione, sostenendo leggi che impongono di informare i genitori ogni volta che una minorenne vuole abortire, e rifiutandosi di finanziare le Ong che incoraggiano l’aborto. Il presidente ricorda che nel 2002 firmò la prima legge che assicura protezione ai neonati che sopravvivono a un tentativo d’aborto, mentre l’anno successivo mise al bando le interruzioni di gravidanza dell’ultimo trimestre.
  A ulteriore prova della sua difesa dei diritti dei non-nati, Bush cita la legge del 2004 che considera ogni crimine commesso nei confronti di una donna incinta come commesso nei confronti di due persone. Bush fa anche riferimento alla scienza e alla ricerca: «I nostri valori ci devono guidare quando sfruttiamo i doni della scienza. Nel nostro zelo per nuovi trattamenti e cure, non dobbiamo mai abbandonare i nostri fondamentali valori morali. Possiamo raggiungere le più grandi conquiste che tutti noi cerchiamo rispettando il dono della vita». George W. si congeda dunque dagli americani ricordando loro che «la sacralità della vita è scritta nei cuori di tutti gli uomini e di tutte le donne» e invitandoli a costruire «una società in cui ogni bambino è benvenuto alla vita e protetto dalla legge».
  Da più parti ci si aspetta invece che Barack Obama userà proprio uno dei suoi primissimi decreti per capovolgere alcuni ordini presidenziali voluti da Bush. In particolare il no al finanziamento federale della ricerca su nuove linee embrionali con cui Bush inaugurò il suo arrivo alla Casa Bianca. Consapevoli di questa possibilità, i vescovi americani sono tornati a rivolgersi ieri al presidente eletto, augurandosi che il cambiamento in arrivo per gli Stati Uniti sia contraddistinto «da un impegno comune in favore della vita umana, dei più deboli e della pace». Nel testo, firmato dal presidente della Conferenza episcopale, l’arcivescovo di Chicago Francis George, si ribadisce il sostegno della Chiesa al matrimonio come unione esclusiva tra un uomo e una donna, e si chiede con forza l’attuazione di politiche per ridurre il numero di aborti. Inequivocabile è poi l’assicurazione che i vescovi «si opporranno a misure per espandere l’aborto».

 
Fonte: 17 gennaio 2009