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LE UNIONI CIVILI NON SONO UNA FAMIGLIA E QUINDI NON VANNO RICONOSCIUTE GIURIDICAMENTE
Nel 2003 la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicò un dettagliato documento contrario al riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali (VIDEO: No alle unioni civili)
di Corrado Gnerre
 

Per "unioni civili" s'intendono quelle unioni, riconosciute giuridicamente come diritto comune, tra persone non sposate, anche dello stesso sesso.
Le unioni civili non sono famiglia. La Chiesa ha sempre affermato che la famiglia nasce dall'unione indissolubile fra un uomo ed una donna.
Ciò, ancor prima di diritto soprannaturale, è già di diritto naturale.
Pertanto, tale verità non può essere negata da nessuna autorità né politica né tantomeno religiosa. Insomma, neppure un papa può negarla.
Dal momento che il diritto positivo non può entrare in contraddizione con quello naturale, nessuna autorità politica è legittimata a legiferare in favore delle unioni civili.

IL MATRIMONIO TRA UOMO E DONNA DEVE ESSERE RICONOSCIUTO, LE UNIONI CIVILI NO
Non esiste un "diritto alla famiglia".
Questa, la famiglia, deve perseguire il suo fine naturale e anche soprannaturale.
Solo una concezione libertaria ed individualista può concepire, come un diritto, la famiglia per tutti e quindi anche la trasformazione di un'unione omosessuale in famiglia.
Giuridicamente viene riconosciuto l'istituto matrimoniale perché esso comporta una serie di impegni. Per esempio: quello di far nascere nuovi uomini e di educarli affinché siano bravi ed onesti cittadini.
Non è così per le unioni civili. Le unioni civili tra uomo e donna, infatti, non offrono ai figli intenzionalmente la volontà di creare un nucleo affettivo stabile.
A maggior ragione per quanto riguarda le unioni civili tra coppie di omosessuali, dove già per natura è impossibile mettere al mondo nuove vite.
Inoltre, se un'autorità politica riconoscesse le unioni civili, a maggior ragione quelle omosessuali, riconoscerebbe implicitamente che queste relazioni "affettive" sarebbero conformi al bene comune. E ciò è inaccettabile per la morale sociale naturale e cattolica.

RICONOSCERE LE UNIONI CIVILI APRIREBBE LA STRADA ALL'ACCETTAZIONE DI ALTRI PSEUDO-DIRITTI
Una volta che si ammette il principio che si debba riconoscere l'unione tra due omosessuali, non ci sarebbero più limiti ad altre aberrazioni.
Primo: non si potrebbero evitare le adozioni di figli. Infatti, se un'unione omosessuale ha il diritto di essere riconosciuta, perché non dovrebbe avere anche il diritto di adottare come tutte le coppie?
Secondo: non si potrebbero evitare le gravidanze surrogate (utero in affitto), almeno per quegli Stati dove tale possibilità è riconosciuta.
Terzo: non si potrebbero in futuro evitare anche riconoscimenti di unioni di poliamore (poligamia, poliandria, ecc.) perché, se deve saltare il dato di natura per l'affermazione dei diritti, allora non si capirebbe perché non debba saltare anche il dato naturale secondo cui deve essere una coppia il fondamento dell'amore coniugale.
Se proprio la preoccupazione è quella di evitare che le persone omosessuali siano privati di alcuni diritti fondamentali, va ricordato che il riconoscimento di diritti comuni non è necessario perché vengano riconosciuti diritti individuali.

LA CONDANNA MAGISTERIALE DELLE UNIONI CIVILI
La Congregazione per la Dottrina della Fede nel 2003 pubblicò un documento, approvato da Giovanni Paolo II, dal titolo Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali.
Eccone un estratto: «In presenza del riconoscimento legale delle unioni omosessuali [...] è doveroso opporsi in forma chiara e incisiva. Ci si deve astenere da qualsiasi tipo di cooperazione formale alla promulgazione o all'applicazione di leggi così gravemente ingiuste nonché, per quanto è possibile, dalla cooperazione materiale sul piano applicativo. Le legislazioni favorevoli alle unioni omosessuali sono contrarie alla retta ragione perché conferiscono garanzie giuridiche, analoghe a quelle dell'istituzione matrimoniale, all'unione tra due persone dello stesso sesso. Considerando i valori in gioco, lo Stato non potrebbe legalizzare queste unioni senza venire meno al dovere di promuovere e tutelare un'istituzione essenziale per il bene comune qual è il matrimonio. [...] Occorre riflettere innanzitutto sulla differenza esistente tra il comportamento omosessuale come fenomeno privato, e lo stesso comportamento quale relazione sociale legalmente prevista e approvata, fino a diventare una delle istituzioni dell'ordinamento giuridico. Il secondo fenomeno non solo è più grave, ma acquista una portata assai più vasta e profonda, e finirebbe per comportare modificazioni dell'intera organizzazione sociale che risulterebbero contrarie al bene comune. [...] La legalizzazione delle unioni omosessuali sarebbe destinata perciò a causare l'oscuramento della percezione di alcuni valori morali fondamentali e la svalutazione dell'istituzione matrimoniale. [...] Concedere il suffragio del proprio voto ad un testo legislativo così nocivo per il bene comune della società è un atto gravemente immorale. La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all'approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali. [...] Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell'umanità». [...]

Nota di BastaBugie: ecco l'interessante e chiaro video, che avevamo già segnalato nel 2016, che sfata i luoghi comuni e gli errori sulle unioni (in)civili in meno di 5 minuti


https://www.youtube.com/watch?v=TGCt1TbJNiw

 
Titolo originale: In poche battute ti offriamo qual è la verità cattolica sulle unioni civili
Fonte: I Tre Sentieri, 25 ottobre 2020