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La venuta del Signore è presente nei testi della liturgia attuale; mediante questa espressione la liturgia vuole mostrarci il senso cristiano del tempo e della storia. Verranno giorni, ci viene detto nella prima lettura, in cui farò germogliare per Davide un Germoglio di giustizia. Gesù, nel discorso escatologico di san Luca, dice che gli uomini vedranno venire il Figlio dell'uomo in una nube, con grande potere e gloria. Nella prima lettera ai Tessalonicesi, san Paolo li esorta ad essere preparati per la Venuta di nostro Signore Gesù Cristo, con tutti i suoi santi.
MESSAGGIO DOTTRINALE
Memoria e profezia. In queste due parole si sintetizza tutta la concezione cristiana del tempo. Quando parla del tempo, il cristiano pensa al tempo presente con le sue vicissitudini e circostanze. È il presente del tempo di Geremia (anno 587 a.C.), in cui Gerusalemme giaceva sotto l'assedio di Nabucodonosor; è il presente della comunità cristiana di Tessalonica o dei destinatari del vangelo secondo san Luca. Da questo presente si lancia lo sguardo all'indietro e si fa memoria: la promessa di Dio a Davide circa un regno ereditario, che adesso si trova in pericolo; la venuta storica di Gesù Cristo, che con la sua passione, morte e resurrezione ha inaugurato la fine del tempo, della quale i cristiani già in una certa maniera partecipano. Ma i cristiani non sono uomini del passato. Dalla loro vita presente lanciano anche uno sguardo verso il futuro, questo futuro racchiuso nel reliquiario della profezia, nel libro sigillato con sette sigilli, e che soltanto l'Agnello ritto in piedi (resurrezione) e "come immolato" (passione e morte) può aprire e leggere (cf Ap c.5). La profezia ha a che vedere con la seconda venuta di Gesù Cristo, con la sua parusia trionfante, circondato da tutti i santi, venuta per proclamare definitivamente la giustizia e la salvezza; una profezia che scuoterà le fondamenta dell'orbe e farà sorgere un mondo nuovo. Il cristiano vive dentro la memoria e la profezia, tra la prima venuta di Cristo e la sua futura venuta al termine della storia. Natività e Giudizio finale di salvezza sono le due colonne sulle quali gli uomini costruiscono il ponte della decisione e della responsabilità. Con codesto ponte, la seconda venuta non è che il prolungamento e il coronamento della prima, dell'Incarnazione e del Mistero Pasquale.
Fisionomia di colui che viene. Chi è colui che viene? Innanzitutto, è un Rampollo, un Germoglio di giustizia. Cioè, un discendente del tronco di Davide, che praticherà il diritto e la giustizia (virtù proprie di un buon re). In una lettura cristiana, tale Germoglio è Gesù Cristo, che è venuto al mondo per trarre la giustizia di Dio, cioè, la salvezza per mezzo dell'amore (prima lettura). Colui che viene è il Figlio dell'uomo in una nube con grande potere e gloria. È una persona, pertanto, che abita nel mondo di Dio e che partecipa del suo potere e della sua gloria. Colui che viene a Natale e colui che verrà nel giudizio finale è il Verbo incarnato nel seno di Maria (vangelo). Colui che viene è Nostro Signore Gesù Cristo, cioè Cristo glorioso, vincitore della morte e del peccato, che vive nell'eternità ma che si fa presente nel tempo storico (seconda lettura).
Atteggiamento del cristiano. Il vangelo ci indica due atteggiamenti: vegliare e pregare. La vigilanza è molto opportuna, affinché, quando giungerà a noi il Verbo nella carne di un bambino, sappiamo accettare e vivere il mistero. La preghiera è ancora più opportuna e necessaria, perché soltanto mediante la preghiera si apre alla mente e al cuore umano il mistero delle azioni di Dio. Da parte sua, san Paolo segnala ai tessalonicesi altri due atteggiamenti: crescere e abbondare nell'amore gli uni verso gli altri, e nell'amore nei confronti di tutti; comportarsi in modo che si sia graditi a Dio. Quale migliore maniera di prepararsi alla venuta dell'Amore, se non mediante la crescita nell'amore? Gesù Cristo, nella sua vita terrena, non cercò altro se non di fare ciò che era gradito a suo Padre, per questo, una maniera stupenda di prepararsi per il Natale è cercando di esser graditi a Dio in tutto.
SUGGERIMENTI PASTORALI
Il significato del tempo. Per noi, cristiani, non c'è significato del tempo se non in Gesù Cristo. Egli è il centro della storia e dei cuori. La storia ha in lui il suo punto di partenza (Cristo è l'alfa) e il suo punto di arrivo (Cristo è l'omega). Il tempo e la storia culminano in lui, raggiungono in lui la loro pienezza assoluta e il loro senso supremo. Senza Gesù Cristo, il tempo e la storia sono soltanto un puro accidente. Con Cristo, sono un disegno di Dio, una storia di salvezza, un'incudine sulla quale forgiare la nostra decisione nella libertà e responsabilità. Per noi, il tempo non è una semplice successione di secondi, minuti ed ore; una catena di giorni, mesi ed anni; una successione e una catena senza meta precisa, alla deriva, sotto la spinta di forze impersonali dominatrici che portano al caos. Per noi, il tempo, con i suoi secoli e millenni, è una storia, diretta e governata al timone da Dio; per noi, il tempo ha un principio di unità e di armonia, di coerenza e di coesione, non negli imperi o nelle ideologie, tanto caduchi come gli stessi uomini, ma in Gesù Cristo, che è di ieri, di oggi e di sempre. La nostra vita quotidiana, con i suoi luoghi comuni, la sua monotonia, le sue stesse volgarità, fa parte di un progetto divino, è una tessera entro il grande mosaico della storia della salvezza pianificata da Dio. Nel senso del tempo è incluso inseparabilmente il senso del mio tempo. Non dà forse, questa realtà della nostra fede, un grande valore alla vita di ogni cristiano, alla tua vita?
Crescere ed abbondare nell'amore. San Giovanni della Croce concludeva così una delle sue poesie: "solo nell'amore è il mio destino". La prima venuta di Cristo, nel Natale, è una venuta di amore e, allo stesso modo, è venuta di amore pure il suo ritorno alla fine dei secoli, la sua parusia. Tra l'amore di Cristo che viene e che verrà si intercala la vita umana che, come in una sinfonia, svilupperà il tema dell'amore con cui comincia e si conclude il pezzo musicale. Crescere mette in risalto l'aspetto dinamico dell'amore: crescere nell'amore di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo; nell'amore a Maria e ai santi. Crescere nell'amore alla propria famiglia, ai parenti, agli amici, agli sconosciuti, ai bisognosi, ai malati, ai peccatori... Come? Rifletti su ciò che ti viene in mente: senza dubbio saranno molte cose. Abbondare mette in risalto la generosità nell'amore, questo tratto tipico dell'esistenza cristiana. Sei generoso nell'amore, o lo vai misurando con il metro del tuo egoismo? Beati i generosi nell'amore, perché essi prenderanno parte al suo corteo, al momento della parusia di Gesù Cristo.´
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