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« Torna agli articoli di Marco Invernizzi
La moglie di un mio carissimo amico è polacca. Mi è venuto spontaneo telefonarle dopo la tragedia che ha privato il suo Paese di una parte cospicua della classe dirigente. Stava piangendo e la cosa mi ha aiutato a comprendere ancora meglio il particolare legame esistente fra i polacchi e la loro nazione, in particolare con quella classe dirigente scomparsa sabato scorso.
Non sono sicuro che si sia compreso adeguatamente quanto accaduto, per questo lo riassumo.
Un aereo polacco è precipitato sul suolo russo dove stava atterrando per commemorare il 70° anniversario dell’assassinio nella foresta di Katyn da parte sovietica di un’altra classe dirigente composta da circa 22mila fra ufficiali e militari polacchi. Sono morti il Capo dello Stato Lech Kaczynski con la moglie Maria, il Capo di Stato maggiore, i vertici dell’esercito, della marina, dell’aereonautica, il governatore della Banca centrale polacca, 13 ministri del governo, diversi deputati, il candidato conservatore alle prossime elezioni presidenziali, il vescovo cappellano dell’esercito e altre figure storiche della resistenza polacca contro il comunismo durante la seconda guerra mondiale e durante l’epopea di Solidarnosc. Il gemello del Presidente non era sull’aereo soltanto perché era rimasto in ospedale accanto alla madre malata.
L’amica polacca mi ha riassunto così: “c’era tutta la destra polacca su quell’aereo”. Ed è vero, se pensiamo che il partito del Presidente e del suo gemello Jaroslaw, “Legge e Giustizia”, era nato come costola di destra del sindacato Solidarnosc che mandò in crisi il regime comunista polacco negli anni Ottanta del secolo scorso, e Lech Kaczynski era stato uno dei principali consiglieri quando Lech Walesa divenne Presidente della Repubblica nel 1990. Un partito conservatore, rispettoso delle tradizioni cristiane della Polonia.
Vi sono nella storia popoli-vittime, come quelle anime che sembrano incaricate dal piano di Dio di immolarsi con le loro sofferenze per la salvezza del mondo e degli uomini. Me ne vengono in mente alcuni, come il popolo vietnamita e quello cambogiano, o coloro che oggi continuano a vivere nel gulag della Corea del nord, popoli colpiti da tragedie naturali oltre a quelle provocate dalle ideologie. Ma la storia del popolo polacco la conosciamo meglio, per la vicinanza geografica, per la storia comune. La tragedia di oggi è avvenuta nel 70° anniversario del massacro di Katyn, per cinquant’anni negato dall’Urss e attribuito alla Germania nazionalsocialista, dopo che finalmente il leader russo Putin aveva finalmente accettato di sancire pubblicamente la riconciliazione fra i due popoli attraverso il riconoscimento della “verità su Katyn”. In quei mesi la Polonia era scomparsa, cancellata dagli eserciti nazionalsocialista a ovest e da quello sovietico a est, come già altre volte era accaduto nella sua storia. E a Katyn cominciarono quarant’anni di oppressione e di umiliazione, perché anche nella Polonia comunista tutti conoscevano la “verità su Katyn”, ma nessuno poteva permettersi di dirlo pubblicamente.
E’ difficile comprendere qualcosa del mistero della storia, delle scelte con cui il Signore guida i popoli, castigandoli e aiutandoli, lasciando così tanta libertà al male e alla menzogna. Non posso non chiedermi perché questo popolo venga trattato così vent’anni dopo aver salvato l’Europa dal comunismo, quando nel 1920 l’esercito polacco guidato dal maresciallo Jósef Pilsudski (1867-1935, la cui tomba in Polonia è sempre cosparsa da fiori freschi) fermò l’Armata Rossa davanti a Varsavia (“il Miracolo della Vistola”). Ma poi mi viene in mente la festa della Misericordia che celebriamo oggi, nella prima domenica dopo la Pasqua, grazie a santa Faustina Kowalska (1905-1938), la suora sepolta a Cracovia, la città dove il futuro papa Giovanni Paolo II (che la canonizzerà nel 2000, la prima santa del nuovo millennio) aveva imparato a conoscerla e a pregarla. Mi viene in mente perché il Papa “polacco” e la suora “polacca” hanno insegnato al mondo come appunto la Misericordia sia la misteriosa risposta scelta da Dio da opporre al male, a quel male che negli anni Trenta del secolo scorso in Europa e in Polonia aveva il volto delle ideologie che la avrebbero presto annientata.
E allora forse possiamo intuire e balbettare qualcosa, tremando al pensiero di quale possa essere il prezzo che un popolo debba pagare per potere dare all’umanità quella santità che sola può salvare dal male.
(Per informazioni sul film "Katyn" di Wajda vai a
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=19)
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