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La Regione Friuli Venezia Giulia, guidata da Massimiliano Fedriga e da una coalizione di centrodestra, ha deciso di recedere dalla rete nazionale delle Pubbliche amministrazioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere (Re.a.dy).
"Le istituzioni scolastiche e le famiglie hanno strumenti sufficienti per insegnare e trasmettere i valori del rispetto e della diversità. Ogni altra iniziativa sul tema rischia di essere solo un indebito indottrinamento", ha dichiarato l'assessore regionale a Lavoro, Formazione, Istruzione, Famiglia, Ricerca e Università, Alessia Rosolen, in merito alla scelta. Si tratta di una posizione assunta il 30 maggio dal neo Presidente della Regione Massimiliano Fedriga su proposta della stessa Rosolen, "nel quadro di un complessivo riesame delle politiche regionali relative ai temi dell'inclusione sociale, delle pari opportunità e della non discriminazione".
I BAMBINI NON SI INDOTTRINANO COL GENDER
Il provvedimento è stato preso in considerazione del fatto che la rete Re.a.dy, fondata nel 2006 su iniziativa dei Comuni di Torino e Roma, aveva approvato lo scorso anno un documento - dichiarato vincolante per i partner - che prevede una serie di attività, anche amministrative, aventi ad oggetto esclusivamente le tematiche attinenti agli LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender).
La Giunta del Friuli Venezia Giulia ritiene, invece, che "le categorie da tutelare attraverso l'azione delle strutture regionali siano molteplici e che debba avviarsi una riflessione in merito al bilanciamento delle azioni a beneficio delle categorie più svantaggiate verso il conseguimento delle pari opportunità". [...]
La regione Friuli Venezia Giulia sembra preoccupata da alcune iniziative di RE.A.DY, come è possibile leggere sulla Carta di Intenti della rete, come quello di diffondere "i propri obiettivi e le esperienze realizzate nel territorio nazionale attraverso idonee campagne di comunicazione sociale".
Proprio per l'attività di promozione delle tematiche lesbiche, gay, bisessuali e transgender, il senatore cattolico della Lega, Simone Pillon, uno dei leader nazionali del Family Day, ha definito la rete Re.a.dy come "stramaledettissima", sostenendo che "i bambini non si indottrinano col Gender".
LA RABBIA DI DEBORA SERRACCHIANI (PD), EX PRESIDENTE DELLA REGIONE
Di tenore opposto le considerazioni della deputata del Pd Debora Serracchiani, ex presidente della regione. "Prima giunta e primo passo del presidente leghista Fedriga verso l'intolleranza: ci si può nascondere dietro una cortina di parole ma questo è il segnale che da oggi in Friuli Venezia Giulia le minoranze di qualsiasi genere saranno meno garantite. Questo per chi non avesse chiaro cosa significa esattamente 'prima gli italiani': non-italiani sono tutti quelli che lui considera diversi".
Filippo Savarese, portavoce di Generazione Famiglia e direttore della piattaforma CitizenGo Italia, l'associazione che ha sensibilizzato gli italiani sull'aborto attraverso dei manifesti affissi a Roma, tirato in ballo dalla Serracchiani come colui che attraverso un tweet ha sensibilizzato sul tema il Presidente Fedriga, ha dichiarato al Giornale.it: "Siamo grati a Fedriga per aver mantenuto la parola data liberando il FVG dalla Rete Ready, un vero e proprio braccio armato con cui la Lobby Lgbt influenza o indirizza le scelte degli enti pubblici in Italia. Negli ultimi anni sempre più amministrazioni hanno fatto la stessa scelta, e come associazioni del Family Day rivendichiamo di aver dato inizio a questa vera e propria controrivoluzione politica e culturale che rimette al centro la famiglia e la libertà educativa dei genitori contro il Gender nelle scuole".
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal gaio mondo gay (sempre meno gaio).
SALVINI NON HA STOPPATO IL MINISTRO DELLA FAMIGLIA FONTANA
Dopo che Lorenzo Fontana, neoministro della famiglia, aveva detto al Corriere che le "famiglie" arcobaleno non esistono, Salvini lo ha difeso, ma misteriosamente i media hanno stravolto completamente le parole di Salvini. Ecco ciò che ha detto il leader leghista.
Domanda dell'intervistatore di Fanpage: "Fontana è contro le famiglie omosessuali. Lei prende le distanze?"
Salvini: "Non è contro, io l'ho letta [l'intervista]. Difende il concetto di mamma e papà, senza togliere niente e nessuno. Un bambino ha bisogno di una mamma e un papà."
Poi l'intervistatore chiede un commento sulle opinioni di Fontana sull'aborto. E Salvini così risponde: "Non sono leggi in discussione. Ha le sue idee ed è libero di avere le sue idee, ci mancherebbe altro, ma non è nel contratto di governo".
Sui media è invece uscito che Fontana ha le sue idee sulla famiglia omosessuale e queste idee non sono nel contratto di governo.
Al netto dei giudizi di Salvini che non vuole toccare né la legge sulle unioni civili né quella sull'aborto, di certo Salvini non si è dissociato dalle parole di Fontana.
Ecco il link del video originale: https://youmedia.fanpage.it/video/al/WxJ20eSwPZkBrfhv
(Gender Watch News, 4 giugno 2018)
AVVENIRE DICE SÌ ALLE VEGLIE DI PREGHIERA CONTRO L'OMOFOBIA E NO A QUELLE DI RIPARAZIONE
In un articolo di Avvenire di ieri il giornalista Luciano Moia stila un lungo elenco di località dove parrocchie e diocesi hanno promosso le cosiddette "veglie di preghiera contro l'omofobia" in occasione della Giornata mondiale contro l'omofobia voluta dalle lobby gay a livello mondiale.
Qualche breve riflessione. Bene pregare per chi è stato ingiustamente discriminato e questo può avvenire anche a danno di persone omosessuali. Ma quello che fa problema in queste veglie sta nel fatto che si fa passare l'idea che la persona omosessuale non debba mai venire discriminata per la sua omosessualità perché l'omosessualità è una condizione buona.
Ma a volte la discriminazione è doverosa. La Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1992 ha emanato il documento "Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali", in cui si legge: «Vi sono ambiti nei quali non è ingiusta discriminazione tener conto della tendenza sessuale: per esempio nella collocazione di bambini per adozione o affido, nell'assunzione di insegnanti o allenatori di atletica, e nel servizio militare» (11).
Inoltre dato che l'omosessualità per il Catechismo della Chiesa Cattolica è una condizione intrinsecamente disordinata, criticare nei giusti modi le condotte omosessuali di una persona oppure consigliarle di abbandonare questa sua condizione non è discriminare, ma rappresentano atti di carità.
Tutte queste riflessioni sono assenti nelle veglie di preghiera di cui sopra che invece diffondono l'idea che le condotte omosessuali siano compatibili con la dottrina cattolica. E proprio per questo motivo il giornale dei vescovi critica le preghiere di riparazione volute da alcune realtà associative appunto per riparare ai danni morali provocati dai Gay Pride. Avvenire infatti riporta le parole di mons. Camisasca promotore di una di queste veglie di preghiere che così commenta le preghiere di riparazione: «Una proposta del genere serve all'unità della Chiesa?». Gli risponde Giovanni Paolo II: «Il cammino verso la piena unità non può farsi se non nella verità» (Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n. 44).
Infine non si comprende il doppiopesismo di tutte queste parrocchie e diocesi così pronte a pregare per le persone omosessuali discriminate, ma così restie a fare lo stesso per quei nascituri talmente discriminati che vengono uccisi a decine di milioni nel mondo ogni anno nel ventre delle loro madri.
(Gender Watch News, 15 maggio 2018)
CAMPIONE DI RUGBY CHIAMA ALLA CONVERSIONE I GAY
Il 29enne australiano Israeal Folau è l'estremo e stella della nazionale australiana di rugby. Sui social aveva postato un video di un predicatore cristiano, David Wilkerson, che in merito ai "matrimoni" gay aveva detto: "Viviamo in un'epoca di vizio senza precedenti, di illegalità galoppante, di perversioni sessuali indescrivibili". Folau spiega di averlo voluto postare "per amore, nella speranza che la gente possa ascoltare e riflettere".
Di fronte alla valanga di critiche il campione ha così risposto: "Non si tratta di giudicare, ma di evitare che le persone continuino a peccare rischiando la punizione eterna. Si chiama amore, non mi scuserò per aver ubbidito alla voce di Dio. Gesù tornerà presto e vuole che ci rivolgiamo a lui attraverso il pentimento e il battesimo nel suo nome, per favore non indurire il tuo cuore".
La Federazione nazionale così come il suo club lo ha ripreso solo verbalmente, ma ha evitato la squalifica perché Folau è uno dei loro migliori giocatori. Storce il naso invece lo sponsor Qantas, compagnia aerea di bandiera, da sempre schierata a favore delle rivendicazioni LGBT.
Come si dice, bella testimonianza quella di Folau: dentro e fuori dal campo.
(Gender Watch News, 11 maggio 2018)
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