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« Torna agli articoli di Matteo Orlando
Un gruppo gay, che si è identificato con la sigla "Riscossa Arcobaleno", ha minacciato un prete-giornalista che si era opposto ad un recente Pride.
Il fatto è accaduto a Reggio Calabria dove don Davide Imeneo, direttore del giornale arcidiocesano L'Avvenire di Calabria, ha trovato nella cassetta della posta un foglio con la scritta: "Tua madre doveva abortirti, ti abortiremo noi prete di m...".
Il sacerdote reggino nei giorni scorsi si era opposto al Gay Pride che si era tenuto nella città dello stretto dove meno di 500 persone, provenienti da tutta Italia, hanno organizzato l'evento Lgbt. In particolare don Imeneo era entrato in conflitto con il Sindaco Pd di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà.
Il primo cittadino del Partito Democratico - colpito nei giorni scorsi dalla notizia dell'indagine per "disponibilità ad assecondare uno 'Ndranghetista" a carico del cognato Demetrio Naccari Carlizzi, ex vice presidente del Consiglio regionale e assessore regionale, uomo forte dell'area renziana calabrese - era finito nella bufera per avere sostenuto il Pride 2019, sfilando con i gay, le lesbiche, i transgender e altri manifestanti.
Mentre nelle scorse settimane molti vescovi italiani hanno preferito soprassedere alle iniziative dei Pride, organizzati in tutto il mese di Giugno nelle loro diocesi, o al massimo hanno rilasciato dichiarazioni ambigue ma si sono rifiutati di appoggiare le preghiere di riparazione portate avanti da diversi gruppi cattolici, la Curia reggina non ha avuto paura ad attaccare Giuseppe Falcomatà.
Attraverso un pezzo dello stesso direttore e consigliere nazionale della Federazione italiana dei Settimanali cattolici don Imeneo, Falcomatà è stato accusato di avere usato a sproposito, commentando la sua partecipazione al Pride sui social, uno slogan di un noto prete reggino ("nessuno escluso, mai", riferito dal sacerdote ai "pazzi" che, negli anni '80, liberò dai manicomi).
Don Imeneo ha accusato Falcomatà di avere "una doppia morale sui diritti" (rilevando che il Sindaco di Reggio Calabria aveva attaccato l'iniziativa pro famiglia naturale portata avanti attraverso il cosiddetto "Bus della Famiglia") e lo ha sfidato a rispondere a due domande.
La prima verteva sulle intenzioni politiche del Sindaco: "può dirci pubblicamente se sostiene anche le posizioni più progressive dei soggetti promotori che sfilavano accanto a lei, quali l'adozione e l'affido dei figli alle coppie omosessuali?" .
Rilevando che lo stesso sindaco, gli assessori e i consiglieri comunali, ripetutamente, si sono dichiarati cattolici, la seconda domanda chiedeva perché i diritti non hanno lo stesso peso. Don Imeneo, infatti, ha accusato il sindaco reggino di avere fatto sua l'agenda Lgbt e di avere escluso dalle priorità dell'Amministrazione reggina le vere emergenze, come la fuga dei giovani dalla città, che sta provocando una emorragia demografica, la situazione sociale dei papà divorziati, i genitori costretti a emigrare dalla Calabria per potere fare studiare i figli, il disagio abitativo che molte famiglie reggine vivono e la mancanza di aiuti alle famiglie numerose, dimenticati dall'amministrazione Pd.
Sentito da Il Giornale, il portavoce dell'arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova don Imeneo ha spiegato che l'intento dell'Arcidiocesi era quello di "smascherare la doppia morale della politica, che strumentalizza i Pride ma che, alla prova dei fatti, è carente sul fronte dei diritti, di tutti i diritti. Ovviamente L'Avvenire di Calabria proseguirà indisturbato le proprie inchieste, la prepotenza non può spegnere la voce di chi è chiamato a raccontare la verità". Don Imeneo si è lamentato anche della manipolazione del richiamo al Sindaco operata dal portale Gaynews.it. "Oltre a omettere alcune parti dell'articolo, ha voluto attaccarmi direttamente", scatenando "commenti recanti gravi offese personali nei miei confronti".
Intanto, il Vice Presidente (Gianluca Orefice) e tre Consiglieri del Comitato Arcigay "I Due Mari" (Giorgia Garreffa, Silvio Nocera, Valeria Cucèi) di Reggio Calabria, non riconoscendosi più nella linea politica che ha imboccato il comitato, e non condividendone più strategie e metodi, si sono dimessi dai loro incarichi.
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal "gaio" mondo gay (sempre meno gaio).
BABY TRANS E MEDICI SOTTO RICATTO
Marcus Evans, ex direttore del Tavistock and Portman NHS Foundation Trust, clinica inglese che si occupa di disforia di genere sui minori, ha affermato che molti suoi colleghi sono costretti ad intraprendere per i bambini e ragazzi il percorso di rettificazione sessuale a base di ormoni per non passare per transfobici.
Evans ha dichiarato: "Credo che l'agenda politica pro-trans abbia invaso l'ambiente clinico e sia penetrato all'interno del Gender Identity Development Service (GIDS) [il dipartimento del Tavistock che si occupa di disforia di genere]. I giovani hanno bisogno di un servizio clinico indipendente che abbia a cuore gli interessi a lungo termine del paziente. In una certa misura, ciò richiede la capacità di resistere alla pressione proveniente da vari ambienti: dai giovani stessi, dalla loro famiglia, [...] dai social network e dai gruppi pro-trans altamente politicizzati".
Inoltre Evans ha messo in evidenza che il "cambiamento di sesso" pare l'unica soluzione ai disturbi legati all'identità sessuale psicologica offerta da questa clinica: "Tutti i genitori hanno espresso preoccupazione per il fatto che, dopo che i loro figli hanno improvvisamente annunciato di pensare di vivere nel sesso sbagliato, gli operatori hanno immediatamente appoggiato la tesi che questa fosse la causa dell'angoscia del bambino, piuttosto che offrire tempo per esplorare dal punto di vista psicologico lo sviluppo del problema".
Il numero di bambini che è passato al GIDS è cresciuto enormemente negli ultimi anni. Da 468 nel 2013 a 2.519 nel 2018. Da aggiungere che, oltre al fatto che il "cambiamento di sesso" non è eticamente accettabile, nella quasi totalità dei casi i problemi legati alla disforia di genere nell'età prepuberale o puberale si risolvono da sé. Negli altri casi è sufficiente l'accompagnamento psicologico perché sia la mente ad armonizzarsi al dato corporeo e non viceversa.
(Gender Watch News, 29 luglio 2019)
DUE MASCHI IN TESTA ALLA CLASSIFICA DELLE RAGAZZE
Le cose più incredibili stanno accadendo, ci scorrono sopra e nessuno che le chiami col loro nome: ingiuste follie. Due corridori maschi provenienti dal Connecticut continuano a dominare le classifiche nella competizione per le ragazze delle scuole superiori degli Stati americani. Avete letto bene, due maschi sono in testa alla classifica delle ragazze!
Terry Miller e Andraya Yearwood sono juniores delle superiori, entrambi sono maschi biologici che si identificano come femmine transgender. E, secondo un rapporto dell'Associated Press, hanno conquistato il primo e il secondo posto nei recenti campionati open track indoor delle scuole del Connecticut tenutosi il 16 febbraio. Una delle concorrenti femmine, la liceale Selina Soule, ha fatto dichiarazioni di fuoco sull'accaduto, dicendo che non è giusto che le femmine debbano competere contro i maschi nella stessa gara. La Soule ha saltato le qualifiche per le gare regionali del New England solo per avere perso due punti nella classifica finale. «Conosciamo tutti l'esito della gara prima ancora che inizi; è demoralizzante», ha dichiarato la Soule, che non vuole discriminarli, ma «l'atletica ha sempre avuto regole per mantenere la competizione giusta».
Miller è attualmente classificato come il terzo miglior corridore del Paese nelle gare cronometro dei 55 metri delle ragazze, invece Yearwood avrebbe il settimo miglior tempo nazionale. Miller ha sostenuto in una recente intervista che le ragazze femmine dovrebbero semplicemente scegliere di lavorare di più, piuttosto che lamentarsi dell'ingiustizia, quando devono affrontare la competizione contro atleti di sesso maschile che si identificano come transgender. Identica l'opinione dell'altro atleta maschio dichiaratosi femmina, secondo il quale i suoi sono "vantaggi" che altri atleti «potrebbero avere dal perfezionare la propria forma o fare sessioni di allenamento extra». Il Connecticut è uno dei 17 Stati che consentono agli atleti transgender di competere senza restrizioni nelle gare femminili.
Altri Stati non hanno alcuna politica ufficiale o gestiscono tali problemi caso per caso. Nei giorni scorsi l'ex regina del tennis mondiale, Martina Navratilova, è stata oggetto di attacchi da parte dei gruppi Lgbt per aver scritto sul Sunday Times che è da folli, un «imbroglio», questa pratica e tipo di competizioni aperte ai trans nel campo femminile. Condividiamo, ancora in Italia non c'è una grande spinta per la promozione del transgenderismo, come invece in Uk, Usa, Canada, ma nessuno pensi che ci sia Paese immune a questa idea per la quale, anche nello sport, vedremo le femmine umiliate e bistrattate. Sogno un festa della donna nella quale si difendano le donne dalla ideologia gender e trans-gender, che qualcuno faccia un passo pubblico per difendere la biologia e il prezioso dono della umana femminilità.
(Luca Volontè, Notizie Provita, 10/03/2019)
MIO MINI PONY DIVENTA GAY
Si chiama "My Little Pony - L'amicizia è magica" ed è una serie di cartoon basata sui Mini Pony, i celebri giocattoli di Hasbro. Gli ideatori di questa serie hanno pensato bene di inserire due personaggi omosessuali, la zia Holiday e zia Lofty che hanno fatto la loro comparsa sugli schermi italiani il 21 maggio scorso, precisamente sul canale Cartoonito.
La showrunner del cartoon Nicole Dubuc, ossia colei che segue giorno per giorno la realizzazione del cartone animato, ha dichiarato: "Penso sia fantastico poter mostrare che ciò che definisce una famiglia è solo e soltanto l'amore. Questo, per me, è il nucleo di My Little Pony". Le ha fatto eco Josh Haber, altro showrunner del cartone: "La diversità e la sua rappresentazione è davvero importante per i bambini per tante diverse ragioni, ed è la mia priorità su ogni progetto a cui lavoro". Chiude la parata del gaiamente corretto lo sceneggiatore e produttore Michael Vogel "Io e Nicole abbiamo pensato che sarebbe stata una grande opportunità per introdurre in modo naturale una coppia LGBTQ nella serie: lo abbiamo chiesto ad Hasbro e loro hanno approvato. Con Josh e Nicole nell'ultima stagione abbiamo deciso di far diventare questa coppia dei veri e propri personaggi del mondo di My Little Pony. Lo show ha sempre parlato di amicizia e accettazione del diverso: ci è sembrato importante fare questo passo".
Sono ormai numerosissimi i personaggi gay nei cartoni animati anche per bambini. Gli obiettivi sono plurimi: indottrinare al gender i piccolissimi, normalizzare l'omosessualità, mostrarsi gay friendly e quindi avere l'appoggio delle lobby gay, etc.
(Gender Watch News, 19-06-2019)
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