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« Torna agli articoli di Monica Gibertoni Negrini
«I genitori sono tenuti con un obbligo gravissimo ad assicurare, secondo i loro mezzi, l'educazione religiosa e morale, fisica e civile dei figli e provvedere ugualmente al loro bene temporale» (Codice di Diritto Canonico, can. 1113).
«I genitori hanno il diritto di formare i loro figli, ma hanno in più il dovere di mettere la loro istruzione e la loro educazione in perfetto accordo con il fine per il quale li hanno ricevuti per beneficio di Dio. I genitori devono dunque impiegare tutte le loro forze e un'energia perseverante per respingere ogni genere di ingiustizia in quest'ordine di cose, a far conoscere in modo assoluto il diritto che hanno di dare ai loro figli come è giusto l'educazione cristiana e soprattutto il diritto di rifiutarli a quelle scuole nelle quali vi è il pericolo che bevano il funesto veleno dell'empietà» (Leone Xlll, 10 gennaio 1890).
LA SCUOLA AI MIEI FIGLI LA FACCIO IO A CASA
Queste citazioni rispecchiano pienamente i motivi che hanno spinto me e mio marito verso la scelta dell'educazione a casa. Già durante la gravidanza del nostro primogenito avevamo chiaro che, per istruire cattolicamente la prole, fosse necessario spendersi personalmente. Purtroppo, le scuole pubbliche, laiciste e laicizzanti, non sono assolutamente in grado di fornire un'educazione rispettosa dei principi cristiani. Oltre alla famosa teoria del gender che ivi viene propagata, vi sono numerosissime teorie scientiste e di derivazione illuminista che inducono il bambino a rifiutare la religione, la provvidenza e la fede (basti pensare all'evoluzionismo, alla storia insegnata con presunta obiettività di matrice illuminista... ogni materia ne viene impregnata).
Anche le scuole paritarie cattoliche non sono sempre sinonimo di istruzione cattolica, in quanto allineate allo Stato per riceverne i fondi. Spesso, infatti, i programmi coincidono con quelli statali, annullando l'influenza con cui le scuole cattoliche si sono sempre distinte.
Poste queste considerazioni, è stato per noi logico valutare e poi intraprendere il cammino dell'istruzione parentale. Essendo io a casa (per scelta) e con basi scolastiche solide (maturità scientifica e laurea in chimica), ho cominciato a proporre gradualmente a mio figlio, inizialmente nell'ottica ludica, varie attività di prescrittura e conteggio. A mio figlio si è aggiunta una dei miei nipoti, con la cui famiglia condividiamo in toto la fede cattolica. Mi sono trovata quindi dall'anno scorso due alunni di diverse età (Leone 3 anni, mia nipote Isabella 6). Grazie al numero esiguo di bambini da seguire, la disparità non è mai stata un problema, anzi! Le loro differenze sono spesso occasioni di apprendimento: il piccolo impara dalla grande che, aiutandolo, apprende la virtù della carità.
Penso sia utile condividere con voi alcune delle domande più comuni che mi vengono poste.
L'EDUCAZIONE A CASA È LEGALE?
Assolutamente sì, è persino sancita dalla Costituzione italiana (articolo 33) l'assoluta libertà nell'educazione. Basta comunicare annualmente alla scuola di residenza la volontà di educare a casa e, per mantenere gli stessi obiettivi rispetto ai coetanei, sottoporre il bambino ad un esame presso una scuola per valutarne le capacità.
COME SONO ORGANIZZATE LE VOSTRE GIORNATE?
Le nostre giornate cominciano sempre con la preghiera. Durante la mattina si susseguono momenti di studio classico (ad esempio con esercizi dal libro) alternati ad attività motorie o manuali. Qualsiasi occasione di vita domestica, come la preparazione di una torta, diventa occasione di apprendimento. Il pomeriggio viene dedicato al gioco, alla lettura, agli approfondimenti. Grazie all'insegnamento mirato non sono necessarie tante ore di lezione frontale e il confronto è cosi diretto da rendere non necessarie valutazioni o verifiche. Basta uno sguardo, una risposta sincera per capirsi... come ogni madre verso i propri figli. Spesso sono i bambini stessi, con la loro curiosità, a proporre argomenti di lezione.
Settimanalmente incontriamo altre famiglie che praticano educazione parentale nella zona. I bambini giocano, organizziamo visite in musei o punti di interesse e noi adulti confrontiamo percorsi, strategie didattiche ed eventuali difficolta in cerca di consigli.
I BAMBINI HANNO PROBLEMI DI SOCIALITÀ VENENDO EDUCATI A CASA?
Questa è l'obiezione che tende più a frenare molti genitori dalla scelta dell'homeschooling. Innanzitutto, penso che il concetto moderno di «socializzazione» sia fuorviante. Lo stare in classe con individui della stessa età fermi al banco ad ascoltare la maestra non è vera socialità. È vero che il confronto con gli altri bambini è importante, ma basta dedicare alcuni pomeriggi di gioco al parco o ad attività sportive per soddisfare questa necessità. In famiglia sono contenuti tutti gli elementi di socializzazione vera e sana: genitori come figure autorevoli da cui imparare, fratelli con cui confrontarsi e, grazie all'insegnamento sul campo, le occasioni di incontro e conoscenza di altre persone sono persino più numerose che negli edifici scolastici. Inoltre, l'esperienza mi ha mostrato come i bambini cresciuti fin da piccoli in famiglia siano più sereni, spensierati, privi di quei piccoli traumi che il distacco prematuro dal focolare domestico può creare.
Per concludere, ritengo che l'educazione a casa sia una validissima alternativa a quella tradizionale e che, in particolare per le famiglie cattoliche, sia un'opzione da valutare seriamente per il bene della salvezza dell'anima dei propri figli.
Consiglio la lettura del libro L'educazione cristiana dell'Abbè Alain Delagneau, e i vari canali di educazione parentale cattolica, come i blog www.imparoinfamiglia.it e www.bimbifeliciacasa.blogspot.it
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