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“Chi è costui”, si chiederanno in molti. Anche noi, nella nostra ignoranza, ce lo siamo chiesti leggendo la sua dotta lezione sulle religioni che si è meritata oggi, 19 novembre, la prima pagina de “la Stampa”. Girando su internet abbiamo quindi scoperto quanto è vasta la nostra ignoranza, visto che Ulrich Beck viene accreditato come un importante sociologo tedesco, autore di tanti e fondamentali studi su modernità e globalizzazione. Infatti, proprio del “rischio di Dio” nella società globalizzata parla dalle colonne del giornale torinese.
Pur tralasciando diverse affermazioni senza fondamento – tipo l’attribuzione a un non meglio specificato Paolo della “trasformazione del cristianesimo da una setta ebraica a forza religiosa globale” - Beck dice un paio di cosette che vale la pena riprendere. Anzitutto che le religioni se da una parte annullano i confini “che separano le persone, i gruppi, le società e le culture” (sono, in altre parole, universali) dall’altra creano una nuova divisione, che si capisce essere anche più pericolosa: quella tra credenti e non credenti, e tra “credenti della vera fede e credenti nella fede sbagliata”. Questo sarebbe anche il grave rischio che corriamo oggi, dice Beck, che “il fallimento della secolarizzazione porti a un nuovo secolo buio. La religione uccide”.
Ora, già qui si capisce che Beck ha più scritto che studiato, perché l’universalismo, ovvero l’abbattimento dei muri – “non c’è più né giudeo né greco…” - è specifico solo del cristianesimo. Non c’è alcuna religione, al di fuori del cristianesimo, che affermi una cosa del genere. Ed è questo il principale motivo delle persecuzioni a cui i cristiani sono sottoposti in ogni parte del mondo: questa tenace ostinazione a considerare ogni persona sacra e inviolabile, perché “fatta a immagine e somiglianza di Dio”. Una ostinazione “sovversiva”, capace di far saltare gli equilibri di potere all’interno di ogni società, che sulla divisione e sul dominio si basa. Accade così nell’India delle caste, nell’Africa delle tribù e anche nell’Occidente laicista.
Quando poi Beck afferma che “la religione uccide” – ma il sociologo “cuor di leone” sembra che si riferisca solo al cristianesimo – forse dovrebbe andarsi a rileggere qualcosa della storia del XX secolo, dei milioni di morti provocati dall’ateismo – dichiarato o implicito – del comunismo e del nazismo.
In secondo luogo Beck dice come si dovrebbero comportare le religioni e come risolvere dal punto di vista globale queste divisioni che le religioni portano. Come, in altre parole, farle cooperare per risolvere i problemi dell’umanità secondo la logica dell’etica globale tanto cara a certe agenzie dell’ONU. Afferma dunque il sociologo tedesco: “In che misura la verità possa essere sostituita dalla pace è una domanda cruciale per la sopravvivenza dell’umanità”. In altre parole: per avere la pace si dovrebbe rinunciare alla verità. Ma la rinuncia alla verità, ovvero la menzogna, è la radice della violenza e della sopraffazione. Lo possiamo constatare semplicemente anche nella vita quotidiana: rinunciare alla verità, legittima il prepotente e il violento in nome del quieto vivere. Beck - che è tedesco - se studiasse la storia saprebbe anche che la rinuncia alla verità da parte di tanti paesi europei, nel 1938, diede il via libera alle folli mire del regime nazista e a quella grande tragedia che è stata la Seconda guerra mondiale. E in questi giorni la rinuncia alla verità davanti alla prepotenza della Cina sta gettando nel ridicolo i paesi occidentali e l’istituzione che ha deciso di assegnare il Nobel per la pace a un dissidente cinese.
Caro professor Beck, la vera violenza e il vero rischio per il nostro mondo globalizzato, nasce dai tanti predicatori del nulla come lei, che sono sempre pronti a passare al servizio dei prepotenti e sopraffattori di turno, compresi quelli che usano Dio per spargere morte e terrore in tutto il mondo.
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