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« Torna agli articoli di Riccardo Cascioli
Eh no. Così non vale. Manipolare così palesemente i fatti su quanto successo a Strasburgo intorno al Rapporto Panzeri per far fare la figura dell'eroina alla sua amica Patrizia Toia e dimostrare che nel PD c'è spazio per posizioni pro-life e pro-family. Non si fa così. Spiace doverlo dire ma su questo Mario Adinolfi una spiegazione la deve dare.
Ieri il quotidiano La Croce, diretto da Adinolfi, con un breve articolo spiegava che a Strasburgo il PD si era spaccato sul Rapporto Panzeri che prevedeva, tra l'altro, la richiesta di approvare ovunque nell'Unione Europea le nozze o le unioni civili gay. E artefice di questa spaccatura era la capogruppo PD Patrizia Toia che si era astenuta anziché votare a favore come la disciplina di partito avrebbe imposto (perché poi astenersi se veramente si è contrari?). Poi durante la giornata Adinolfi ha diffuso la seguente dichiarazione: «Anzitutto esprimo il rammarico per l'approvazione della relazione Panzeri, ma voglio anche sottolineare il coraggio della capo-delegazione del Partito democratico a Strasburgo, Patrizia Toia, che, con la sua scelta, ha dimostrato che c'è un'area consistente nel Pd che non segue le direttive che stanno giungendo dall'alto sull'equiparazione tra unioni civili e matrimonio e su altri temi sensibili».
Leggere in modo diverso gli stessi fatti è legittimo, dare giudizi anche molto diversi non è un problema, ma la realtà deve essere rispettata. Non si può falsificare i dati a proprio piacimento per dimostrare le proprie idee.
E allora dobbiamo dire con chiarezza che - come già evidente da quanto abbiamo scritto ieri - i fatti sono andati ben diversamente da come li ha raccontati La Croce.
Riepiloghiamo brevemente: il Rapporto Panzeri sui diritti umani, oltre a quello sulle nozze gay, conteneva anche un paragrafo in cui si collegava l'aborto ai diritti inalienabili della persona; la votazione ha riguardato prima 7 paragrafi controversi e poi c'è stata la votazione sull'intero Rapporto. Sui paragrafi riguardanti aborto e nozze gay, Patrizia Toia ha votato contro sul primo e si è astenuta sul secondo; ma i due paragrafi sono stati comunque approvati. E al voto finale Patrizia Toia ha votato a favore, quindi approvando anche aborto e nozze gay che erano compresi nel pacchetto. Gli unici voti contrari nel PD sono stati di Morgano e Zoffoli: 2 soltanto su 31 eurodeputati PD. Sul paragrafo delle nozze gay i voti contrari del PD sono stati 2 (Morgano e Zoffoli), 2 le astensioni e 2 non hanno votato; infine, sul paragrafo dell'aborto ci sono stati 3 voti contrari, una astensione e 4 non hanno votato.
Quello che si rileva dai fatti, dunque, è che nel PD non c'è stata alcuna spaccatura, appena un po' di esitazione da parte di alcuni e coraggio solo da parte di due deputati, tra cui non figura certamente Patrizia Toia, che ha votato a favore del Rapporto con tutto quello che c'era dentro, secondo ordine di partito. Dove sarebbe dunque l'area consistente del PD che non segue le direttive dall'alto e su cui si potrebbe contare per le battaglie che ci stanno a cuore?
A che pro dunque questa mistificazione della realtà?
Riccardo Cascioli (La Nuova Bussola Quotidiana, 14-03-2015)
LA REPLICA DI ADINOLFI
Sul web qualcuno incredibilmente rimprovera a La Croce - Quotidiano di aver sottolineato positivamente l'astensione del capogruppo Pd Patrizia Toia sulle nozze gay nel rapporto Panzeri approvato dall'Europarlamento e il voto contrario di "solo" due deputati Pd. Lo fa con la solita posizione del cattolico moralista: punta il dito. Potremmo chiuderla facilmente mettendoci sullo stesso piano e ricordando al tizio che ha passato decenni della sua vita a sostenere un puttaniere, evasore fiscale, corruttore, che andava a minorenni e ora si fa i selfie con Luxuria da ottuagenario con la fidanzata ventottenne. Ma sarebbe una risposta scema. La Croce non dà mai risposte sceme, noi spieghiamo. E allora, con pazienza, ancora una volta spieghiamo. Il Pd può, da solo, decidere e far approvare normative terrificanti per il diritto di famiglia. Noi siamo in campo per evitare quell'approvazione. Quando il 19 settembre 2013 passò alla Camera il ddl Scalfarotto il Pd lo votò senza neanche un'astensione, passò con quattrocento sì e il Pd totalmente compatto. Quel giorno decisi di fare qualcosa, cominciai a scrivere Voglio la mamma, nel 2014 nacquero i circoli, il 13 gennaio 2015 è uscita La Croce. Io, si sa, sono stato parlamentare Pd. Il Pd nel suo complesso vive le mie posizioni come "alto tradimento" e io non mi sono mai tirato indietro nell'attacco senza peli sulla lingua tanto che quando vado a parlare in giro per l'Italia (provare oggi a Verona alle 15.30 per credere) devo essere protetto da decine di agenti e molti mezzi blindati, per il carico d'odio che mi viene riversato contro non privo di fisiche minacce e di caterve di insulti a me e alla mia famiglia. Nonostante questo sono abbastanza intellettualmente libero e privo di museruole ideologiche da capire che solo l'apertura di un fronte interno al Pd impedirà l'approvazione di norme su omofobia, gender, unioni gay e utero in affitto. Abbiamo lavorato per costruire e incoraggiare l'apertura di quel fronte, così all'Europarlamento sulla relazione Panzeri il fronte Pd che si è opposto in qualche modo in particolare al passaggio sulle nozze gay ha potuto contare su 3 membri su 31, una dei quali (Patrizia Toia) aveva una caratteristica particolare per essere sottolineata positivamente: è la capogruppo Pd dei parlamentari europei. 3 su 31 sono pochi? Certo. Ma avere un'area del dieci per cento del Pd che comincia a porsi domande dal nostro punto di vista è un grande risultato in vista delle battaglie (prossime) nel Parlamento italiano. Speriamo diventi più ampia, noi continuiamo a lavorare incoraggiandola. Così succede che una senatrice Pd, Francesca Puglisi, percependo dissensi interni ritiri l'emendamento che avrebbe permesso ai single (anche gay) di adottare. Altro passo importante e per tutti sorprendente, che è accaduto mentre alcuni già si fasciavano la testa ipocritamente e lucidavano il dito da puntare. Ma noi non siamo moralisti, le mani le teniamo impegnate nel fare. La Croce incoraggia e incoraggerà sempre chi si espone e paga di persona per sostenere le attuali leggi sul diritto di famiglia, difendendo la famiglia naturale. Lo abbiamo fatto anche andando a parlare ad un convegno fortemente caratterizzato e organizzato dalla Lega a Milano, prendendoci gli sputi del Pd per questo. Lo faremo ovunque e sempre perché noi non abbiamo pregiudizi ideologici da difendere e non tifiamo per questo o quel partito. La Croce non fa politica, La Croce sostiene positivamente tutti i parlamentari che si battono. Quelli del Pd fanno fatica doppia e tripla, in più il Pd è il partito dove tutto si decide. Siamo tipi pragmatici e sosteniamo chi fa quella fatica doppia e tripla. Agiamo affinché quelle norme pericolose non siano approvate. Se dire bene di chi non le approva è una colpa, siamo colpevoli. Ma continueremo così. Si saranno accorti, i nostri critici, che siamo tipi tenaci e potranno pure continuare a tirarci le pietre. Noi li guardiamo e sorridiamo. Abbiamo da fare, le pietre per costruire tornano utili. Costruire, non chiacchierare ideologicamente e ispirare divisioni nel già debolissimo fronte di chi si oppone alla violazione del diritto di famiglia. Pensare che dire "Toia è una stronza perché si è astenuta solo sulle nozze gay" sia una linea politica intelligente è una posizione talmente debole da non meritare risposta. Toia è stata coraggiosa a astenersi sulle nozze gay, tre deputati Pd su trentuno sono ancora poco, ma sono qualcosa. Qualcosa, badate bene, dal punto di vista numerico e politico forse di decisivo in vista delle battaglie da combattere. Nel 2013 quel qualcosa era zero, oggi è il dieci per cento. Però a chi non sa manco fare di conto e di politica non capisce, o meglio capisce solo il triste derby destra-sinistra per piccoli interessi di bottega, è inutile spiegare. Non capirà.
Dalla pagina Facebook di Mario Adinolfi
LA CONTROREPLICA DI CASCIOLI
Qualche giorno fa, da queste colonne, avevo posto delle domande a Mario Adinolfi dopo i suoi commenti al voto dell'Europarlamento sul Rapporto Panzeri sui diritti umani, che conteneva tra l'altro il diritto all'aborto e l'invito ad approvare le unioni gay. E Adinolfi ha prontamente risposto via Facebook in modo molto più esauriente di quel che forse immaginava. Lo ha fatto ovviamente con il suo stile, sul quale non mi soffermo, ma che dà l'idea del personaggio. Dal suo messaggio [...] si ricavano comunque alcune informazioni interessanti:
- Quello di manipolare i dati per piegarli alle proprie idee è evidentemente un vizio ben radicato. L'obiezione infatti che gli avevo mosso non riguardava la valutazione globale sul comportamento del PD e della capogruppo italiana Patrizia Toia, quanto sulla realtà del voto che era stato espresso. E su questo Adinolfi continua a mentire: la Toia in effetti ha votato a favore del Rapporto Panzeri e non contro. Si è astenuta quando si è votato sul paragrafo specifico delle nozze gay, ma ha poi votato a favore dell'intero rapporto che lo conteneva. E che conteneva anche il diritto all'aborto. Qualsiasi sia il giudizio che si dà, da questo dato di realtà bisogna partire. Dare l'impressione che le cose siano andate diversamente da come sono andate è disonesto.
Ma il vizio di manipolare i dati va molto oltre. Dice Adinolfi: i voti contrari saranno pure pochi (ma non aveva scritto La Croce che il PD si era spaccato?) ma almeno qualcosa si è mosso; prima che lui scendesse in campo il PD era tutto compatto contro la vita e la famiglia. Nel 2013 si era a zero, oggi c'è già il 10% del partito sul nostro fronte. Peccato che siano numeri di fantasia: Adinolfi mette infatti a confronto il voto del Parlamento italiano sul ddl Scalfarotto con il voto del Parlamento europeo della scorsa settimana. Forse non si è reso conto, ma si tratta di due parlamenti diversi. A Bruxelles invece, l'on. Toia votava allo stesso modo anche prima dell'avvento di Adinolfi, basta andarsi a rivedere le classifiche che La Bussola aveva fatto in occasione delle elezioni europee. Tanto per dare un'idea, sul famigerato Rapporto Estrela le astensioni del PD furono sei (su un numero molto minore di deputati). Peraltro è anche un po' patetico attribuirsi il merito di un presunto cambiamento all'interno dei democratici presenti a Strasburgo, lasciando credere che basti un articolo della Croce due giorni prima del voto per provocare un terremoto. Prima di arrivare al voto, intorno alle risoluzioni ci sono battaglie che vanno avanti per mesi, e all'Europarlamento ci sono diverse ong pro-family e pro-life che lavorano quotidianamente per portare gli eurodeputati sulle posizioni giuste. Se qualcosa cambia nelle convinzioni di qualche eurodeputato è a loro che va dato il merito, non a qualche giornalista che si improvvisa "uomo del destino";
- Appare abbastanza evidente dalle sue parole che il progetto di Adinolfi sia strettamente interessato - per non dire legato - alle vicende interne del PD, considerato il partito da cui tutto dipende. Valutazione legittima, per carità, ma affermare allo stesso tempo che La Croce non fa politica è un pochino difficile da conciliare. Tanto più che mentre dice di incoraggiare chiunque lavori per la famiglia, esalta la Toia (che vota con il partito) e ignora gli unici due eurodeputati del PD - Morgano e Zoffoli - che veramente si sono ribellati alla linea del partito, e per questo stanno pagando sul serio. E ovviamente non cita neanche di striscio chi - anche da altri fronti - lavora allo stesso fine.
- Adinolfi ha anche una sua personale concezione della storia, che si può riassumere così: fino al settembre 2013 (approvazione alla Camera del Ddl Scalfarotto) tutto andava a rotoli, poi si è svegliato lui, ha scritto "Voglio la mamma" e dal 2014 finalmente è iniziata una riscossa, il Ddl Scalfarotto è stato bloccato, anche il PD si interroga, e vedrete a quali vittorie vi porterò se mi seguirete. Ora è giusto riconoscere ad Adinolfi una grande capacità comunicativa, e una grande brillantezza nel difendere le ragioni della famiglia e della vita, e il merito di avere aggregato un bel movimento intorno a sé, ma la storia è cominciata molto prima di lui e - aspettando la sua discesa in campo - il Ddl Scalfarotto sarebbe già stato approvato come legge già prima del settembre 2013 se non ci fossero stati altri a combattere la battaglia: un manipolo di parlamentari, di Forza Italia (allora era ancora unita, ma poi sono confluiti in massima parte nel Nuovo Centro Destra), della Lega e (in misura diversa) di Scelta Civica; e alcuni siti web (in primis La Nuova BQ con Giuristi per la Vita e Cultura Cattolica) che hanno lanciato l'allarme su quanto stava accadendo alla Camera e hanno raccolto più di 40mila firme in pochi giorni; poi sono arrivate le Sentinelle in piedi e La Manif pour Tous Italia, e le proteste hanno cominciato a occupare le piazze. Così un provvedimento che doveva essere approvato alla chetichella in luglio alla fine è slittato a settembre (per la Camera) e al Senato si è arenato. Questo quando il signor Adinolfi non era ancora all'orizzonte.
E quel lavoro è continuato sia in Parlamento sia fuori e va avanti, perché vincere lo vogliamo tutti. Ma nella realtà, non nel mondo virtuale.
Riccardo Cascioli (La Nuova Bussola Quotidiana, 17-03-2015)
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