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« Torna agli articoli di Riccardo Cascioli
«Evitare il confronto è da vili», ha detto monsignor Domenico Cornacchia, vescovo di Molfetta, introducendo il 30 settembre il dibattito che ha dato inizio al corso di formazione per insegnanti ed educatori sulla "Educazione di genere", organizzato dalla diocesi di Molfetta e dalla locale Azione Cattolica. Oddio, chiamarlo dibattito sembra azzardato, visto che i sei che sedevano dietro al tavolo degli oratori raccontavano in modi diversi la stessa storia: che l'omosessualità, cioè, è una variante della natura, che l'educazione di genere è compito fondamentale della scuola, che compito dell'educatore è accompagnare ogni persona nel crearsi una identità sessuale forte, qualsiasi essa sia.
Ma i lettori più attenti si saranno accorti di una stranezza: la presenza all'incontro di quel vescovo che, prima annunciato sui manifesti, alla Nuova BQ aveva poi fatto dire dal suo segretario che non sarebbe andato. Sconcertati dal manifesto e dalla presentazione del corso di formazione, volevamo semplicemente chiedere al vescovo il perché di questa scelta così in contrasto con certe affermazioni di papa Francesco sul tema dell'educazione di genere (e ieri in Georgia ne ha dato un'altra dimostrazione) e se era consapevole che tutti i relatori sono noti per le loro posizioni chiaramente pro-gender.
LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE
Il buon segretario del vescovo, don Luigi Amendolagine, ci ha detto che lui e il vescovo non ne sapevano nulla, che altri erano gli organizzatori, che il vescovo comunque aveva altri impegni e non sarebbe andato, che poi - figurarsi - «sappiamo bene cosa insegna la Chiesa e quindi ci saranno sicuramente voci che esprimeranno questa posizione» (e nel caso don Luigi pensasse di poter smentire, sappia che abbiamo la registrazione delle due telefonate).
Ma era solo un modo per evitare il confronto. Non solo il vescovo ci è andato ma la registrazione dell'incontro dimostra chiaramente che monsignor Cornacchia sapeva benissimo chi erano i relatori e cosa avrebbero detto (diocesi ed "esperti" ci lavoravano da mesi), cose su cui ha dimostrato di concordare in pieno, rifugiandosi dietro al solito «Chi sono io per giudicare?». È d'accordo sul fatto che «ci siano varianti nella stessa natura»; ha detto che viviamo tutti «un problema evolutivo» (qualsiasi cosa significhi), davanti al quale non è lecito «tapparsi le orecchie come per tanto tempo anche la Chiesa ha fatto»); con notevole sprezzo del pericolo ha sostenuto che «noi ci inchiniamo di fronte a chi fa una determinata scelta», e non parliamo delle frasi sconnesse con cui ha definito l'esortazione apostolica "Amoris Laetitia". E davanti a una domanda precisa ha fatto sfoggio di una invidiabile cultura internazionale affermando che «qui stiamo parlando di genere e non di gender»: qualcuno dal pubblico gli ha urlato che sono la stessa cosa essendo il primo termine la traduzione italiana del secondo (in inglese), ma non ha raccolto.
NON UN CASO ISOLATO
Per certi versi il caso di Molfetta è clamoroso, ma sarebbe un errore pensare che sia isolato. Al contrario è dentro una tendenza ormai più che conclamata, visto che da tempo anche Avvenire e Tv2000, gli organi di informazione ufficiali della Chiesa italiana, sembrano diventati organi di promozione dell'omosessualità [leggi: SECONDO AVVENIRE QUELLO GAY E' UN AMORE AUTENTICO, clicca qui, N.d.BB].
È ancora Avvenire che ha sdoganato già da tempo l'ideologia di genere introducendo una differenza tra un gender buono e un gender cattivo, un po' come per il colesterolo. Proprio due giorni fa il quotidiano Repubblica ha pubblicato un lungo articolo in cui dà conto della lunga marcia delle associazioni cristiane Lgbt sempre più integrate nella pastorale delle diocesi. E il Rapporto 2016 sui cristiani Lgbt in Italia ne offre un dettagliato resoconto.
Per questo, pur di fronte a un'iniziativa oggettivamente scandalosa (nel senso letterale del termine) e grave come quella di Molfetta, non ci aspettiamo chissà quali interventi superiori. Anzi, è più probabile che ci toccherà ascoltare messaggi di sostegno a un confratello vilmente e ingiustamente attaccato dai soliti "dottrinari" che invece di chinarsi sulle ferite degli uomini, pensano soltanto alla Legge [leggi: OSSERVATORE ROMANO E AVVENIRE: SI ALLE UNIONI GAY, clicca qui, N.d.BB].
LA CONDANNA DEL GENDER NON BASTA
E non basteranno neanche le parole chiare del Papa di ieri a proposito di gender e di guerra mondiale contro il matrimonio. Perché il tutto passa da sottili distinzioni che permettono di tenere insieme il Magistero con il suo sovvertimento: si prende le distanze da una ideologia del genere, che forse neanche esiste (si dice), ma si valorizza l'accompagnamento alla costruzione dell'identità sessuale; si condanna a parole l'indottrinamento nelle scuole ma poi si costruiscono percorsi nelle diocesi e nelle parrocchie - per «capire», per «dialogare» - che fanno la stessa cosa; si fa finta che il gender sia una cosa e l'omosessualità un'altra; si spaccia per aiuto alle persone ciò che è invece pura e semplice promozione di uno stile di vita; si difende il matrimonio ma poi si promuovono le unioni omosessuali «basta che non siano equiparate alla famiglia». Tanto per capire che in confronto ai personaggi che guidano l'opinione nella Chiesa oggi, i capi dei farisei al tempo di Gesù erano dilettanti.
Per questo la condanna dell'ideologia del gender non è più sufficiente, si deve affermare con chiarezza che questa ideologia e la promozione dell'omosessualità, la pretesa che essa sia una semplice «variante della natura», sono un tutt'uno. Si deve dire in modo inequivocabile che accogliere le persone e accompagnarle è cosa ben diversa dall'accettare stili di vita incompatibili non con la dottrina ma con il bene delle persone stesse. Così come si bastona quanti usano la dottrina come pietre da scagliare contro le persone, si deve denunciare con forza quanti stravolgono e usano il Magistero della Chiesa per affermare dottrine personali o, peggio, per sistemare le proprie situazioni affettive.
Senza un intervento chiaro in questo senso, non c'è dubbio che l'attuale ondata catto-gay diventerà uno tsunami.
Nota di BastaBugie: Tommaso Scandroglio nell'articolo sottostante dal titolo "Dilaga la Chiesa arcobaleno... e i vescovi in silenzio" parla delle unioni gay benedette a messa nel centro di Palermo e del ritiro spirituale LGBTI con a tema "il Dio queer" in un monastero camaldolese. Sono solo gli ultimi episodi che mostrano come nella Chiesa il verbo omosessualista prosperi. Ma il dato ancora più inquietante è l'inerzia totale delle gerarchie, che omettono di richiamare a ciò che la Chiesa insegna.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana L'8 settembre 2016:
Ieri, 7 settembre, Elisabetta e Serenella si sono unite civilmente a Palermo. La prima notizia sta nel fatto che questa unione civile non fa più notizia. La seconda notizia - sicuramente meno usuale - vede Padre Cosimo Scordato parroco di San Saverio, chiesa di un rione del centro storico palermitano, presentare durante la messa domenicale alla comunità dei fedeli la coppia lesbica (clicca qui). Il padre ha chiesto ai presenti di "accoglierle nella comunità e di pregare per la loro vita insieme", perché - così sostiene - la scelta di Elisabetta e Serenella "guarda al futuro". Poi ha aggiunto: "Qualche giorno fa sono venute da me per chiedermi di benedire gli anelli. La Chiesa non ammette questo sacramento per le coppie omosessuali ma le ho invitate comunque a venire a messa per presentarle alla Comunità, perché la Chiesa deve accogliere tutti".
Evidentemente padre Scordato è tale di nome e di fatto perché immemore di ciò che dice il Catechismo della Chiesa Cattolica: bene accogliere le persone omosessuali, male accogliere l'omosessualità. E la presentazione delle coppia omosessuale in chiesa, durante la celebrazione eucaristica non può che essere letta come benedizione dell'omosessualità. Ed infatti aggiunge a beneficio dei garantisti, cioè di coloro che tendono a minimizzare simile uscite eretiche: "Il mio auspicio è che un giorno la Chiesa accetti di benedire anche le relazioni omosessuali. Le cose si cambiano poco a poco, un passo per volta". Ed infatti è noto che al peccato mortale in genere ci si avvicina per gradi.
Cambiamo scenario, ma la musica rimane la stessa. Un gruppo di credenti interconfessionali - cattolici, valdesi, battisti, "veterocattolici" (sic), tra cui laici e non - mette in piedi l'iniziativa Progetto Gionata teso a far "conoscere il cammino che i credenti omosessuali fanno ogni giorno nelle loro comunità e nelle varie Chiese". Il Gruppo di Ricerca su Spiritualità ed Omosessualità nato in seno a questo progetto invita tutti, dal 14 al 16 ottobre presso l'Eremo di Monte Giove vicino a Fano (dove vive una comunità di monaci camaldolesi), al decimo "Ritiro-laboratorio di spiritualità LGBTI" che avrà come titolo "Ad immagine e somiglianza di un Dio queer". E pensare che noi abbiamo sempre creduto di essere stati creati ad immagine e somiglianza del Dio cattolico. Vetero-ingenuità.
In realtà il Gruppo di ricerca di cui sopra non ha inventato nulla di nuovo. Da tempo esiste una vera e propria teologia queer tesa ad incistare il portato culturale e dottrinale cristiano con la teoria del gender. In breve - al pari della messa gay di Padre Scordato - si vuole che la Chiesa incensi omosessualità e transessualità. Perché, così pare a loro, Dio abbraccia il peccatore e il peccato.
Ed infatti il sito del Progetto Gionata così interroga noi cattolici old style: "Che cosa ha da dire, alla vita di gay e lesbiche, il Dio delle teologie queer? Quanto c'è di sconvolgente nel modo di essere e di amare delle persone LGBTI, che possa essere ritrovato nel Dio della tradizione ebraico-cristiana? E, viceversa, in quale misura gay, lesbiche, trans o intersessuali, costruiscono un'identità personale ispirata ad un Dio 'altro', e quanto invece a modelli culturali che appartengono semplicemente alla società in cui cresciamo? Ci proponiamo di fare un percorso di approfondimento e di integrazione corpo-spirito, con la teologa e pastora Daniela Di Carlo e l'insegnante di Biodanza SRT Maria Monti. [...] Vi aspettiamo per riscoprire insieme una spiritualità cristiana inclusiva e liberante". L'aggettivo "liberante" è significativo perché rimanda non solo al percorso di liberazione da supposti tabù culturali eterosessisti, ma anche al processo di liberazione di gay, trans, lesbiche etc. dall'oppressione di una cultura bigotta. Alcuni infatti considerano la teologia queer come una costola della teologia della liberazione.
Lasciamo ai teologi rispondere alle domande che assillano gli organizzatori del ritiro, che appare più un ritiro dalla sana dottrina. Qui vogliamo solo appuntare un dato: l'inerzia totale delle gerarchie nel denunciare pubblicamente simili iniziative. Perché l'arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice non fa almeno una ramanzina a Padre Cosimo? Forse lo avrà ripreso privatamente - siamo anche noi garantisti - ma operando solo così lo scandalo non è evitato. Perché i vescovi competenti non tuonano contro il Progetto Gionata? Gli atti omissivi verso il male, che permettono il male quando sarebbe doveroso impedirlo, pesano tanto quanto se non di più degli atti commissivi.
In breve qui siamo in presenza di sedicenti cattolici che spacciano l'omosessualità come condizione buona e compatibile con l'insegnamento di Cristo. È come un rivenditore Ferrari che consiglia al cliente di comprarsi una bella Skoda. Non credete che il responsabile vendite Ferrari appena appreso di questo comportamento scorretto che favorisce la concorrenza licenzierebbe in tronco il fedifrago rivenditore?
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