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« Torna agli articoli di Riccardo Cascioli

Uno degli argomenti più diffusi a favore della vaccinazione di massa anti-Covid è che si tratta dell'unico modo per uscire da questa situazione di pandemia e lockdown. Che sia rassegnazione o convinzione poco conta, fatto sta che c'è una generale convinzione che una volta vaccinata la stragrande maggioranza della popolazione, si potrà chiudere questo lungo capitolo di sofferenza. E le diffuse reazioni avverse - febbre alta, spossatezza, malessere generale per alcuni giorni - diventano un prezzo accettabile da pagare per riconquistare la normalità.
C'è però un doppio calcolo sbagliato in tutto questo. Anzitutto dalle élite che ci governano non è previsto il ritorno alle condizioni di vita pre-Covid, ci è stato detto esplicitamente in tutte le salse. Anche il presidente del Consiglio Mario Draghi, nel discorso programmatico del governo, pronunciato al Senato lo scorso 17 febbraio, ha detto molto chiaramente - rifacendosi alla Parola della Scienza - che «uscire dalla pandemia non sarà come riaccendere la luce». Ma di questo avremo ancora modo di parlare.
UNA LOGICA VACCINALE SENZA FINE
Qui invece vorremmo soffermarci sul secondo calcolo sbagliato, quello dei vaccini. Ciò che abbiamo di fronte infatti non è l'ipotesi di un vaccino una tantum che sradica una malattia, ma l'introduzione a una logica vaccinale tendenzialmente senza fine. Qui non c'entra essere no-vax - non lo siamo affatto - ma è una pura questione di logica e buon senso.
I vaccini che stanno venendo inoculati hanno infatti una copertura limitata. Quanto? Nessuno lo sa. L'Istituto Superiore di Sanità (ISS) afferma che «le osservazioni fatte nei test finora hanno dimostrato che la protezione dura alcuni mesi, mentre bisognerà aspettare periodi di osservazione più lunghi per capire se una vaccinazione sarà sufficiente per più anni o servirà ripeterla».
Ma la possibilità di una copertura pluriennale del vaccino, ventilata dall'ISS, non trova riscontro nelle dichiarazioni delle case farmaceutiche interessate. Sia Pfizer che Moderna, a proposito della "durata della protezione" affermano: «La durata della protezione offerta dal vaccino non è nota; sono tuttora in corso studi clinici volti a stabilirla». Per quanto riguarda Astrazeneca invece non si dice proprio nulla.
Dunque, non si sa. Ed è per questo - spiega il Center for Control Disease degli Stati Uniti - che chi ha fatto il vaccino deve comunque continuare a indossare la mascherina e mantenere il cosiddetto distanziamento sociale. In ogni caso nessuno scommette su una copertura che duri oltre i 9-12 mesi. Ciò significa che a meno che il coronavirus decida di togliere spontaneamente il disturbo, la prospettiva più probabile è una vaccinazione annuale. Peraltro, anche ammesso che si raggiunga - secondo gli ultimi impegni assunti dal governo - l'immunità di gregge per settembre grazie alla campagna vaccinale, ecco che a quel punto sarà già ora di ricominciare da capo, visto che nel frattempo sono già passati nove mesi.
LE VARIANTI
Inoltre per le tante varianti del virus che sono in giro e che fanno paura (anche se non è verificata la maggiore pericolosità), è tutto da dimostrare che i vaccini già in distribuzione siano ugualmente efficaci: tutto è da vedere, ma anche qui lo scenario probabile è quello di una continua rincorsa alle varianti e relativa somministrazione sistematica di vaccini.
Anche il probabile passaporto vaccinale, già introdotto dalla Cina e che potrebbe presto diventare realtà nell'Unione Europea (la proposta verrà presentata il 17 marzo), ha senso solo in funzione di una vaccinazione continua; altrimenti a settembre-ottobre, per i primi che si sono vaccinati, il passaporto sarà già sorpassato.
Dunque già questo basterebbe per capire che la prospettiva è quella di una vaccinazione continua. Ma c'è di più: abbiamo già avuto modo di rilevare che il Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Layen, ha parlato di questo tempo come dell'inizio dell'«era delle pandemie». E Bill Gates, nella Lettera Annuale 2021 della Fondazione che porta il suo nome e quello della moglie, le fa eco facendo anche proposte (tra cui sistematici screening di massa) per intervenire in tempo nelle prossime pandemie.
Insomma, chi si vaccina ora - e che certamente avrà valutato che i benefici sono maggiori dei rischi - sia consapevole che è solo l'inizio, e che fatto il primo vaccino è giocoforza che seguiranno anche gli altri.
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