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Sara Evans, la zia del piccolo Alfie, a un mese e mezzo dalla morte del piccolo, pubblica sul gruppo di Facebook "Alfies Army Official" il documento che riporta le spese legali, sostenute dall'Alder Hey Hospital, nella causa contro i genitori del piccolo, che volevano salvarlo. Sdegnata, così commenta: «Più di 145 mila sterline per uccidere mio nipote?! Non ho bisogno di dire altro. Avevamo un ospedale, avevamo i soldi per portarlo da qualche altra parte, avevamo un aereo pronto ed Alfie che combatteva ed hanno pagato tutti questi soldi per ucciderlo?».
Si tratta di 145.354,77 sterline, spiega Tempi, attinte dai fondi pubblici, che sono servite all'ospedale per portare avanti la sua battaglia contro la vita del piccolo, alle quali secondo l'altro fratello di Tom, Daniel, nello stesso gruppo, vanno aggiunti i costi per gli agenti di polizia di rinforzo fuori dall'Alder Hey.
Altre 13.652 sterline, quindi, per rendere l'Alder Hey Hospital un vero e proprio carcere dove trattenere il piccolo Alfie, prigioniero innocente.
«Continuamente scortati fino alla stanza di Alfie, la polizia era in ogni angolo, le borse perquisite e ci hanno fatto sentire a disagio mentre trascorrevamo del tempo con il nostro Alfie, poiché costantemente osservati, controllati e senza avere mai un po' di privacy. Un comportamento assolutamente disgustoso da uno dei "migliori ospedali" del Paese», scrive Daniel.
Queste parole gettano luce su un aspetto sconcertante della vicenda. Si parla tanto di "rispetto della libertà" e poi si allestisce una vera e propria prigione attorno a chi vuole esercitare la propria libertà nel mettere in salvo la vita di un innocente.
In una simile gestione della vicenda da parte dell'ospedale, risulta evidente la sua "ansia" di vedere morto quel bambino. Un "ansia" condivisa da tutti coloro che intendono togliere sempre più "paletti" all'eutanasia e, così, moltiplicare le sue condizioni di legalità al punto da imporla.
Nota di BastaBugie: dopo l'approvazione in Italia della legge sull'eutanasia non possiamo prenderci in giro circa la pericolosità di questa deriva di morte. L'eutanasia è sbagliata: con la vita delle persone non si gioca. Privare una persona di acqua e di cibo non è un atto di civiltà; pretendere che una persona esprima in anticipo le proprie volontà rispetto a una malattia e a una situazione che non conosce è pura follia, ulteriormente aggravata nel caso in cui a decidere siano chiamati parenti o un fiduciario; pretendere che i medici si trasformino in boia pronti a dare la morte è una violazione della professionalità medica, oltre che della libertà di esercitare obiezione di coscienza.
ProVita Onlus ha prodotto un video-testimonianza che vede per protagonista Sara Virgilio, biologa risvegliatasi dal coma e grande innamorata della vita.
Il suo video sta spopolando. La vita non è un bene disponibile. Se hai rischiato di perderla, capisci quanto vale e vuoi farlo sapere al mondo. Guarda e fai girare questo stupendo video (durata: 3 minuti):
https://www.youtube.com/watch?v=ZdeLlVJLUmc
DOSSIER "L'EUTANASIA DI ALFIE EVANS"
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