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«La Chiesa non può approvare delle iniziative legislative che implichino una rivalutazione di modelli alternativi della vita di coppia e della famiglia». È quanto ha ricordato lunedì 13 settembre Benedetto XVI nel ricevere in udienza il signor Walter Jürgen Schmid, nuovo ambasciatore della Repubblica Federale di Germania, in occasione della presentazione delle lettere credenziali (“L’Osservatore Romano”, 13-14 settembre 2010).
«Può verificarsi – ha osservato il Papa – che in una società la cultura della persona si abbassi» e «non di rado questo deriva paradossalmente dalla crescita dello standard di vita». A questo proposito ha citato «il crescente tentativo di eliminare il concetto cristiano di matrimonio e famiglia dalla coscienza della società». Un pericolo questo, secondo la Chiesa, che può portare «all’indebolimento dei principi del diritto naturale e così alla relativizzazione di tutta la legislazione e anche alla confusione circa i valori nella società».
«Il Matrimonio – ha continuato il Santo Padre – si manifesta come unione duratura d’amore tra un uomo e una donna, che è sempre tesa anche alla trasmissione della vita umana. Una sua condizione è la disposizione dei partner a rapportarsi l’uno con l’altro per sempre. Per questo è necessaria una certa maturità della persona e un fondamentale atteggiamento esistenziale e sociale: una “cultura della persona”, come ha detto una volta Giovanni Paolo II. L’esistenza di questa cultura della persona dipende anche da sviluppi sociali. Può verificarsi che in una società la cultura della persona si abbassi; non di rado questa deriva paradossalmente dalla crescita dello standard di vita. Nella preparazione e nell’accompagnamento dei coniugi occorre creare le condizioni di base per sollevare e sviluppare tale cultura. Contemporaneamente dobbiamo essere consapevoli che il buon esito dei matrimoni dipende da tutti noi e dalla cultura personale di ogni singolo individuo. In questo senso, la Chiesa non può approvare delle iniziative legislative che implichino una rivalutazione di modelli alternativi della vita di coppia e della famiglia. Esse contribuiscono all’indebolimento dei principi del diritto naturale e così alla relativizzazione di tutta la legislazione e anche alla confusione circa i valori nella società. È un principio della fede cristiana, ancorato al diritto naturale, che la persona umana vada protetta proprio nella situazione di debolezza. L’essere umano ha sempre la priorità rispetto ad altri scopi».
L’altro esempio citato dal Santo Padre riguardava invece le nuove possibilità create dallo sviluppo della biotecnologia e della medicina. Per questo, il Pontefice ha sottolineare il dovere di «studiare diligentemente fin dove questi metodi possono fungere d’aiuto per l’uomo e dove invece si tratta di manipolazione dell’uomo, di violazione della sua integrità e dignità. Non possiamo rifiutare questi sviluppi ma dobbiamo essere molto vigilanti». «Quando una volta si incomincia a distinguere – e spesso ciò accade già nel seno materno – tra vita degna e indegna di vivere, non sarà risparmiata nessun’altra fase della vita, ancor meno l’anzianità e l’infermità».
Tra gli argomenti affrontati dal Papa anche il tema dei media e della «fedeltà alla verità». «Fanno riflettere – ha detto al riguardo – certi fenomeni operanti nell’ambito dei media pubblici: essendo in concorrenza sempre più forte, i mezzi di comunicazione si credono spinti a suscitare la massima attenzione possibile». Inoltre – ha continuato – «è il contrasto che fa notizia in genere, anche se va a scapito della veridicità del racconto».
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