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Vogliamo parlare di un argomento che è molto particolare... ma anche molto intrigante. E' anche, però, un argomento abbastanza delicato, perché, trattandolo, facilmente si può sforare dalla giusta dottrina, per cui bisogna fare molta attenzione. Ci riferiamo ad una questione che può sembrare di scarsa importanza, ma che invece può avere implicazioni di rilievo soprattutto per quanto riguarda un'ulteriore dimostrazione della veridicità e della bellezza del Cattolicesimo. La questione verte su questa domanda: nel Paradiso esiste la dimensione temporale?
Verrebbe da rispondere di no. Nel Paradiso la beatitudine è eterna, per cui non c'è bisogno del tempo. D'altronde il mondo ultraterreno cristiano è al di fuori del tempo e dello spazio. E invece proprio riguardo a questo bisogna fare molta attenzione. Prendiamo in considerazione la dimensione spaziale. E' proprio vero che nel mondo ultraterreno non c'è? Se così fosse, come la mettiamo con la resurrezione dei corpi? Quando infatti i corpi resusciteranno vivranno in Paradiso, se sono di beati, e nell'inferno, se sono di dannati. Ebbene, se il mondo ultraterreno non è affatto un luogo, come è possibile che in un non-luogo possano esistere dei corpi che invece, in quanto corpi, sono dimensionati nello spazio? E qui, proprio in considerazione dello spazio, capiamo che per quanto riguarda il mondo ultraterreno, così come lo concepisce il Cristianesimo, se è vero che non possiamo parlare di luoghi in senso univoco (del tipo: la seconda a destra o la terza a sinistra), possiamo invece parlare di luoghi in senso analogico...e poi ovviamente fermarci perché c'imbattiamo nel mistero.
Prima però di ritornare alla categoria del tempo, facciamo una precisazione importante. Ho citato aggettivi come "univoco" e "analogo". Ma cosa in realtà vogliono dire? Ve lo spieghiamo subito. La buona filosofia distingue tre metodi per rapportare la dimensione naturale a quella soprannaturale. Essi sono i metodi: univoco, equivoco e analogico. Univoco, quando si pretende identificare le due dimensioni; equivoco, quando le si separa totalmente; analogico, quando le si distingue ma se ne riconosce un legame. Chiariamo: se utilizzo il metodo univoco, il mondo ultraterreno lo concepirò come una semplice e identica prosecuzione della vita terrena (un esempio a riguardo è il paradiso islamico con i suoi godimenti sensuali); se utilizziamo il metodo equivoco, concepiremo il mondo ultraterreno come qualcosa di totalmente diverso dalla vita terrena (è il modo di concepire la vita dopo la morte nelle religioni orientali dove tutto è all'insegna della perdita di ogni individualità); se invece utilizziamo il metodo analogico, allora concepiremo il mondo ultraterreno né come realtà uguale alla vita terrena, ma nemmeno come realtà totalmente diversa dalla vita terrena stessa. Questo ultimo metodo è proprio del Cristianesimo.
Torniamo allora alla questione del tempo in Paradiso. C'è o non c'è? In senso univoco non lo possiamo concepire... ma in senso analogico?
Cari lettori, vi starete chiedendo: ma perché questa domanda? Ve lo diciamo subito. Spesso ci abbiamo pensato: quando sulla terra è Natale, in Paradiso è ugualmente Natale? Una prospettiva equivoca di certa teologia intellettualista porterebbe a reagire in questo modo: ma che sciocchezze sono mai queste? Noi invece, che ci onoriamo di non riconoscerci in una simile teologia, siamo tentati di rispondere di sì: quando nella vita terrena si festeggia il Natale , anche in Cielo si fa festa.
Vi diciamo perché siamo portati a dire così. Ci sono almeno cinque motivi.
1.Il Paradiso è parte della Chiesa
2.Il tempo liturgico è movimento ma anche perennità
3.Nella liturgia si "tocca" il Paradiso e vi partecipa il Paradiso
4.L'Incarnazione è evento unico, definitivo e duraturo
5.Il Paradiso è analogicamente sublimazione della vita terrena e non annullamento totale di essa.
Brevemente diciamo qualcosa per ogni motivo.
1.Il Paradiso è parte della Chiesa
Chi conosce il catechismo lo sa bene. La Chiesa si divide in tre parti: la chiesa militante (della vita terrena, cioè di quelle anime che stanno militando per guadagnarsi il Paradiso), la chiesa purgante (delle anime del Purgatorio che si stanno purificando ma che sono unite a Cristo), la chiesa trionfante (delle anime del Paradiso). Ora, se il Paradiso è chiesa, vuol dire che è unito a tutto ciò che è chiesa, quindi alla chiesa purgante ma anche a quella militante. Alla chiesa purgante: infatti le anime del Purgatorio possono intercedere pregando il Signore per i nostri bisogni; inoltre una delle gioie delle anime del Purgatorio è proprio quella di Maria Santissima che va a visitarle nelle loro pene. L'unione con la chiesa militante non sta solo nella possibilità che noi abbiamo di pregare le anime beate per i nostri bisogni, ma anche nella partecipazione degli angeli alla divina liturgia. In ogni Messa numerosi angeli sono accanto al sacerdote che celebra.
2.Il tempo liturgico è movimento ma anche perennità
La caratteristica della liturgia è il divenire nella perennità. Sembra una contraddizione, ma non è così. Si tratta di un'originalità che ha una sua logica. La liturgia è nel tempo perché si svolge nel tempo, ma è sempre ripetitiva perché è la finestra dell'Eterno nel tempo stesso. Proprio questa ripetitività la rende perenne. Insomma, divenire e perennità. Penso che proprio questa apparente (attenzione: solo apparente!) contraddizione possa farci capire qualcosa del legame che il Paradiso possa avere con il tempo della vita terrena; ovviamente un legame da intendersi in senso analogico.
3.Nella liturgia si tocca il Paradiso e vi partecipa il Paradiso
Riprendo ciò che abbiamo detto nel primo punto quando abbiamo fatto riferimento che durante la Messa sono presenti tanti angeli vicino al sacerdote. Ebbene, nella liturgia vi partecipa il Paradiso, ma possiamo anche dire che nella liturgia si "tocca" il Paradiso. Si "tocca" nel senso che con la liturgia si offre, si ringrazia e si chiede a Dio... e Dio stesso si fa vivo e vero sull'altare. La Santa Messa –come abbiamo già detto- è una "finestra" del Paradiso sulla terra.
4.L'Incarnazione è evento unico e duraturo
Un altro punto che può farci capire qualcosa in più rispetto alla questione della presenza analogica del tempo in Paradiso è il fatto che il Mistero dell'Incarnazione è un evento unico e duraturo. Unico, perché l'Incarnazione è avvenuta una sola volta (ovviamente nel tempo) e non si ripeterà più. Inoltre, è un mistero duraturo che esisterà per l'eternità. Adesso la Seconda Persona della Santissima Trinità è con il corpo glorificato in Paradiso... e lo sarà per sempre.
5.Il Paradiso cristiano è analogicamente sublimazione della vita terrena e non annullamento di essa
Nel Paradiso cristiano non ci sarà un annullamento della propria individualità. L'annullamento –come ho già avuto modo di dire- nella vita dopo la morte viene concepito dalle religioni orientali. Nel Paradiso cristiano l'individualità non terminerà mai, sarà per l'eternità. Sappiamo anche che l'anima in Paradiso amerà in Dio tutte le altre anime in egual modo; ma si conserverà una distinzione qualitativa. Per esempio, una mamma non amerà suo figlio di più rispetto alle altre anime del Paradiso, perché non c'è differenza di ordine quantitativo (ovviamente a seconda del grado di gloria raggiunto), ma il Signore permetterà che si conserverà una differenza di ordine qualitativo. Qui vi è un grande mistero, ma è così. Ecco perché, quando muore un proprio caro in concetto di santità, da parte dei parenti bisogna pregarlo e pregarlo con grande fiducia di ottenere delle grazie, perché i legami parentali anche in Paradiso permarranno. Ovviamente sempre in senso analogico, ma permarranno.
Concludendo...
Tornando al tempo, va detto che nel Paradiso (se se ne può parlare) esso va inteso come una realtà non scandita dal movimento degli astri (come sulla Terra), ma unicamente dall'illuminazione di Dio. La liturgia terrestre è ovviamente legata all'anno liturgico, il quale a sua volta è legato all'anno solare. La liturgia celeste invece non è legata ai movimenti degli astri, ma a Dio. Più semplicemente possiamo dire che per le anime beate (che sono faccia a faccia con Dio) è sempre Natale, Pasqua, ecc... ma esse (le anime), proprio nella luce di Dio, colgono l'unione con il tempo della Terra e quindi la successione dell'anno liturgico terrestre, che segue, appunto, il movimento dei corpi celesti. Insomma, i beati sanno bene che in quel momento sulla Terra si sta celebrando il Natale o qualche altra Festa. Si tratta di una conseguenza della beatitudine essenziale, precisamente dell'oggetto secondario di tale beatitudine (l'oggetto primario è Dio stesso). Molti teologi affermano, infatti, che i beati in Dio vedono tutte le cose. San Tommaso nella Summa (2, q.10, a.2) scrive che ciascun beato vede tutto ciò che lo riguarda. Giuseppe Casali nella sua Somma di Teologia Dogmatica scrive testualmente: "[Ogni] persona pubblica o privata vedrà tutte quelle cose che lo riguardavano in quello stato: quindi un Papa, un Capo di Stato, un capo di famiglia conosceranno in particolare tutte quelle persone o cose che erano loro affidate. Perciò i Beati in cielo vedranno i parenti, gli amici ancora in terra, li aiuteranno con la loro intercessione e ascolteranno le loro preghiere".
Ora, tutti questi elementi ci fanno capire quanto il Paradiso cristiano non vada poi concepito "lontano" dal sentire comune. Lo ripetiamo: qui non si tratta di concepire il Paradiso in maniera banale, così come fanno i musulmani. Per l'Islam la gioia del beato è ciò che Dio dona; e Dio donerebbe i piaceri di questa terra portati all'estremo. Per il Cristianesimo, invece, la gioia del beato non è ciò che Dio dona ma Dio stesso. E questo già basta per capire la differenza. Ciò però non toglie che il Paradiso cristiano non sia un annullamento bensì una sublimazione di ciò che l'uomo sperimenta già nella sua vita terrena.
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